LUISA CHIUMENTI
Le scarse notizie sulla vita di Achille Pinelli, nato a Roma nel 1809 e morto a Napoli nel 1841, da Mariangela Gatti e dal notissimo disegnatore ed incisore Bartolomeo Pinelli, sono però sostituite dalla testimonianza della sua vasta creatività che, in ben duecento acquerelli ha rappresentato non solo numerosissime chiese di Roma, ma soprattutto il ?popolino? romano così ben descritto dalla poetica di Gioacchino Belli.
Sappiamo che Achille non frequentò l?Accademia di San Luca e che il suo nome non appare negli archivi, ma esistono soltanto pochi scritti che i discendenti del suo amico Antonio Moretti, incisore, pittore e mosaicista romano, hanno lasciato al Museo di Roma.
Circa settanta, dei duecento acquerelli realizzati da Achille Pinelli fra il 1832 e il 1835, sono ora esposti (fino al 16 settembre 2007), nelle belle sale del Palazzo Braschi, Museo di Roma, a documentare la vasta collezione conservata appunto presso le raccolte del Museo stesso. Un?altra grande collezione (conservata ora al museo di Copenhagen),
fu quella raccolta dal danese Albert Thorwaldsen ,che fu grande estimatore sia di Bartolomeo che di Achille Pinelli.
Achille rappresenta, come il padre, scene di vita quotidiana che si svolgono sempre dinanzi a chiese e monumenti romani che sono in molti casi ormai scomparsi, costituendo una affascinante documentazione di una Roma sparita.
E se a volte il taglio prospettico appare un po? forzato e le facciate delle chiese svettano verso altezze non corrispondenti alla realtà, mente qualche campanile ha forse perso il suo vero slancio ascensionale, la freschezza della rappresentazione rimane pur sempre a testimonianza di un appassionato desiderio di descrivere la vivacità di un mondo particolare che si articolava nell?800 nelle piazze e nelle strade di una Roma tutta raccolta attorno alle sue chiese.
Ed eccoci ad esempio davanti a San Gerolamo degli Schiavoni, presso quel Porto di Ripetta destinato a scomparire quando sarebbero stati eretti gli argini del Tevere. Questo acquerello, di dimensioni abbastanza modeste (mm. 478 x 618), è particolarmente interessante proprio perché dà testimonianza di uno dei più suggestivi angoli della Roma sparita, quella scenografica realizzazione prospettica che Alessandro Specchi, fra il 1703 e il 1704 aveva realizzato su commissione di papa Clemente XI Albani.
Oppure ecco un altro acquerello che presenta invece una curiosa ?Processione di confratelli? davanti alla chiesa della Natività di Gesù in Piazza di Pasquino e le figure dei confratelli appaiono vestite del caratteristico saio e sono precedute da un ?mannataro? in livrea.
Ed ancora affascina la freschezza di una scena che rappresenta un Padre Trinitario, che conversa con un uomo a cavallo, dinanzi alla bellissima facciata borrominiana di san Carlino alle Quattro Fontane. L?acquerello rappresenta la facciata in modo molto preciso e completo anche se forse Achille Pinelli non si è mai molto preoccupato della esattezza dal punto di vista prospettico. E questa è forse una certa differenza che si coglie fra padre e figlio, proprio nella meticolosità e precisione con cui il padre curava ogni dettaglio, mentre il figlio amava un disegno meno analitico e spesso abbozzava soltanto le figure, pur sentendo certamente comunque, nella impostazione generale dei suoi acquerelli, la profonda influenza del padre.
E sempre lungo il percorso della attuale mostra di Palazzo Braschi, affiancate alle tele di Achille Pinelli, sono state esposte ?La bottega del ciabattino? e ?La Carrettella delle ottobrate?, derivate dalle note incisioni di Bartolomeo Pinelli; esse, oltre a realizzare una sorta di omaggio al grande Bartolomeo, completano la visione ravvicinata che il visitatore può avere della la pittoresca vita romana dell?epoca.
in Piazza Pasquino
Infatti sia il padre che il figlio amarono ?fotografare? la realtà romana e quindi lasciarne un documento ai posteri, fissando gli istanti preziosi di una quotidianità che si svolgeva tra le quinte di edifici che solo in parte possiamo oggi ancora ammirare.
D?altro canto, fermandosi sulla ?formazione? di Achille, che, forse l?aspetto alquanto pittoresco degli ?episodi? che egli porta alla ribalta, essa è riconducibile, da un punto di vista stilistico, ai contatti che egli ebbe con Ernst Meyer e Constantin Hansen, che operavano in Roma proprio negli anni ?30 e ?40 del secolo e che incisero senz?altro sulla sua formazione.
Promossa dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, la mostra è stata organizzata da Zètema Progetto Cultura.
Per informazioni:
Tel.0682059127