Testo di Anna Maria Arnesano e foto di Giulio Badini
Per parecchio tempio l’Asia centrale, formata oggi dalle repubbliche autonome del Kazakistan, del Kirghizistan, del Tagikistan, del Turkmenistan e dell’Uzbekistan, cioè dalle nazioni dei diversi stan (le terre dei …) sorte nel 1991 dopo il dissolvimento dell’Unione sovietica, ha rappresentato uno spazio bianco sulle carte geografiche e ancora attualmente costituisce per molti un luogo sconosciuto, fuori dalle rotte commerciali e turistiche, una regione enorme e sperduta situata chissà dove. Eppure queste terre, formate da un susseguirsi di steppe, deserti e montagne comprese tra il Mar Caspio ad occidente e la Cina ad oriente, la Russia a nord, l’Iran, l’Afganistan e il Pakistan a sud ed estese quanto tredici volte l’Italia (ma con appena 59 milioni di abitanti), hanno assistito nel tempo al sorgere di imperi potenti quanto effimeri quali quelli di Alessandro Magno, Gengis Khan, Tamerlano e poi dell’Unione Sovietica, al fiorire di città opulente maestre di cultura e di arte quali le splendide Samarcanda, Bukhara e Khiva, nonché al passaggio millenario delle carovane in transito lungo la Via della Seta per collegare l’Estremo Oriente al Mediterraneo.
E nonostante l’apparente povertà ha sempre suscitato la cupidigia di parecchi popoli vicini e lontani, che l’ hanno invasa e dominata: mongoli, turchi e cinesi da est, greci, persiani e arabi da ovest, solo per citare i più famosi, e ciascuno vi ha portato e lasciato qualcosa: zoroastrismo, islam, buddismo, manicheismo e cristianesimo nestoriano. Questa regione lontana dal mare, dal clima continentale caldo d’estate e gelido in inverno, ad ovest si presenta con enormi steppe semidesertiche, dove la principale risorsa è rappresentata dall’erba e quindi dall’allevamento (cavalli, pecore, capre, cammelli e yak), mentre a sud-est si eleva nelle più alte montagne della terra – Pamir, Hindu Kush, Tian Shan e Himalaya – con cime di oltre 7.000 m di altitudine e passi ad oltre 4.000.. Una costante dell’Asia Centrale è sempre stato il perenne conflitto tra popolazioni nomadi, pastori poveri spesso costretti per sopravvivere a compiere razzie a scapito dei sedentari, obbligati invece a vivere entro centri fortificati, dai quali nacquero poi città imponenti e imperi potenti.
Se escludiamo l’Uzbekistan, grazie ai tesori architettonici di Samarcanda, Bukara e Khiva, il turismo ha finora ignorato le restanti nazioni, troppo prive di attrattive e di strutture ricettive. In realtà le attrattive ci sono, ma quasi esclusivamente di tipo ambientale, paesaggistico e naturalistico, con un’estrema varietà di ecosistemi e relative flore e faune endemiche: gli alti pascoli tripudio di fiori selvatici, i laghetti glaciali, i maestosi ghiacciai e le montagne più belle e più alte della terra, con il relativo corollario di pastori nomadi appartenenti alle più diverse etnie, viventi con le proprie mandrie e le differenti tradizioni nelle bianche yurte di feltro.
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.deserti-viaggilevi.it), specializzato con il proprio catalogo “Alla scoperta dell’insolito” in percorsi culturali a valenza geografica e etnografica, ha trovato invece nelle repubbliche centroasiatiche una piena rispondenza alla propria filosofia del viaggiare: muoversi per conoscere le peculiarità ambientali, culturali e umane di un territorio. E oggi, con il varo del catalogo estivo (reperibile presso le migliori agenzie e visionabile in internet), è forse l’unico sul mercato ad offrire contemporaneamente itinerari in ciascuna delle cinque repubbliche, divenendone di fatto lo specialista di riferimento. In catalogo propone infatti cinque diversi itinerari di gruppo, della durata da 12 a 19 giorni e con accompagnatore dall’Italia, validi da aprile ad ottobre 2013.