Testo di Luisa Chiumenti
Il Complesso del Vittoriano ospita, fino all’11 gennaio 2013 una mostra che propone per la prima volta in Italia un’ampia panoramica dell’arte greca contemporanea figurativa dagli anni Ottanta ad oggi, presentando 88 dipinti di 25 artisti greci delle due ultime generazioni provenienti dalla collezione di Sotiris Felios, composta da più di settecento pezzi, particolarmente incentrata sulla rappresentazione della figura umana.
Nata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la mostra, organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia, è stata promossa dalla Fondazione “L’altra Arcadia” con la collaborazione dell’Ambasciata di Grecia in Italia ed è stata curata da Giuliano Serafini. L’esposizione, pur jn tempi di grave recessione economica per il Paese, vuole sottolineare come invece “l’apertura della Grecia alle istanze culturali più avanzate sia rimasta sempre vitale e prioritaria” e vuole dimostrare la “modernità” del linguaggio dell’arte contemporanea greca., “rielaborandolo attraverso apporti stilistici e concettuali che toccano, sfiorano e magari passano oltre le tendenze del momento: dalla pop art al minimalismo e al concettuale, fino all’arte povera e ai media informatici e all’arte ambientale.” (G. Serafini). Pur con un “limitato irradiamento dell’arte greca contemporanea negli ultimi trenta anni”, l’immagine di un’arte greca, “malgrado tutto, ha voluto ed è riuscita a essere contemporanea rimanendo riconoscibile nel suo specifico, nel suo codice genetico”.
L’’obiettivo dell’esposizione al Complesso del Vittoriano è dunque quello di far conoscere i linguaggi espressivi di alcuni artisti selezionati nell’ambito della grande raccolta d’arte di Sotiris Felios, facente parte della Fondazione “L’altra Arcadia”.
Felios è originario di Tripolis, capoluogo del distretto regionale dell’Arcadia nel Peloponneso e la sua splendida raccolta è il frutto di trenta anni di incontri con gli artisti.
Nelle opere esposte è quasi sempre il corpo umano il protagonista; a volte ritratto in nudità tormentate, altre volte fissato sulla tela con una precisione quasi fiamminga; altre volte immerso in un’atmosfera onirica. Il mito viene rivissuto come assenza, come nostalgia inestinguibile dell’antico e il ritratto diventa ossessione monotematica, avventura conoscitiva della psiche. Il pennello scandaglia l’animo umano quasi sostituendosi ad una confessione psicoanalitica.
Infatti, l’immagine antropomorfica è ciò che lega i quadri dei vari artisti greci qui rappresentati, in un “tessuto connettivo” che lega fra loro, in una ”pittura di rappresentazione “ dell’ultimo trentennio, artisti quasi tutti provenienti dalla Scuola Superiore di Belle Arti di Atene che hanno per lo più lavorato all’estero (particolarmente a Parigi), “in una stagione dell’arte internazionale”, come sottolinea il curatore G.Serafini, “dal sestante impazzito o comunque deciso a rimuovere dalla scena il quadro e in genere la pittura di figurazione tout court.”
Queste le sezioni e gli artisti rappresentati: Tra memoria e realtà (Kostas Argyris, Vassilis Papanikolàou, Kalliòpi Assargiotàki, Emmanouìl Bitzàkis, Achillèas Papacòstas, Alecos Levidis, Konstantinos Kerestètzis, Thanàssis Makrìs,); Il corpo estremo (Stefanos Daskalàkis, Giorgos Rorris, Ilias Karràs, Jannis Psychopèdis); Viaggio oltre (Chronis Bòtsoglou); Metafisica dell’essere (Christos Bokòros); L’opera selvaggia (Tassos Mantzavìnos); Perversione della rappresentazione (Michàlis Manoussàkis, Tassos Missouras, Theòfilos Katsipànos, Edouard Sacaillàn, Nikos Siskos, Xenofòn Bìtzikas); Natura ritrovata? (Kostas Papanikolàou, Maria Filopoùlou, Anna Maria Tsakàli); fuori sezione Yannis Mòralis.
Si tratta di artisti che sembrano sperimentare la figurazione attraverso lo studio e l’approfondimento “delle grandi svolte del pensiero e della scienza e della storia da Freud, a Proust ad Einstein, nell’all’arte della crisi, quando con il cubismo e il futurismo si è frantumata per sempre quella visione unitaria della creazione ereditata dal classicismo e dall’idealismo” e il pennello cerca di interpretare quasi “una confessione psicoanalitica” ma con una vera e propria “rinascita” di se stessi e dell’arte in ciascun artista. Ed ecco che György Lukács così si esprime riguardo all’Arte, affermando come essa debba “produrre sul soggetto ricettivo questo preciso effetto: suscitare in lui la sensazione di trovarsi all’improvviso di fronte a un mondo dischiusosi appositamente per lui, un mondo assolutamente nuovo…”
Da segnalare il bel Catalogo ( Peak Publishing ), in italiano e inglese, curato da Giuliano Serafini per la Fondazione “L’altra Arcadia”.
fino all’11 gennaio 2013
Per informazioni:
Fondazione “L’altra Arcadia”: Fanio Michalopoulou
Atene tel. 0030 210 8824681
tel. 06 tel: 06/8419719, 06/8546224