CARMEN DEL VANDO BLANCO
Pietrasanta diventa sempre più punto di riferimento internazionale con la presenza di Javier Marín, il giovane artista messicano che, con la sua rassegna, ricorda il triste capitolo della conquista, tema fondamentale nella sua ricerca, è il protagonista della mostra dell?estate 2008 della località toscana così legata alla produzione scultorea.
Javier Marín, nato a Uruapan (Messico), formatosi inizialmente come pittore ed incisore, ha poi condotto la sua ricerca artistica verso la scultura diversificandola in terracotta, resina e bronzo. Dal 1983, con più di cinquanta mostre personali e una vasta serie di collettive, la sua opera è stata presentata in importanti istituzioni culturali e prestigiosi spazi pubblici in America Latina, Stati Uniti ed Europa.
Adesso, dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia del 2003, si presenta nuovamente in Italia e dà vita a due spazi carichi di storia di Pietrasanta: il complesso di Sant?Agostino e la piazza del Duomo.
Seguendo la lezione dei grandi maestri del Cinquecento ?in special modo, Pontormo, Rosso Fiorentino e Michelangelo- la fa propria e la applica alle immagini ereditate dalla sua cultura messicana, coniugando con eccellente risultato forme e canoni europei e caratteri propri della sua terra d?origine. Così nascono i corpi solidi ed agili, i ritratti dallo sguardo sensuale, i colori caldi che rimandano al gusto barocco.
Per le sue sculture privilegia la resina, la materia più contemporanea, che mescola con semi di amaranto, carne secca, petali di fiori, foglie di tabacco, con esiti cromatici e sfumature alquanto originali: la chiara trasparenza della resina si lascia invadere dai colori della natura e della cultura del Messico. E non solo, materie tradizionali come i marmi e i bronzi danno completezza alla sua produzione artistica.Piazza del Duomo ospita le sculture monumentali in resina di oltre cinque metri di altezza, di cui nove formano un vero e proprio corteo di cavalli e cavalieri sorretti da alti piedistalli indirizzati verso la Chiesa di Sant?Agostino, cuore della rassegna.
L?artista vuole trasmettere un doppio messaggio, quello del potere e del perdono. Da interpretare se sono i ?conquistadores? che attendono, frementi, di partire per la battaglia oppure i coraggiosi difensori di una città inerme.
Il contenuto espositivo si completa con tre sculture alte cinque metri ciascuna raffiguranti volti umani che simboleggiano le pesanti visioni del mondo che hanno sovrastato e che, ancora oggi, dominano popoli e civiltà. Rotolanti e monumentali sul terreno figurano il naturale ed inevitabile crollo delle ideologie e, divisi dal robusto corpo che li sorreggeva, acquistano una natura mortale e non più ostile.
Da parte sua, la Chiesa di Sant?Agostino accoglie due grandi ruote (di cinque metri di diametro ciascuna) composte da decine e decine di frammenti di corpi umani in resina color carne, come emblema universale di tutte le inutili guerre, al quale si aggiunge la simbologia del cerchio di corpi tanto cara alla cultura azteca. Le due sculture, intitolate ?Chalchihuite? dimostrano la loro appartenenza alla cultura e all?arte pre-ispanica.
Primordiale si presenta il corpo umano, su cui si incentra il resto dell?esposizione con quindici sculture di medie e piccole dimensioni in marmo, bronzo e resina. Un corpo, a volte risultato di un ammasso assemblato a posteriori con risultati volontariamente imperfetti, a cui assegna una sua unicità. L?uomo è ancora rinascimentale, padrone della prospettiva, ma evolvendo diventa contemporaneo. L?uomo di Marìn è segnato dal tempo, dalla negatività e dalla positività della vita. Un uomo che riflette senza risparmiare l?autocritica.
Come ha spiegato l?assessore alla cultura, Daniele Spina. ?Questa mostra mette ancora una volta in evidenza il forte aspetto di interculturalità proprio della città di Pietrasanta. Da decenni la città si pone come punto d?incontro tra artisti provenienti da tutto il mondo ed artigiani specializzati. Linguaggi artistici, stili di diversa origine e natura si intrecciano, si fondono e si confrontano, pur conservando la dignità culturale propria del paese di provenienza, attraverso comuni esperienze svolte nei laboratori del marmo e del mosaico, nelle fonderie artistiche, nelle decine di atelier degli artisti italiani e stranieri disseminati nel tessuto cittadino?.
E così, con l?arrivo di Javier Marín, l?elenco di artisti che hanno scelto Pietrasanta per dare forma alle loro idee continua ad allungarsi.