Testo di Anna Maria Arnesano e Foto di Giulio Badini e archivio
Uno dei maggiori personaggi nella storia spirituale dell’umanità è sicuramente rappresentato dal principe indiano Siddhartha Gautama, monaco mistico e filosofo asceta fondatore nel VI sec. a.C. del Buddhismo, una delle religioni e dottrine filosofiche e morali più antiche e diffuse al mondo. Sidhdartha nacque sotto un albero a Lumbini, alle pendici himalayane nel Nepal meridionale, nel 566 a.C. come figlio primogenito di un raja dello stato indiano del Bihar, dove trascorse tutta la vita. Alla nascita, funestata dalla morte della madre, gli astrologi profetizzarono che non avrebbe ricalcato le orme guerriere paterne, ma avrebbe rinunciato ad ogni bene mondano. Il re lo rinchiuse pertanto nel palazzo con ogni forma di piacere, facendolo sposare a 16 anni, ma giunto a 29 e già padre il principe fuggirà per cominciare una vita ascetica ed errante di ricerca spirituale e di meditazione che, attraverso stadi successivi, lo porterà mediante la temperanza e il distacco dalle passioni terrene a raggiungere l’illuminazione perfetta e quindi il Nirvana. Buddha, in sanscrito colui che ha raggiunto l’illuminazione, dopo 40 anni di predicazione tra le pianure boscose dell’India settentrionale e la creazione del monachesimo buddista (maschile, e per la prima volta nella storia anche femminile), all’età di 80 anni morì a Kashinagar, dove fu cremato dai suoi seguaci.
Il buddhismo, nato in antitesi agli schematismi dogmatici dell’hinduismo ed al potere dei brahamini, è l’unica religione “ateistica” a porre al centro gli uomini e non le divinità, affidando ad ogni individuo le possibilità di redenzione salvifica percorrendo la via mediana nel rispetto di una serie di precetti etici. Tra VIII e IV sec. a.C. l’India del nord assistette ad uno straordinario fermento spirituale: saggi, asceti e veggenti riformarono la religione hindù, nel 563 nasce il Buddha e, sempre nel Bihar, anche il contemporaneo Vardhamana Mahavira, fondatore del movimento janista anch’esso d’impronta ascetica e monastica, mentre nel IV vengono composti i grandi poemi sacri indiani. Infine nel III l’imperatore mauraya Ashoka unifica tutto il nord, imponendo il buddhismo come religione di stato; il benessere economico e i commerci conseguenti alla pacificazione favoriscono la nascita dei grandi centri monastici buddhisti, i pellegrinaggi e la diffusione della nuova religione nelle nazioni vicine, nell’Asia centrale e poi nel sud-est asiatico. Solo in India, dove era nato e cresciuto, con la conquista musulmana dell’VIII sec. d.C. il buddhismo verrà soppiantato dall’islam.
Il Bihar, grande oltre metà dell’Italia ma con 86 milioni di abitanti, si trova nel nord-est della Confederazione, confinando ad ovest con Uttar Pradesh, ad est con Bengala occidentale, a nord con il Nepal e a sud con l’Orissa. Formato dagli altopiani del Deccan ricoperti da foreste e dalla fertile pianura centrale alluvionale del Gange, rappresenta il primo produttore interno di riso con 2-3 raccolti annui; nonostante ciò, ed un’ingente ricchezza mineraria (con la metà delle risorse del paese) è uno stato assai povero a causa dell’alta densità demografica (2° per abitanti e 3° per densità, con medie di 500 persone per kmq). Arretrato, rurale e conservatore, soggetto alla corruzione e dilaniato dalle lotte tra caste e quindi anche ignorato dal turismo. Ma se si vogliono seguire le tappe delle vicende terrene e spirituali del Buddha, e quelle monumentali del buddhismo, è qui che bisogna per forza venire, cogliendo in compenso un volto tradizionale dell’India ormai scomparso altrove. Non solo. Il Bihar, e in particolare la regione meridionale dello Jharkhand, costituisce la terra santa anche per un’altra religione indiana, il jainismo, in quanto ben 23 su 24 grandi maestri raggiunsero la salvezza proprio da queste parti.
Un pellegrinaggio nel Bihar sulle orme del Buddha parte, per ragioni logistiche, da Lucknow, città di cultura e del bel vivere nel confinante stato dell’Uttar Pradesh. Puntando a nord-est si tocca Shravasti, sede di un importante monastero e dove Siddhartha visse per lungo tempo, poi Kapilvastu, sede della reggia paterna dove crebbe fino a 29 anni e, varcato il confine con il Nepal, Lumbini (sito Unesco), dove nacque; da non perdere il tempio dedicato alla madre Maya Devi, che lo partorì mentre era in viaggio. Lumbini rappresenta un luogo importante per i buddhisti quanto Gerusalemme per i cristiani o La Mecca per i musulmani. Rientrati in Bihar si visita Kushinagar, dove morì e fu cremato, quindi Vaishali, dove pronunciò il primo sermone, Rajgir, meta di pellegrinaggio per buddhisti, jainisti e hindù, dove pronunciò molti sermoni, e quindi le rovine di Nalanda, una delle università più antiche e prestigiose del mondo antico fondata nel V sec. d.C., capace di ospitare diecimila tra monaci e studenti.
Il viaggio prosegue con Bodhgaya (sito Unesco), dove il Buddha raggiunse l’illuminazione e oggi sede di un centro studi, quindi la città santa di Varanasi, uno dei luoghi più vivaci, caotici e irriverenti al mondo, dove gli hindù vengono a purificarsi nelle acque del Gange e luogo propizio per morire venendo liberati dal ciclo delle reincarnazioni, e infine la vicina Sarnath, dove Siddharta pronunciò il primo sermone. Da ricordare anche che a Vaishali è nato nel 527 a.C. Mahavir, fondatore del jainismo, e che Dodgaya si presenta disseminata di stupa, pagode e monasteri eretti nel tempo negli stili architettonici più diversi dalle varie comunità buddhiste internazionali.
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato in turismo culturale e specialista sull’India, propone in Bihar un percorso di 13 giorni sulle orme del Buddha. Partenze individuali settimanali con guida locale di lingua italiana e di gruppo con voli di linea Air India o Lufthansa da Milano e Roma il 13 febbraio e 20 marzo 2014, pernottamenti in hotel a 3 e 4 stelle con pensione completa, accompagnatore dall’Italia.