Testo e Foto di TERESA CARRUBBA
Il primo impatto con Pechino è il grigio lattiginoso del cielo al quale è impossibile sfuggire, se non nei rari giorni di sole assoluto, che non abbiamo avuto la fortuna di trovare. E? lo scotto da pagare quando si vive in una megalopoli con più di 18 milioni di abitanti e un incessante traffico caotico che genera smog, nonostante circolino oltre 6 milioni di biciclette.
Il primo impatto con Pechino è stato disorientante. Non era per le dimensioni. Di Pechino all?inizio mi sfuggiva la sagoma, la struttura, la legge intima che rende ogni città un organismo vivo. Intendo la Pechino moderna, naturalmente. Una metropoli asiatica in continua espansione non è semplicemente una copia dilatata delle grandi città occidentali. Pechino si moltiplica dentro se stessa, avvolgendosi in spazi sempre più piccoli e ramificati. Non è una geometria unica, ma una linea che continua a proliferare nicchie e ancora nicchie; la sua struttura potrebbe ricordare l?estenuante tecnica delle ?scatole cinesi?. Una Pechino liquefatta, con i suoi grattacieli tecnologici stemperati dalla nebbia, i grandi viali squadrati e le caratteristiche stradine laterali, rappresenta l?essenza della Cina, con le sue contraddizioni: desiderio di modernità e preservazione della storia. Il simbolo della grandezza di Pechino è Tian?anmen, la piazza più grande al mondo, con i suoi 440.000 metri quadrati.
Quando anni fa visitai per la prima volta la Piazza Rossa di Mosca, sentii fortemente l?imponenza di quel luogo ridurmi ad una piccolissima entità ed ero sicura che non avrei mai più visto niente di altrettanto grande. Fino a quando mi sono trovata al cospetto di Piazza Tian?anmen. L?occhio umano non ce la fa a coglierla tutta insieme e neanche il grand?angolo di una macchina fotografica professionale. Indescrivibile l?effetto che ha avuto su di me trovarmi in quell?immensità, non solo di spazi, ma di potere, di storia, di suggestione. Quel giorno pioveva a dirotto, il che rendeva la piazza ancora più grande, le distanze ancora più lontane, impacciati com?eravamo da impermeabile, ombrello, zaino, macchina fotografica e teleobiettivi. Il tutto, complicato dai blocchi delle transenne per i preparativi della parata del 1° ottobre 2009 con cui la Cina avrebbe celebrato proprio in questa Piazza i sessant?anni del regime comunista. Nonostante tutto, cordoni interminabili di persone si snodavano lungo il perimetro di Tian?anmen, in attesa di accedere ai luoghi fulcro della Piazza e di Pechino: La Città Proibita e il Mausoleo di Mao Tse-tung.
Al Mausoleo erano diretti molti ragazzi, soprattutto cinesi, un vero e proprio pellegrinaggio se è vero che, come ci ha confermato la nostra competente guida Luisa, i giovani pensano a Mao come a colui che ha fatto grande la Cina. A lato del Mausoleo campeggia il grande obelisco, ?Monumento agli eroi del popolo?, in memoria dei martiri che dettero la vita nelle lotte rivoluzionarie cinesi dei secoli XIX e XX .
Altro cult di Pechino, La Città Proibita, che, come dice il nome, in passato era interdetta al popolo. La porta di accesso, sovrastata da una gigantografia di Mao, è sempre accalcata di visitatori, allettati, oltre che dalla storia, anche dal fascino del ?proibito?, appunto. L?ingresso è protetto dalle guardie, così come del resto tutta la Piazza, da militari in divisa o in borghese e da telecamere installate sui vari lampioni d?illuminazione. Dai ritmi frenetici del centro cittadino alla Città Proibita ci sono pochi metri, ma secoli di storia li separano. Anche la Città Proibita, il più grande complesso di edifici imperiali del mondo, con il suo impianto articolato rispecchia la struttura di Pechino. Da un padiglione si entra dentro l?altro e da questo ad un altro e ad un altro ancora, passando per sterminati cortili, scalinate, logge, camminatoi, vicoli angusti tra due muri altissimi ed un punto di fuga lontano ed inquietante. Un labirinto di gloria o perdizione che non lascia intravedere uscite, che fa dimenticare, per attrazione ipnotica, l?esistenza di un mondo fuori.
Da una parte la Città maschile, i padiglioni rossi dai tetti scanalati d?oro, i troni lasciati solo intravedere da portoni transennati, che meriterebbero una sosta di meditazione se non fosse per la folla di cinesi, spesso irruenti, che sbucano da ogni lato coprendo quel poco che è consentito ammirare all?interno dei padiglioni. Tant?è. Ci si distribuisce per le scalinate di marmo dalle quali i messaggeri, portando dispacci dai confini dell?Impero, dovevano tenersi lontani dieci passi. Lo spazio del potere, dei palazzi dai nomi beneauguranti, Purezza celeste e Perfetta armonia, dove l?imperatore officiava l?unione dell?umano e del divino, incutendo timore e stupore insieme. Poi c?è la Città delle donne: quella dell?imperatrice e delle concubine. Qui lo spazio s?ingentilisce, tra muri rossi con draghi e fiori in maiolica verde, paraventi e finestre di carta di riso, intimi cortili con sophore nane. Ogni concubina aveva diritto ad un piccolo patrimonio di mobili, oggetti e preziosi proporzionato, in quantità e valore, al suo rango. La Città Proibita conserva una quantità incredibile di tesori dell?arte cinese, gran parte dei quali sono in esposizione presso il Museo del Palazzo presente all?interno.
della Città Proibita
Alle spalle di questo concentrato di storia, di potere e di ricchezza, vive una realtà ben diversa, quella della vecchia Pechino, vera, senza fronzoli e senza gloria: Hutong. Un quartiere popolare di casupole basse, per evitare che qualcuno potesse guardare dall?alto l?Imperatore in visita, dove il grigio non è solo il colore del cielo. Un mondo a sé, fatto di volti semplici, di voci, del cigolio delle biciclette. Ogni vicolo si ripiega in modo tortuoso rivelando il retro di una scena diversa, per poi interrompersi o sbucare in tutt?altro luogo. Smarrirsi tra le case di Hutong è facilissimo, i tetti a pagoda salgono e scendono tutti uguali. Qui non è mai esistito un piano regolatore, le abitazioni spesso hanno una strana dislocazione. Ci è capitato di visitarne una che sembrava un ?albergo diffuso?, ovvero ogni stanza dell?abitazione faceva parte di una costruzione diversa e per spostarsi dall?una all?altra ( dalla camera da letto, al soggiorno, alla cucina) bisognava uscire nel vicolo. Questa era una tra le case più attrezzate, perché possedeva anche un bagno. Hutong infatti ha un bagno pubblico ogni tot case.
Il colore predominante è il grigio polvere, anche se ci è capitato, dietro a una vetrata a giorno, di intravedere un frivolo copriletto rosa a volant su cui dormiva acciambellato un gatto bianco. Di fatto qui nessuno si lamenta, nemmeno i giovani, e noi ne abbiamo sentiti alcuni, i quali preferiscono vivere a Hutong dove si spende poco, si sta sempre in compagnia e si è lontani dalla convulsione della città. Ogni giorno alcuni abitanti del quartiere, prendono il proprio risciò e partono per il giro tra le vie di Hutong sperando di far salire a bordo qualche turista. Noi lo abbiamo preso, è il modo migliore per entrare nel vivo di questa realtà, lungo il canale, tra i negozietti, i chioschi dove arrostiscono spiedini che emanano un odore forte di spezie ed amicali scenette tra uomini come una partita a carte o a mahjong su un tavolo velocemente allestito sul marciapiede.
Ma Pechino è soprattutto storia, quella imperiale, in qualche modo intrisa di superstizioni e tradizioni propiziatorie. E? il caso, ad esempio, del Tempio del Cielo, costruito nel 1420, che costituiva la sede dei sacrifici al cielo e alla terra da parte degli imperatori delle due dinastie Ming e Qing (1368-1911). L?Altare del cielo è una maestosa piattaforma circolare di tre piani, ognuno dei quali circondato da una balaustra in pietra, che costituiva la zona centrale dei sacrifici imperiali, poi il Tempio del Dio dell?Universo e il Tempio della preghiera per il buon raccolto. Un complesso singolare e magnifico anche dal punto di vista architettonico, che coinvolge a tal punto da far dimenticare di essere in piena città.
il Palazzo d?Estate
Un po? fuori Pechino, invece, il Palazzo d?Estate, che merita un discorso a parte. Ci si arriva con una di quelle tipiche imbarcazioni con un vistoso drago dorato a mo? di polena e si sbarca accanto ad un meraviglioso ponte da percorrere a piedi tra ringhiere di esili colonnine ed altrettante teste di leone. Nel Palazzo d?Estate c?è un itinerario fra grotte, rocce, minuscole pagode e scalinate scavate nella pietra, chiamato “Passeggiata dentro un dipinto?. Tanti giardini, padiglioni, stagni coperti da splendidi fior di loto, corridoi a loggia, tra cui uno in legno lungo 728 metri, le cui travi a soffitto sono dipinte con miniature tipiche della pittura classica orientale secondo la quale le raffigurazioni della natura erano considerate esercizi di stile raffinato. Logge e giardini, in epoca imperiale inaccessibili al popolo, ora diventano punto d?incontro tra amici, anche in là con gli anni. Essi si siedono sulle balaustre per giocare a carte, si raggruppano per suonare ed intonare un canto, per chiacchierare o passeggiare tranquilli.
vista dall’alto
Chi viene a Pechino, non può non raggiungere la Grande Muraglia, l?imponente e monumentale costruzione difensiva iniziata più di duemila anni fa. E? considerata una delle sette meraviglie del mondo, Patrimonio dell?Umanità, bene protetto dall?Unesco. Studi recenti hanno stabilito la sua reale lunghezza, 8.851 chilometri, svelando tratti prima sconosciuti della muraglia tra le montagne e i deserti della Cina settentrionale. Vale la pena di percorrerne un tratto a piedi, nonostante sia faticoso, perché la suggestione che offre è indescrivibile. Poi, volendo, si può proseguire con la cremagliera a vagoncini che sale fino alle torri di guardia. E? ugualmente emozionante e lo è ancora di più se capita, ed a noi è capitato, di rimanere sospesi nel vuoto per qualche (interminabile) minuto per motivi tecnici. Precipitare sulla Grande Muraglia può essere una fine dignitosa, ma è meglio arrivare sani e salvi in cima. Anche perché da qui si gode uno spettacolo grandioso.
della Grande Muraglia
Il muro si snoda compiacendo le forme della natura , adagiandosi come un serpente gigante e sinuoso su per le alture per poi scivolare nelle valli. Oppure come le spire di un ideogramma cinese dal significato misterioso e accattivante, nitido all?inizio e poi sfumato come un?acquarello man mano che si allontana verso l?orizzonte. E il mito di questa immane costruzione è destinato anche ad altri mondi se è vero quello che sostengono alcuni studiosi che la Grande Muraglia sia visibile anche dallo Spazio Celeste.
Il nostro viaggio a Pechino è stato organizzato dal Tour Operator Columbia Turismo, specializzato nella destinazione CINA
COLUMBIA TURISMO
via Po 10 ? 00198 Roma
tel. 06 8550831
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6 notti / 8 giorni
Dal 18 gennaio al 15 Marzo 2010
1° giorno ? ITALIA/PECHINO
Partenza per Pechino con volo di linea (non diretto). Pasti e pernottamento a bordo.
2° giorno – PECHINO
Arrivo a Pechino e tempo a disposizione per il riposo. Pernottamento.
3° giorno – PECHINO
Dopo la prima colazione, visita a Tien An Men (?Porta della Pace Celeste?), simbolo della Cina di ieri e di oggi. La visita alla Città Proibita (Palazzi Imperiali), impegnerà l?intera mattinata, data la vastità del comprensorio (72 ettari) e l?importanza storico-artistica dei suoi numerosissimi edifici, molti dei quali trasformati in veri e propri musei. Pasti liberi. Pernottamento.
4° giorno – PECHINO
Dopo la prima colazione, trasferimento in pullman a Badaling, una località vicina ad uno dei tratti meglio conservati della Grande Muraglia. Visita alla celebre opera di ingegneria militare e ?ascensione? fino alle torri di guardia più alte lungo lo scosceso camminamento che corre sul muro. Successivamente, dopo la seconda colazione, partenza da Badaling per una località vicina al comprensorio delle tombe degli imperatori della dinastia Ming. Visita ad una delle tombe e sosta lungo la spettacolare ?Via Sacra? con le sue monumentali statue in pietra di animali mitici e di Mandarini di pace e di guerra, posti a guardia della necropoli. Il rientro a Pechino in pullman è previsto per il tardo pomeriggio. In serata, Banchetto dell?Anatra Laccata. Pernottamento.
5° giorno – PECHINO
Dopo la prima colazione, intera giornata a disposizione per attività individuali. Pernottamento.
6° giorno – PECHINO
Dopo la prima colazione, intera giornata a disposizione per attività individuali. Pernottamento.
7° giorno – PECHINO
Dopo la prima colazione, intera giornata a disposizione per attività individuali. Pernottamento.
8° giorno – PECHINO/ITALIA
Dopo la prima colazione, trasferimento in aeroporto e partenza per l?Italia con volo di linea (non diretto).
Partenze da Roma/Milano/Venezia
Partenze garantite min. 2 partecipanti
Dal 18 gennaio al 15 marzo 2010
? 760 in doppia
supplemento singola: ? 140
tasse aeroportuali (soggette a modifica) ? 240 / 320
visto consolare (non urgente) ? 50
Quota d?iscrizione ? 50
LE QUOTE COMPRENDONO
? trasporto aereo con voli di linea;
? trasporto in franchigia di 20 kg di bagaglio;
? trasporti interni come indicato nel programma;
? sistemazione in camere doppie con servizi, in hotel di categoria 4 stelle (classificazione locale);
? pasti come da programma;
? visite ed escursioni con guida locale indicate nei programmi (ingressi inclusi solo quando espressamente specificato);
? assicurazione infortunio, malattia e bagaglio.
LE QUOTE NON COMPRENDONO
? Tasse aeroportuali, facchinaggio, visto consolare, eventuali tasse di ingresso richieste in frontiera, mance, bevande, extra personali in genere e tutto quanto non espressamente indicato nei programmi.