LUISA CHIUMENTI

Le due importanti mostre presentate al Vittoriano, sui due personaggi, lontani nel tempo, ma forse molto vicini per le atmosfere che le rispettive immagini (pittorica e filmica ) hanno evocato e continuamente risvegliano alla fantasia dell?osservatore, hanno in certo stimolato gli studi di Alessandro Nicosia l?attento studioso ed organizzatore di grandi eventi culturali, che da tempo dirige gli spazi espositivi del complesso del Vittoriano e di alcuni altri Esperti, sulla possibilità di accostare appunto le due figure di Toulouse- Lautrec e Federico Fellini.
Tali studi sono appunto approdati in un libro, edito da Skira, curioso ed affascinante insieme proprio per il modo con cui i vari autori permettono al lettore di immergersi nell?ammiccante fascino delle due epoche.
Il circo visto da Toulouse- Lautrec
E c?è anche una analogia fra le due città che fanno da sfondo alle immagini dei due artisti: da un lato è la Parigi di fine ?800 che, come ricorda il Sindaco Veltroni nella introduzione al testo, era “ancora concentrata nello sforzo di recuperare una sua immagine di capitale, a dieci anni dalla sconfitta di Sedan e dalla vicenda della Comune” e dall?altra c?è una Roma, quella di Fellini appunto, che tentava di sollevarsi dalle dure situazioni del dopoguerra.
Sulla base di una indagine specifica compiuta sulla grande forza delle due personalità, il volume accosta quindi le due epoche: la Belle Epoque e la Dolce Vita attraverso le molte “concordanze di ispirazione”, così come le definisce ad esempio Mario Verdone, ricordando fra l?altro quanto forte fosse stata l?ammirazione del grande regista per Toulouse Lautrec, che considerava “fratello ed amico”, anche per lo stesso modo di considerare gli individui, nel senso di fissare lo sguardo più sulle persone “fuori della norma”, che sul mondo elegante e programmato; più dietro le quinte di un Circo, che durante lo spettacolo.
Il circo visto da Federico Fellini
Così anche i “generi” scelti dai due artisti possono essere avvicinati: in particolare ecco l?analisi fatta sulla donna: le donne e le prostitute che popolano i locali e i bordelli della Montmartre di Lautrec non sono molto diverse da quelle che popolano “la città delle donne” o le sequenze della “Roma ” di Fellini.
E? noto il grande interesse di Lautrec per il mondo del teatro e del cabaret, ma si tratta sempre, come nota acutamente Danièle Devynck nel saggio “Toulouse-Lautrec e le donne” ( pag. 93 segg. ) di “simboli di un mondo la cui trivialità e superficialità sono trasfigurate dall?atto creativo”.
La donna di Toulouse- Lautrec
“Dalla Gelsomina alla Saraghina” : questo il titolo del saggio di Marika Aba, che dà una serrata visione del concetto che Fellini aveva delle donne, con la particolare convinzione di quella ben nota supremazia maschile, che fu invero, tipica dell?epoca. Ma quale la possibilità di accostamento con Lautrec? Forse è una triste consapevolezza, mista di rassegnazione e dignitosa, ma a volte anche spavalda sua accettazione di fronte al mondo che comunque osserva indifferente.
Molte altre interessanti osservazioni sulla possibilità di avvicinare le due figure, appaiono nel testo curato da Alessandro Nicosia, osservazioni che creano un filo di sorprendente connessione fra Montmartre e via Veneto, fra l?atmosfera irreale della belle Epoque e l?altrettanto fantasiosa atmosfera della Dolce Vita.
La donna di Federico Fellini