Storia, arte, escursioni, feste popolari e riscoperta di sapori dimenticati
Testo di Mariella Morosi
Piccola regione, il Friuli Venezia Giulia, ma straordinariamente ricca di fascino per la bellezza della sua natura, per il suo patrimonio storico, artistico e per le sue tradizioni più vive che mai. Soprattutto i monti e le vallate della Carnia sono tra le mete più affascinanti. A Tolmezzo il Museo Carnico delle tradizioni popolari ci mostra cos’era la vita dei suoi abitanti dal XIV al XIX, affresco di una realtà storica che i libri non raccontano. C’è tutta una rete museale in Carnia che mostra un passato ancora vivo, dal Museo archeologico di Zuglio, piccolo centro nato sulla città romana Julium Carnicum fino al Museo Archeologico Ampezzo e al Museo Storico Timau con i reperti bellici italo-austriaci sulle drammatiche vicende che videro la Carnia fronte della prima Guerra Mondiale. All’estremo lembo nord-occidentale del Friuli Venezia Giulia, queste terre dell’arco alpino vantano un ricco patrimonio naturalistico con boschi secolari ed oltre duemila specie botaniche. Tanti gli itinerari tra pievi e grotte, piccoli laghi, pascoli d’alta quota e borghi dalle case in legno e pietra.
Dai monti di Sauris allo Zoncolan (1730 mt) passando per le malghe dove i casari fanno formaggi, ricotte e burro con il buon latte delle mucche che pascolano tutt’intorno si scoprono paesini annunciati da lontano dall’alto campanile. Ogni alpeggio esprime nei propri prodotti particolari note di gusto e aroma per le erbe di montagna di cui si nutrono le mucche nei mesi estivi della “monticazione”. Il latte risulta ricco di fermenti e microrganismi e ogni malga vanta formaggi unici che possono essere degustati e acquistati direttamente. Tra i più apprezzati, il Formadi salat a pasta dura, la Scuete frante, ricotta appena pressata e frantumata con panna sale, pepe ed eventualmente semi di finocchio, poi messa ad acidificare in speciali contenitori per 40-50 giorni, e infine il Formadi Frant, leggermente piccante, ottenuto reimpastando con sale, pepe, panna e latte le scaglie di formaggi che presentano piccoli difetti. Nell’economia di montagna, infatti, nulla doveva andare sprecato. Nelle malghe si possono anche gustare i piatti della tradizione serviti su rustici tavoli in legno all’aperto o in piccoli ambienti riscaldati dal fogolâr. In alcune, infine, si può anche dormire, magari con il sacco a pelo.
Per un’esperienza insolita ci si può affidare ai programmi delle Giornate in Malga, escursioni guidate organizzate da PromoTurismoFVG. Una quindicina i percorsi fra cui poter scegliere, con partenza da varie località della Carnia: dedicati ciascuno ad un tema come storia, natura, arte&fede o gastronomia. Alcuni arrivano anche oltralpe, in Carinzia. Tante le feste organizzate fino ad autunno inoltrato, come la Festa della demonticazione e Arlois e Fasois a Prato Carnico (11 settembre), la Mostra mercato del formaggio e della ricotta di malga a Enemonzo (10-11, 17-18 settembre). Trionfano la musica, il divertimento e soprattutto la gastronomia. Le tradizioni alimentari sono strettamente legate al territorio e questo vale più che mai tra i monti della Carnia. L’estensione di prati e la conseguente produzione di foraggio hanno creato una solida economia con l’allevamento del bestiame e la produzione di latticini e carni. Ottimi anche i salumi, normalmente affumicati, da suini nutriti con prodotti naturali e con i residui della lavorazione del latte. Senza rivali sono i prosciutti di Sauris, nonché lo speck, la pancetta, i salami e le coppe. I boschi forniscono generosamente funghi, frutti ed erbe, nei frutteti crescono molte varietà di mele usate anche per i succhi e per gli aceti e i mieli per i fiori di montagna hanno una grande intensità di sapori. Il piatto più rappresentativo della Carnia sono i cjarsons, una specie di agnolotti di pasta talvolta mescolata con patate ripieno di ricotta, spezia, soprattutto cannella, condito con burro fuso.
Ogni località ne vanta una ricetta diversa, talvolta anche in versione dolce. Semplici ma gustosissime le torte ai frutti di bosco, alle mele e alle noci. E i croccanti biscotti “a esse” di Raveo, nella Val Degano. D’obbligo, a fine pasto, un bicchierino di distillato, dalla grappa allo sliwovitz fatto con le susine o altri derivati da pere o ciliegie. Alla bellezza delle vallate incontaminate, alla sensazione di essere parte della natura, alla curiosità di scoprire luoghi dove il tempo si è fermato, si aggiunge il benessere donato da una fonte termale famosa fin dai tempi dei romani, la Fons Pulia di Zuglio, la Julium Carnicum romana. Alle Terme di Arta si godono le proprietà benefiche dell’acqua sulfurea adatta alle patologie respiratorie, epatiche dermatologiche e non solo. Oltre alle cure termali vi si può praticale il fitness e lo sport e grande attenzione all’estetica. Famosissime già alla fine dell’800, vi andavano a “passare le acque” la borghesia veneta e la nobiltà friulana. Ne era entusiasta Giosuè Carducci che si ispirò ad esse nella sua lirica “Il comune rustico”. Ma la Carnia offre anche inaspettate e straordinarie sorprese, come nel piccolo comune di Pesariis, nella frazione di Prato Carnico, dove il tempo è scandito da mille orologi. Antichi e moderni, meridiane e macchine del tempo sono dovunque, nelle piazze e nei negozi, nelle trattorie e nei bar. Si fa fatica a credere che dal 1700 in questo paesino di montagna della Val Pesarina che collega la Carnia con il Cadore siano nati i migliori talenti dell’orologeria e che da qui siano partiti con il loro know how per il mondo.
Orologi con calendario perpetuo, ad acqua, a turbina, a scacchiera, a palette giganti, fino a quello dei pianeti, a planisfero e a notturnale, sono esposti nel visitatissimo Museo dell’Orologeria. Dal 1725 si produssero orolologi a pendolo e quelli per i campanili e le torri campanarie. Ma prima di lasciare Pesariis è d’obbligo una visita a Casa Bruseschi, un antico palazzo divenuto il Museo della Casa Carnica, testimonianza straordinaria dal punto di vista architettonico ed etnografico. Su tre piani sono esposti arredi, mobili, attrezzature da cucina, abiti e tessuti ricamati. Ottimi alberghi, locande e agriturismo garantiscono ad ogni visitatore un’esperienza da ricordare. A Sutrio, primo esempio italiano di ospitalità in Albergo Diffuso, a disposizione dei visitatori vi sono moltissimi appartamenti arredati di tutto punto ed ogni mattina viene loro recapitato un cestino con una golosa prima colazione. Questo tipo di soggiorno, organizzato come tante altre iniziative da Carnia Welcome, è uno dei più apprezzati. Sutrio è il paese degli scultori del legno e decine e decine di statue sono disseminate nelle strade e nelle piazze. Da visitare anche il famoso Presepe Monumentale di Teno, frutto di 30 anni di lavoro di esperti artigiani.