LUISA CHIUMENTI
Il grande fascino della laguna ha stimolato la fantasia e l?arte, ininterrottamente, attraverso
il tempo, e ancora oggi, ma forse John Singer Sargent (1856 ? 1925), è stato uno fra gli artisti che hanno meglio saputo, come, dare forza a quella particolare atmosfera che si capta proprio percorrendo il Canal Grande in gondola (come egli era abituato a fare con il suo cavalletto) e osservando i palazzi dal basso. E? così che sembra di poter quasi toccare la pietra levigata dal movimento continuo dell?acqua, che si insinua nei meandri di ogni modanatura.
Nato a Firenze nel 1856, John Singer Sargent, divenuto poi il principale esponente dell?impressionismo americano, era il secondogenito del chirurgo americano Fitzwilliam Sargent (1820-1889) e di Mary Newbold Singer (1826-1906) e fu proprio la madre, proveniente da una agiata famiglia di Filadelfia, che, con la propria appassionata
propensione all?arte e alla letteratura, gli comunicò l?amore per la cultura e soprattutto il desiderio di dedicarsi alla pittura.
La famiglia Sargent aveva lasciato l?America nel 1854 quando, dopo la morte della piccola Mary, primogenita di soli due anni, volendo trovare un clima più confacente alle cattive condizioni di salute della signora Singer pensò di trovare un giovamento nel clima mite Mediterraneo. Erano gli anni che precedevano l ?imminente guerra di secessione americana (1861-1865) e così i genitori di John pensarono anche che fosse opportuno che il figlio venisse educato in Europa.
John Singer Sargent si trovò quindi a trascorrere la sua infanzia tra le più affascinanti città europee, in Italia, Francia, Spagna, Svizzera e Germania, in un ambiente cosmopolita, che gli fece anche ben presto acquisire la conoscenza di ben quattro lingue, ma anche, stimolato sempre dalla madre, si dedicava alla pittura e allo studio delle arti figurative, finchè a Firenze, nel 1873, decise di iscriversi all?Accademia di Belle Arti.
Un anno dopo John Sargent decideva di spostarsi a Parigi, allora ritenuta ?culla della modernità?, e ben presto si trovò a lavorare presso l?atelier di Charles-Emile-Auguste Carolus-Duran, mentre, nel frattempo andava preparandosi per sostenere l?esame d?ingresso all?Ecole des Beaux-Arts.
Nel 1876 conosce Claude Monet di cui diviene amico; nello stesso anno compie il primo viaggio negli Stati Uniti. Ritornato a Parigi per continuare gli studi, trascorre l?estate in Bretagna nella città di Cancale, dove applica la tecnica di Carolus-Duran per ritrarre persone al lavoro all?aperto.
Nel 1877 espone per la prima volta al Salon parigino col ritratto di un?amica di famiglia, Fanny Watts e da qui, a mano a mano, avviato verso i primi successi, raggiungerà presto la fama.
Sono gli anni in cui hanno inizio i suoi viaggi di studio e nel 1879 lo vediamo per la prima volta a Venezia, la città in cui sarebbe poi tornato per più di dieci volte nell?arco di circa quarant?anni, e rappresentandola moltissime volte nei suoi dipinti: sono circa centocinquanta le raffigurazioni che egli dà di Venezia, immortalandola in oli e acquerelli, dipinti fra gli anni ?80 del XIX secolo e il 1913.
Palazzi, chiese, campi e canali, gli scorrono davanti, mentre solca il Canal Grande con la sua gondola e quelle facciate vengono disegnate dal suo pennello con una efficacia e un realismo, su cui tuttavia aleggia pur sempre l?atmosfera ovattata di una città che silenziosamente fa scorrere la sua vita sull?acqua.
E infatti, accanto alle vedute dei monumenti più noti, dal Ponte di Rialto al palazzo Ducale, alla Salute, egli fa scorrere sulle sue tele la vita che si svolge in quegli anni a Venezia, dalle botteghe, ai caffè alle osterie, animata dai cittadini che vi si muovono nel loro lavoro o nelle pause di riposo.
L?esposizione, organizzata grazie alla collaborazione tra i Musei Civici Veneziani e le Adelson Galleries di New York è la prima che Venezia dedica all?artista. Ad essa è abbinato un volume dal medesimo titolo, pubblicato in edizione italiana e inglese (Yale university Press) con saggi dello stesso Adelson, Richard Ormond, William H. Gerdts, Elaine Kilmurry, Elizabeth Oustinoff e Rosselal Mamoli Zorzi.
La mostra ha dedicato anche una interessante sezione alla pittura veneziana coeva (da Milesi a Tito, Selvatico e Nono), che forse Sargent, presente a numerose biennali, indubbiamente ebbe modo di influenzare.
Per informazioni:
++39 041 5209070