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Al di là dell'aspetto folcloristico, la manifestazione, per espressa dichiarazione dei suoi promotori, vuole porsi come momento di riflessione e di dibattito per le problematiche connesse alla pastorizia e all'allevamento degli ovini

 

Una manifestazione che va ben oltre il proprio ambito territoriale e che, per i contenuti che affronta, si pone come momento di riflessione e discussione per un settore in grande fermento e di vitale importanza per la stessa economia regionale. La “Sagra della Pastorizia” che si svolge a Farnese, centro agricolo situato nell'Alto Viterbese a ridosso della Selva del Lamone e a due passi dalla distrutta città di Castro, dal 25 al 28 agosto prossimi, è questo e molto di più. Nell'ambito della rassegna enogastronomica, infatti, il tema dell'allevamento ovino e delle sue problematiche, sarà affrontato in tutte le sue varie componenti e, in particolare, nel corso di un Convegno: “L'allevamento ovino nel Lazio. Intervenire prima che sia troppo tardi”, cui hanno già dato la loro adesione, tra gli altri, l'Assessore alle Politiche Agricole della Regione Lazio, Angela Birindelli, e il Presidente della Commissione Agricoltura della stessa Regione, Francesco Battistoni.

La rassegna, giunta alla sua quarta edizione, è promossa dall'Associazione Agropastorizia Farnesiana-Sarda, in collaborazione con la Regione Lazio, la Provincia di Viterbo, la Camera di Commercio di Viterbo e l'Amministrazione comunale di Farnese, con il patrocinio della Riserva Naturale “Selva del Lamone”, dell'Arsial e della Confesercenti di Viterbo, e con il sostegno della BCC Pitigliano e della BCC Tuscia.

Non soltanto, dunque, veicolo di promozione delle produzioni tipiche locali, tra le quali spiccano le carni ovine, i prodotti caseari, l'olio di oliva e il miele, ma anche di divulgazione dell'agricoltura in generale e dell'allevamento ovino in particolare, mettendo a sistema le risorse di un intero territorio.



 

Lo scorso anno la manifestazione ha richiamato nella piccola località della Tuscia oltre 8.000 visitatori che nei quattro giorni di festa hanno potuto assistere a spettacoli musicali e folcloristici e degustare cene tipiche della tradizione farnesiana e sarda. Com'è noto, infatti, è ormai da oltre mezzo secolo che le popolazioni pastorizie  della Sardegna hanno trovato nella Tuscia un loro habitat naturale dando vita allo sviluppo di una attività che in breve tempo si è imposta come volano dell'economia locale e creando una sistemica sinergia con le popolazioni indigene. Oggi il forte connubio tra pastorizia e tradizione agroalimentare che si è venuto a creare, rende omaggio ad entrambe le culture.

Oltre all'apertura di stands e al Convegno che finirà per catalizzare l'attenzione dei molti addetti, provenienti oltre che dal resto della Regione, anche dalla vicina Toscana e dalla stessa Sardegna, sono previste visite guidate dell'area protetta della “Selva del Lamone”, mostre di macchine e attrezzi per l'agricoltura, esibizioni dei pastori che si cimenteranno nella preparazione dei tipici prodotti caseari (ricotta, formaggi e latticini) e molte altre iniziative a carattere culturale.

 



 

“La nostra Associazione, ha dichiarato Gianni Pira, è nata per mantenere e consolidare le relazioni della cultura sarda con quella farnesiana e questa manifestazione, a considerare dallo straordinario successo conseguito nelle precedenti edizioni, sembra aver raggiunto lo scopo. Ma dobbiamo andare oltre. Si deve capire che se l'allevamento ovino vuole ancora avere un futuro nella Tuscia, come in altre zone del Paese, occorre sostenerlo. Non è concepibile che un litro di latte di pecora, oggi, possa essere pagato meno di una bottiglia di acqua minerale”.