Testo di Anna Maria Arnesano e foto di Giulio Badini
Può sembrare strano, ma anche il turismo subisce le mode. Ci sono destinazioni un tempo assai gettonate, oggi in netta flessione e sostituite da altre emergenti. In un recente passato tirava la crociera sul Nilo, la Russia sovietica, l’India misteriosa, il mare esotico ai Caraibi o in Thailandia, mentre oggi tutti vogliono andare sul Mar Rosso, ad Ibiza o a Formentera, nella Cina del miracolo economico. Tra le nuove mete emergenti sul medio raggio, turisticamente sconosciute fino a qualche decennio fa, spiccano Oman e Dubai, confinanti nel sud-ovest della penisola arabica, entrambe monarchie ma completamente assai diversi una dall’altra per tutto il resto, tanto da attirare anche una clientela differente. L’Oman è una nazione marinara dalla storia antica, maestra per secoli nel commercio sull’oceano Indiano da Zanzibar e le coste africane fino all’India e oltre, uscita nel 1970 da un oscurantistico medioevo feudale con l’attuale illuminato sultano, che in pochi decenni – nonostante le limitate risorse petrolifere – ne ha fatto uno dei paesi più prosperi, stabili ed equilibrati di tutto il Medio Oriente, con il maggior sviluppo socio-economico, tanto pulito, ordinato e funzionante da non sembrare neppure un paese arabo.
Grande quanto l’Italia, si presenta estremamente vario dal punto di vista ambientale: dietro una pescosissima costa lunga 1.700 km, maggior risorsa del paese, disseminata di spiagge infinite e punteggiata da eleganti resort, dove sorge anche l’elegante capitale Muscat, si estende una brulla catena di montagne alte fino a 3.000 m con oasi verdeggianti ricche d’acqua, e poi due consistenti deserti, le Wahiba Sands con i suoi pastori beduini le cui dune gialle si smorzano sull’oceano, nonché la porzione meridionale del Rub al-Khali, secondo deserto al mondo per estensione e maggior concentrazione di dune in assoluto (anche le più alte). E poi il sud, la terra di produzione dell’incenso e della frutta esotica, che in contrapposizione all’arido nord si presenta verde quanto la Svizzera per uno strano gioco di piogge monsoniche. A cui aggiungere monumenti storici, riserve naturali, artigianato di pregio ed efficienti strutture ricettive. Fino al 1970 Dubai, uno dei sette territori desertici federati negli Emirati Arabi Uniti (grande un quinto della Sardegna), era un anonimo porto sul golfo Persico abitato da pescatori di perle e piccoli commercianti, con un clima desertico-marino pessimo (estati fino a 48°C, con minima sempre sopra ai 30, ed elevata umidità) e penuria d’acqua. In 40 anni, e con i proventi del petrolio (comunque assai inferiori a quelli dei vicini), la visione futurista del saggio emiro è riuscita a trasformarlo in uno degli epicentri economici e finanziari a livello mondiale, con uno sviluppo edilizio e demografico senza pari.
Oggi Dubai è la città dei primati: tanto per citarne qualcuno, vanta il maggior aeroporto al mondo, al servizio di una delle compagnie più dinamiche, e il porto più esteso, The World (300 isole artificiali residenziali) e Palm Island (tre penisole artificiali residenziali a forma di palma), il maggior centro commerciale e il maggior parco divertimenti (comprese due stazioni di sport sulla neve), l’unico albergo al mondo a 7 stelle e il grattacielo più alto (828 m), senza contare che 22 dei 100 grattacieli più elevati si trovano proprio qui. Una vera Manhattan nel deserto, capace di attirare milioni di turisti e di uomini d’affari da tutto il pianeta per uno shopping a tutti i livelli, con prezzi decisamente competitivi stante l’assenza di qualsiasi tassa. Un possibile itinerario attraverso il sultanato dell’Oman e l’emirato di Dubai parte da Muscat, l’elegante capitale omanita addossata all’antico porto dove meritano una visita la grande moschea, la reggia del sultano, i forti portoghesi e l’animatissimo suq dove acquistare prodotti artigianali di pregio, e si inoltra subito fra le brulle montagne toccando oasi lussureggianti di palme e antichi villaggi con le case di fango. Dopo la graziosa cittadina montana di Nizwa, antica capitale religiosa, ci si addentra nelle Wahiba Sands, il grande deserto abitato da una delle tribù più tradizionaliste di pastori beduini nomadi che vivono allevando dromedari e capre, le cui donne portano sul volto una caratteristica maschera nera.
Lo spettacolo delle dune che si smorzano nell’oceano riescono ad affascinare anche i sahariani più smaliziati. Da qui si raggiunge il promontorio di Ras El Hadd, con la sua riserva per la nidificazione delle tartarughe marine, quindi Sur, elegante cittadina in stile arabico famosa per i cantieri di fabbricazione delle barche locali (i caratteristici dhow), poi Sohar, la terra natale di Sinbad, l’intrepido marinaio de Le Mille e una notte. Varcata la frontiera con gli Emirati, si raggiunge la scenografica enclave omanita di Musandam sullo stretto di Ormuz, una regione dalle coste assai frastagliate disseminata di fiordi, baie, isolotti, minuscoli villaggi e erte strade di montagna, ricca di fossili e di incisioni rupestri preistoriche. Si conclude infine il percorso nella sfavillante Dubai, la perla del golfo, per ammirare i suoi capolavori di moderna architettura islamica, dalla vela del Burj Al Arab alta 321 m agli 828 del Burj Khalifa, dal luccicante souq dell’oro a quello odoroso delle spezie.
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato in turismo culturale e specialista sulla penisola arabica, propone come novità un originale itinerario di 12 giorni dall’Oman agli Emirati, da Muscat a Dubai. Partenze mensili di gruppo con voli di linea Lufthansa o Swiss da Milano e Roma da novembre ad aprile 2014, pernottamenti in confortevoli alberghi con pensione completa, accompagnatore dall’Italia. In Oman Viaggi Levi propone diversi altri itinerari di varia durata.