LUISA CHIUMENTI
Nell?ambito delle iniziative programmate in occasione del 60° Anniversario dello Stato di Israele, è stata allestita recentemente, in Roma, presso il Complesso del Vittoriano la mostra ?As Is: Arte Israeliana Contemporanea?.
Forme artistiche contemporanee israeliane sono così illustrate attraverso 57 opere di pittura, scultura, fotografia, video e performance, realizzate da 20 artisti con le tecniche più diverse.
Promossa dall?Associazione Culturale ISRAELE60, a cura di Ruth Cats, l?esposizione fa penetrare il visitatore nella quotidianità stessa di Israele e, allo stesso tempo, mettendo in luce il reale impegno che fa dialogare fra loro arte e società, nell?ambito di una istanza al tempo stesso culturale e politica proiettata cerca di presentare la rinascita ebraica dopo l?olocausto. Ne scaturiscono le istanze degli aspetti religiosi e secolari della vita, della guerra e del terrorismo, pur sempre osservate dalla forte angolazione delle tradizioni e del vivissimo sentimento patriottico.
Ed è così che, fra le pieghe dell?Arte, si scorge l?urgenza delle molteplici, pressanti domande che la società si pone: ?Quali sono le caratteristiche che costituiscono una ?persona israeliana?, l??identità israeliana?, il ?paesaggio israeliano?, i ?tratti israeliani??
?As Is: Arte Israeliana Contemporanea?, pur nella difficoltà di decifrare questo codice, si proposta di mettere in luce gli aspetti da considerare ?unici e caratteristici della cultura e del modo di vita israeliani?.
Quartiere Gilo, Gerusalemme, 2004
?As Is: Arte Israeliana Contemporanea? vuole mostrare le forze creative che non solo fioriscono ma si accompagnano alle difficili e uniche condizioni di vita di Israele facendone trasparire la natura ottimista e ironica. Ed è proprio una tale gioia di vivere che scaturisce dalle opere di molti di questi artisti israeliani contemporanei che ?con la loro arte gettano luce sull?unicità dell?esistenza israeliana?. Si tratta di una ben forte capacità creativa che pur passando anche attraverso una rigida autocritica, è sempre fortemente ancorata all?amore appassionato per la madre patria, con il forte sentimento di appartenenza e solido senso di radicamento che lega ognuno alla propria terra e quindi anche al paesaggio creato dall?uomo e dalla natura.
Fra le opere colpisce certamente il video di Sigalit Landau, esposto fino a poco tempo fa al MoMA di New York insieme ad una grande installazione sul Mar Morto, dal titolo DeadSee (2005). L?identità israeliana viene qui esplorato il legame con il paesaggio che viene indagato ricorrendo a condivise simbologie.
In DeadSee Landau, che Landau, rappresentando una dirompente forza vitale che emerge da queste acque in cui non può esserci vita, galleggia nelle acque del Mar Morto, quello specchio d?acqua che già in sé è un fenomeno naturale così unico, ma che è anche un paesaggio tipicamente israeliano. Una spirale di angurie verdi (simbolo del cordone ombelicale), che lentamente si dipana e svanisce liberando l?embrione ripiegato su se stesso si accompagna poi con il rosso acceso della polpa delle angurie (altro simbolo israeliano tanto caratteristico quanto il cactus (sabra)), contribuisce a creare un?intensa esperienza estetica.
Con gli artisti presenti in mostra: Durar Bacri, Yael Bartana, Barry Frydlender, Nir Hod, Erez Israeli, Hila Karabelnikov, Shai Kremer, Vardi Kahana, Sigalit Landau, Adi Nes, Mira Maylor, Avraham Pesso, Guy Raz, Shahar Marcus, Elie Shamir, Doron Solomons, Efrat Shvily, Merav Sudaey, Pavel Wolberg, Gal Weinstein, il percorso espositivo evidenzia la grande vivacità e il fervore creativo di Israele, in cui il forte legame con la tradizione non impedisce di proiettarsi comunque verso il futuro, in un grande coaugulo di esperienze derivanti dall? incontro-scontro tra Oriente e Occidente, in un vivo interesse per la sperimentazione.
Rinviando quindi il lettore ad una visita alla interessantissima mostra (corredata da un ottimo Catalogo, edito da Gangemi), accenniamo ancora al coinvolgente progetto ?One Family? della fotografa Vardi Kahana, esposto nella mostra personale tenutasi al Centro per l?Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato nel maggio 2008 attualmente ospitata nel ?The Provincial Museum of Photography? ad Antwerpen in Belgio e che poi si trasferirà a Londra.
Vardi Kahana racconta con delicatezza la rinascita del suo nucleo familiare dopo l?olocausto; presentando ritratti in bianco e nero dei suoi parenti, contestualizzati nel loro ambiente naturale e fissati in momenti significativi della loro vita e in tal modo il viaggio personale di Kahana tra i vari nuclei che formano la sua famiglia allargata diventa uno specchio dei diversi modi di vita israeliani.
Roma, Complesso del Vittoriano
Salone Centrale, Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
Per informazioni:
Comunicare Organizzando ?V.le B.Buozzi,77 -00197 Roma
Tel. +39 06 3225380