CARMEN DEL VANDO BLANCO
Se il principale obiettivo di una mostra che si rispetti deve essere quello di approfondire e diffondere l?opera di un artista, un genere, un movimento oppure un determinato periodo con i relativi confronti, la rassegna madrilena lo raggiunge in pieno centrandosi sul pittore fiammingo, Joachim Patinir, e sul genere paesaggistico di cui si avvera il suo indiscusso precursore.
L?idea di dipingere l?intorno naturale nacque gradualmente dai primi anni del XV secolo, in diversi centri artistici europei, per poi consolidarsi a partire dal Cinquecento.
All?inizio, la riproduzione della natura nei quadri si limitava ai pochi soggetti in cui si faceva necessaria, o addiritura indispensabile, la sua figurazione come cornice nella vita di alcuni santi o in certe scene religiose. Allora, i paesaggi rimanevano in un piccolo spazio sul fondo delle immagini, ma una volta scoperto il gusto per questo tipo di scenario, prese il via verso uno sviluppo inarrestabile fino a convertirsi, dopo il terzo decennio del XVI secolo, in un genere pittorico indipendente.
Basti ricordare la pittura dell?Ottocento e l?Impressionismo quando il paesaggio divenne centrale, il genere per eccellenza dei dipinti scelto dagli autori.
Ebbene, questa mostra studia uno dei capitoli più precoci di questa storia: il contributo di Joachim Patinir (1485-1524) al dipinto paesaggistico, dimostrando perché può essere considerato il padre di questo genere.
Per la prima volta, si studia e si celebra la creatività di Patinir che, sebbene quasi sconosciuto per il grande pubblico, fu un artista molto rinomato nella sua epoca, le cui opere facevano parte delle principali collezioni europee: il Re Filippo II di Spagna ne possedeva una decina, tanto per avere una idea del livello qualitativo dell?artista fiammingo.
E si deve alla passione di questo monarca per l?arte di Patinir se il Prado continua ad essere il primo depositario delle sue opere, custodendone quattro. Un? altra è proprietà del Thyssen mentre il ?Paesaggio di San Cristoforo?, uno dei suoi più importanti lavori, si trova al Monastero di El Escorial.
Patinir è sempre di grande interesse per la sua capacità di evocare l?immensità e la bellezza della natura, unita al suo grande peso storico, dato che fu il primo artista europeo specializzato nei paesaggi e, quindi, il padre di uno dei generi pittorici più importanti dell?arte europea, e, in onore e memoria di questa magistrale paternità, il prestigioso Museo spagnolo è riuscito a riunire 22 dei 29 quadri realizzati da Patinir e bottega, conservati fino ai giorni nostri (ad eccezione di un ridotto numero di opere che non possono viaggiare dato il loro fragile stato), cercando di far capire meglio come riuscì a creare quelle sue immagini piene di magia e allargando, dunque, la loro fruizione ad un più vasto numero di ammiratori.
Nell?elenco, ?Le tentazioni di Sant?Antonio Abbate?, il ?Martirio di Santa Caterina e Battesimo di Cristo?, il ?Trittico con la penitenza di San Gerolamo?, ?Il paesaggio con la fuga da Egitto? o il ?Trittico di San Gerolamo? che insieme al ?Paesaggio con la crocifissione?, ambedue, sono stati recentemente attribuiti al pittore fiammingo.
Una galleria che permette di osservare l?evoluzione dello stile, dai suoi piccoli quadri iniziali -che probabilmente risalgono alla prima decade del Cinquecento- fino ai suoi grandi capolavori realizzati poco prima della sua morte ad Anversa nel 1524.
Patinir, di cui si hanno pochissimi dati biografici, offrì ?un prodotto nuovo e innovativo? che interpretato dalla sua speciale sensibilità, raccolse un successo senza precedenti in quel periodo denominato “Rinascimento Nordico”.
Per evidenziare la sua impronta storica, affiancano le sue opere, 26 lavori dei pittori precedentemente attivi insieme a quelli impregnati dalla sua scuola, come Bosch, Van der Weyden o Durer che definì Patinir ?un buon pittore di paesaggi?.
“Solamente il Prado poteva rivendicare la figura di Patinir, il primo pittore che concede al paesaggio un ruolo autonomo, con una mostra che difficilmente potrà ripetersi”, con queste affermazioni, il direttore del Museo del Prado, Miguel Zugaza, sottolinea l?importanza della mostra dedicata all? “Inventore del Paesaggio” il quale, come segnala il suo curatore, Alejandro Vergara, “illustrando il mondo terreno peccatore e un aldilà sorprendentemente bello, continua ad amozionare”.