Testo di EMMA VISCOMI e Foto di DOMENICO PISANO


Veduta del Mafariello

E? un comune della provincia di Avellino, raggiungibile attraverso la  statale 374 o l?autostrada A1,  con uscita a Caserta Sud. L?intero territorio varia tra 200 e 1600 metri di altitudine.

L? aria è salubre. La natura, in più punti incontaminata, vive i mesi dell?anno con i colori tipici delle quattro stagioni, in boschi, vigneti, campi di semina, pascoli, orti, parchi e giardini. L?equilibrio tra spazi verdi e aree edificate, gioca un ruolo importante nel paese, dove si vive a misura d?uomo. Nei dintorni, è facile imbattersi in torrenti impetuosi: Caudino e Cioffi sono affluenti del  Serretelle, a sua volta alimentatore del ben più grande Calore. Tra salti e dirupi sgorgano le acque cristalline di  cascate chiacchierine. La più famosa di tutte si ammira in località Cascatelle, mentre le sorgenti sono situate nella località Mafariello, meta attrezzata per pic-nic, molto frequentata soprattutto in primavera ed estate. Anche la località Acqua fredda è rinomata per la sua sorgente. La zona è famosa per la produzione dell?Annurca, la regina delle mele, ideale in caso di alimentazione controllata per intolleranze, allergie e diabete. Grande lustro danno le viti che producono ottimi vini: Aglianico, Coda di Volpe e Taurasi DOCG, eccellente rosso considerato fratello maggiore di Barbera e Barolo. C?è anche un dolce molto apprezzato: il tarallo di San Palerio, del quale sono state trovate in zona le reliquie. Farina, uova, zucchero e burro e di colpo diventa più bella anche la vita.

Obelisco Santa Maria
Nella voce turismo, troviamo appuntamenti che si ripetono da molti anni a questa parte: Notte del Drago, 18- 20 luglio; Processione dei Ceri, prima  domenica di agosto; Festa di San Martino, 8-11 novembre; Luci e Falò, 24 dicembre. Il rito della vigilia di Natale è tornato in auge dopo anni di dimenticanza  con l?allestimento delle pire (catuozzi) nelle piazze principali, la tombolata collettiva ed il concerto musicale itinerante .  

Alla Rassegna San Martino Arte  di agosto, seguono Sapori e Tradizioni in settembre.

C?è un altro appuntamento del quale i sammartinesi vanno orgogliosi. E? l?incontro con l?arte che si ripete da venti anni ormai, con nomi importanti del panorama nazionale nella Galleria Civica di Via Matteotti. All?interno della Pinacoteca si possono ammirare tele di Attardi, Levi, Guttuso, Enotrio, Mulas, Quattrucci, Turchiaro, Fermariello. La Rassegna estiva, dal 1° al 20 agosto, è organizzata dalla Pro Loco, composta da persone volenterose, capaci e dinamiche.  

Il centro storico ha l?aspetto tipico delle strutture medievali, anche se sono evidenti le modifiche apportate nel corso dei secoli. Angoli pittoreschi e suggestivi invitano a trattenersi per riposare e scattare foto ricordo.

Il chiostro del convento di Santa Caterina
Tanta acqua è passata sotto i ponti dal momento della fondazione, forse per volontà dei sanniti, popolazione autoctona, che impose ai romani l?umiliazione di passare sotto le forche dopo la disfatta nei dintorni di Montesarchio.  In ricordo di una vittoria, gli stessi romani edificarono, in onore del dio della guerra, l?Ara Martis, dalla quale deriva la denominazione odierna di San Martino della Valle Caudina. Pare anche che la fondazione sia avvenuta in Alto Medio- Evo, con popolazione e Valle, legate nel destino, alle famiglie dei signori feudatari locali.

La passeggiata storica segue il percorso in salita del Murillo, con soste programmate, qui e là, per ammirare la Fontana con l?obelisco in pietra locale, e visitare il Palazzo ducale, il Convento francescano di Santa Caterina d?Alessandria, la Chiesa di San Giovanni Battista, Casa Giulia,  Villa Cenci Bolognetti, Villa  Del Balzo, Casa Savoia.

L?imponente Palazzo, utilizzato un tempo, al piano terra, come deposito di derrate alimentari e maccaronaio, con a lato stalle e scuderie, conserva lo stemma gentilizio dei Pignatelli della Leonessa  sopra l?androne. La scala di accesso al piano superiore, con le tre stanze riservate al Governatore, è preceduta da due belle arcate.

Veduta dal Castello del Palazzo del Balzo
chiamato anche Cenci Bolognetti

E? visibile la lapide dei dazi, dovuti per la manutenzione e la sorveglianza della vicina via Appia. Oggi, dopo un sapiente restauro, è valorizzato dalla nuova destinazione d?uso. I grandi saloni, arredati con mobili d?epoca, sono frequentati per convegni e ricevimenti con servizi completi ed appropriati.

Casa Giulia, dimora di Matteo Renato Imbriani, fa parte dei Giardini e Parchi storici, come del resto Palazzo Cenci Bolognetti , famoso per scuderie, decori alle pareti e bagni a tonfo.

Villa Del Balzo lega la sua storia alla figura dei nobili Carlo e Francesco, che tanta parte ebbero nella storia locale e dell?Italia. La costruzione si lascia ammirare nella sua vetustà per l?ornamentazione lineare a fasce parallele.

Chiesa di San Giovanni Battista
La Chiesa  seicentesca di San Giovanni Battista conserva due gioielli: il fonte battesimale ed  il bellissimo confessionale settecentesco.

In posizione dominante su tutta la campagna circostante, è il Castello.   

Costruito in epoca longobarda su ruderi romani, conserva tutte le caratteristiche fortilizie del periodo medievale. Esso si erge su un aspro sperone di roccia, lambito alla base da un torrente di montagna, con fasi di secca e piena, secondo le stagioni. E? circondato da mura di cinta merlate, con torri di guardia lungo il percorso, posizionate su lati strategici. Tre le porte d?ingresso: la prima è alla base della salita che porta in cima al maniero; la seconda è dotata di  ballatoio coperto sul davanti; la terza, un tempo estremo baluardo di difesa con saracinesca in ferro, chiude il  viale dal selciato originale  perfettamente conservato. Ubicata in spazi ridotti, è la cappella, consacrata, nel 1706, dal cardinale Francesco Orsini, diventato poi  papa con il nome di Benedetto XIII.

Una grossa cisterna, destinata all?approvvigionamento dell?acqua piovana, è posizionata all?interno del cortile, su cui si affacciano due  porte: una comunica con la grande cucina, l?altra dà sul giardino pensile, realizzato tanti secoli fa, per devozione verso la duchessa di turno, dalle donne della zona, occupate a trasportare tonnellate di terriccio dalla piana sottostante, per giorni e giorni. Oggi il giardino è, in parte, coltivato ad orto. Attraverso una scala esterna, si accede agli appartamenti ducali, restaurati  dopo lunghi anni di abbandono. L?ala residenziale ha pareti e soffitti con fregi e stemmi di famiglia. 

Panoramica del Castello
dalla località Vallicella

I saloni di rappresentanza  conservano la solennità di una volta, mentre le camere destinate ad uso privato, hanno atmosfera intimistica, negli oggetti esposti, nella semplicità dei caminetti, nelle suppellettili consunte dall?uso. Ci sono perfino bambole con un certo non so che di inquietante addosso, e giocattoli lasciati in un angolo, a testimonianza delle generazioni passate. Per accedere ai piani superiori, si sale una scala  esterna a doppia rampa. La veduta panoramica  abbraccia l?intera vallata. L?arredamento denota una ricchezza vera, reale, ormai trascorsa.

Il possedimento del Castello è documentato nei Catasti onciari e negli Archivi statali ed ecclesiastici

del Regno di Napoli. L?inventario del 1783  riferisce  dell?appartenenza alla famiglia Pignatelli della Leonessa del feudo di San Martino. Il diritto feudale derivava dalla concessione elargita al capostipite della famiglia, giunto in Italia al seguito di Carlo D?Angiò ed insignito del titolo nobiliare nel 1292. Gli eredi ebbero successivamente il possesso di 70 baronie, estese tra Alife e Vairano; le contee di Montesarchio, Orta e Valdimonte; il ducato di Ceppaloni ed il principato di Sepino.

Affresco nella sala del Castello durante la consegna
della Contea di Montesarchio ed Airola
a Guglielmo della Lagonessa

Ai Signori Della Leonessa  venne riconosciuta la facoltà di battere moneta con lo stemma di famiglia, privilegio concesso solo a chi presiedeva la Zecca, uno dei sette grandi uffici del Regno di Napoli. Amministrare la giustizia ed esercitare la pressione fiscale, furono diritti esercitati con grande larghezza di vedute fino alla  divisione di una intera montagna in appezzamenti da assegnare ai poveri del contado, definiti in seguito quotisti.

Agli inizi del XIX secolo, l? estinzione della linea maschile portò il Castello nelle mani di Carolina Ruffo. Per  eredità, possibile per filiazione femminile, spettò quindi ad Alfonso dei  Pignatelli di Monteroduni. Dopo anni di abbandono ed improvvide demolizioni nel piano superiore, il Castello è tornato a nuova vita per merito dell? attuale proprietario,  Giovanni della Leonessa, che lo ha ereditato dal padre, figlio del duca Alfonso, nato nel 1852 e deceduto nel 1924.

 

 

Sala del Castello con arredo d’epoca
Pro Loco di San Martino Valle Caudina
Palazzo Ducale – Corso Vittorio Emanuele
83018 San Martino Valle Caudina
Avellino

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