GIOVANNA LA VECCHIA



    

Palmizana è un?isola, una storia, una favola, un sogno. Ora anche una monografia, ?Palmizana ? La Saga della Quintessenza ? La Pietra in Fiore?, unica nel suo genere che abbraccia la tradizione ultracentenaria di una famiglia, i Meneghello, le meraviglie della natura dalmata, l?arte e la poesia più rappresentative di questa terra: la Quintessenza del Mediterraneo tra passato e futuro?. Tradotto in lingua italiana da pochi mesi, il volume è stato presentato lo scorso 11 maggio alla libreria Bibli di Roma, con gli autorevoli interventi del Prof. Predrag Matvejevic e Inoslav Besker alla presenza di Michele Santoro, Dagmar Meneghello, autrice e curatrice del libro, Tarin Meneghello, editore, Ivo Pervan, fotografo e Silvio Ziliotto, traduttore.

La monografia non è  solo il racconto di un viaggio o lo spunto per un viaggio in una terra meravigliosa, ma la scoperta o meglio la riscoperta di una cultura dal forte passato e protesa verso il futuro.

Per  i lettori di Sinequanon, pubblico qui di seguito il mio discorso di presentazione della monografia:


?Ho sempre cercato di avere delle belle intuizioni per offrire ai miei lettori delle proposte di viaggio diverse dalle solite, ho sempre cercato l?aspetto culturale, storico e artistico oltre a quello puramente turistico, ho sempre fortemente cercato l?aspetto umano nelle mie ricerche ed ho caratterizzato le mie esplorazioni con la sensibilità di un viaggiatore istruito, colto, profondo, particolarmente desideroso di portare a compimento, con il suo viaggio, una esperienza ricca ed indimenticabile. E? stato un caso, è stata fortuna, è stata una felice, armoniosa, brillante intuizione o qualcosa di più, non lo so, eppure l?incontro con i Meneghello e con Palmizana è stato tutto ciò e molto altro ancora. Perché, ad esempio, non avevo previsto la magia e la meraviglia che hanno caratterizzato e completato la mia conoscenza, che mi hanno convinto ad essere qui stasera e parlarvi di una realtà che definisce un paese, una cultura, una identità, personaggi fortemente legati alla propria terra e alla propria tradizione che hanno difeso, tutelato e protetto a costo di enormi sacrifici, spogliando la propria anima a volte per vestire una coscienza popolare spesso impoverita e mutilata.

La monografia ?Palmizana – La Saga della Quintessenza – La Pietra in Fiore? presentata per la prima volta in Italia lo scorso 6 aprile a Milano, dove ha riscosso un forte successo di pubblico e di critica, mi ha avvicinata ad una cultura che conoscevo poco, e sono molto lieta di essere proprio io, una giornalista italiana, a presentarla in Italia, perché credo fermamente nella necessità di noi italiani di avvicinarci o riavvicinarci al recupero di questo paese. Condividiamo una storia, una frontiera d?acqua, un comune destino. Il mediterraneo non è solo un luogo fisico né un confine, è una grande cerniera che ci unisce, è una ipotesi politica piena di fascino e certamente di futuro.

Viviamo in un unico spazio, con delle similitudini culturali molto forti, nonostante questo il bacino mi appare fermo, chiuso, immerso in tanti malintesi che occorre superare, e un volume come Palmizana di certo può agevolare, può contribuire ad una volontà di fare chiarezza e di ritrovarsi, una volontà che le nostre coscienze dovrebbero sentire l?urgenza di assecondare.

Questo il merito più grande che riconosco alla monografia, già interessante dal punto di vista narrativo, storico, fotografico, turistico, ma ancor più importante e significativa per il profondo messaggio che racchiude in sé, che comunica a chi se ne avvicina pur con altri intenti ed interessi. Il messaggio della monografia è quello di stimolare l?approfondimento di una cultura che in pochi conoscono veramente.

Ho avuto enormi difficoltà ad iniziare il mio reportage, altrettante per iniziare il mio discorso di presentazione, poiché ci sono centinaia di modi differenti per parlare di questa importante monografia, così come ci sono centinaia di modi differenti per vivere Palmizana.

Io l?ho vissuta inizialmente attraverso le straordinarie fotografie di Ivo Pervan, inviatemi da Tarin Meneghello, il fotografo delle immagini contenute nella monografia, uno dei maggiori fotografi croati, documentarista, paesaggista, attualmente le sue opere sono esposte presso l?ambasciata croata in Italia. Espone in tutto il mondo, versatile, completo, un vero e proprio artista della luce, che spazia dalla macrofotografia ai controluce, alle panoramiche suggestive alla ritrattistica. Prezioso anche il grande impegno della cara amica di Dagmar Meneghello, Amra, artista di Sarajevo, art designer della monografia Palmizana.
    
Ho proseguito la mia conoscenza di Palmizana attraverso i contenuti della monografia di oltre 400 pagine, tra saggi, scritti, contributi letterari di prosa e poesia donati dai più importanti letterati croati nell?arco di quarant?anni, attraverso la preziosa collezione di arte moderna croata di Dagmar Meneghello, l?ho vissuta in un appartamento di Milano durante l?intervista a Dagmar che continuava a ripetermi ?E? sbagliato in questo modo, è sbagliato perché questa intervista la stiamo facendo in un appartamento di milano?, perché temeva io non sapessi e non potessi comprendere i colori, i profumi, gli odori di Palmizana.

Eppure io conoscevo già l?isola, l?avevo vista già molto tempo prima del mio incontro con Dagmar, ero stata già molte e molte volte sulla terrazza di Palmizana, mentre ne leggevo la storia, mentre scrivevo il mio reportage, mentre qualcosa stava accadendo ed io non comprendevo bene cosa né la motivazione.

Ho conosciuto una donna intelligente, di una terra intelligente, di una famiglia intelligente, di una cultura intelligente, e ne ho fatto tesoro per trovare spunti di riflessione, per approfondire la mia conoscenza, per arricchire il mio animo.

Volevo scrivere un reportage turistico per un settimanale di viaggi e mi sono ritrovata a chiedermi il perché di mille cose, con il desiderio fortissimo di comprendere meglio un linguaggio a me sconosciuto, quello della poesia, della letteratura, dell?arte croata.

Io vedo in questo un incredibile risultato comunicativo, di una famiglia che da cento anni ha voluto, attraverso il turismo, portare la ricchezza culturale della sua terra, in tutto il mondo, oltre i confini, oltre i limiti, le difficoltà, le censure e le brutture di un periodo storico delicato e complesso.

 

Questa monografia ci pone davanti ad una visione turistica rafforzata dall?aspetto culturale, un impegno quello della famiglia Meneghello per uno sviluppo turistico intelligente.

La storia dei Meneghello e di Palmizana dicevo inizia molto tempo fa:

Tanto, tanto tempo fa Poseidone si invaghì di una ninfa incantevole che danzava nei boschi e vicino alle sorgenti, nata dalle acque del cielo che cadevano su Palmizana?

Ma per tornare ai nostri giorni potremmo iniziare così

Tanto tanto tempo fa Venezia non era solo una città, ma il cuore del potere e della volontà di espandersi oltre l?estremo confine conosciuto del mondo. I veneziani partivano alla conquista di città esotiche, così i Meneghello lasciarono la città della laguna e si avventurarono in viaggi alla volta di terre inesplorate. Matteo conquistò una grande proprietà sulla piccola e desolata isola di San Clemente, posta di fronte a Hvar , pare per amore di una donna. Il suo nome divenne Palmizana. Era il 1700. Una sfida quasi impossibile già d?allora, quando la tenuta era praticamente inaccessibile, un?isola di terreno arido e sterile, abbandonata alle lunghe siccità estive ed alle piogge salate invernali. Inizia così l?avventura dei Meneghello.
    

Nel 1807 Gian Battista Meneghello lega per sempre il destino della famiglia a queste terre e ad un preparato miracoloso, denominato la Quintessenza, un balsamo a base di rosmarino, popolare medicina per oltre 200 anni, presente in ogni casa del mediterraneo come panacea di tutti i mali, per la guarigione delle pene dell?anima e del corpo, quasi una premonizione, l?anticipazione di ciò che Palmizana avrebbe rappresentato, non come preziosa essenza racchiusa in una bottiglietta di vetro, ma come luogo della nuova quintessenza quella creata dalla perfetta armonia tra natura e cultura, tra bellezza ed esoticità.

La prima attività turistica risale però al 1906 con il prof. Eugen Meneghello che creò un ambiente confortevole prima per i suoi amici e poi per gli ospiti. Si deve a lui la creazione dal niente di un giardino botanico sul terreno roccioso dell?isola. Con lui hanno inizio una serie di attività turistiche del tutto particolari salutate dalle guide internazionali dell?epoca come la rivoluzione copernicana del turismo. Lunghe passeggiate trasformate in vere e proprie lezioni di botanica, la pesca come ritorno alla civiltà perduta dell?antica grecia, la caccia svolta secondo i precetti della cavalleria medievale, la produzione di champagne ecologico.

 

Nei secoli e sino ad oggi Palmizana è stata passione e dannazione per la famiglia Meneghello che con lotte e sacrifici ha completato un verde paradiso ecologico, un santuario lontano dallo stress della civiltà moderna.

Il primo contatto con Palmizana è il profumo della sua vegetazione lussureggiante, la natura è indiscutibilmente l?elemento più prezioso, un miracolo se si pensa al sassoso possedimento acquistato da Matteo oltre 300 anni fa.

Piante esotiche importate da molto lontano che si sono adattate e sono mutate producendo varietà che è impossibile trovare altrove. Più di cento specie di piante rigogliose, oltre cinquanta piccole insenature, di spiagge e di scogli, un fondale marino ricco di pesci, coralli, laghi sottomarini e reperti antichi, baie e golfi, un paradiso incontaminato che possiamo osservare da ogni visuale possibile: questa è l?isola custodita da Toto Meneghello che continuò il sogno di suo padre, il Prof. Eugen, rimanendo legato all?isola per dedicarsi alla rinascita di quella ereditata tradizione all?ospitalità. Dalla pietra crea uno dei giardini esotici più belli e più ricchi dell?Adriatico, un rifugio per l?anima e per il corpo lontano da tutte le comodità della civiltà moderna.

Sua moglie Dagmar, giornalista di Zagabria, una donna di azione e pensiero, dall?animo profetico, ed i suoi figli, Tarin, Romina e Djenko, ora curano la tenuta come un giardino dell?Eden con un stile personale, famigliare, accogliente e caloroso. Ogni mattina Djenko va in barca per comprare il pesce fresco che viene poi servito nella terrazza sulla spiaggia arredata con tovaglie colorate, sculture ricavate di legni portati dai flutti e dipinti donati dagli artisti in visita.

Nella pineta secolare sorgono bungalows, ville e appartamenti, tutte costruzioni differenti l?una dall?altra, case pittoresche decorate e arricchite con opere originali di arte contemporanea croata.

La tenuta accoglie gli ospiti oggi come un tempo, offrendo un ambiente discreto e spirituale, intimamente in armonia con l?atmosfera delle Spalmadore, sebbene si sia reso necessario un tributo di base al modernismo. Grazie all?impegno di Toto Meneghello, ora l?isola, pur rimanendo sulla guida delle pensioni-oasi, permette di godere di qualche confort in più, legato alla necessità dei nuovi tempi: egli costruì cisterne per l?acqua, terrazze per la raccolta dell?acqua piovana, impianti sanitari, stanze con i bagni, una strada di pietra che collega le due baie di Palmizana, piccoli moli per l?approdo delle barche e si occupò della vegetazione esotica lussureggiante.

Ma l?isola rimane sempre un luogo selvaggio e poco adatto ai turisti troppo esigenti fisicamente: l?acqua, fornita tramite nave cisterna, viene razionata, l?energia elettrica è dosata da un generatore di corrente.

E? dell?anima che si prende cura Palmizana.


    
Palmizana è l?imprevedibilità della vita stessa, lo stupore e la meraviglia di ciò che accade inconsapevolmente, la possibilità di prendere altri itinerari, oltre a quelli prefissati, non solo itinerari fisici ma percorsi del sapere: mentre sulla terrazza Dagmar racconta un po? di storia della sua famiglia e della sua terra, la narrazione si arricchisce, incalza, appassiona, e nel frattempo arriva un risotto ai frutti di mare, una gustosa aragosta, pranziamo senza smettere di dialogare in un?atmosfera surreale. Al tavolo vicino al nostro sta pranzando uno dei musicisti che ha appena eseguito il matineè, i concerti di musica classica. Si tratta di artisti di fama mondiale che in altra circostanza ed in altro luogo del mondo sarebbe difficile o addirittura impossibile ascoltare perché i loro concerti sono un evento esclusivo, spesso tutto esaurito. Avviene tutto con estrema semplicità e naturalezza.

 

La monografia racconta ancora la storia di Palmizana attraverso la Skorpion, la galleria alla fine del mondo, nata nel 1980, lo spazio espositivo creato da Dagmar Meneghello che ha arricchito Palmizana di una nuova dimensione figurativa, artistica e creativa, di un luogo che rafforza l?identità dell?unicità. La Skorpion non è solo una galleria d?arte, ma un luogo in cui passeggiando ci si accultura e ci si avvicina con semplicità alla cultura croata. Dagmar dopo aver collezionato opere di valore indiscusso, ricordiamo Lesiak, Kulmer, Kurtovic, Murtic, Lipovac si è rivolta soprattutto alla gioventù, come scommessa per il futuro, ha ricercato la provocazione del nuovo e del meno conosciuto, opere nate fuori dall?isola e dalle ispirazioni isolane con un unico filo conduttore, il desiderio di collegare e completare, una collezione di oltre 600 opere che offre un validissimo spaccato della creatività artistica contemporanea croata con una serie di contributi di artisti internazionali, italiani, tra cui Andrea Piccini e Ferdi Giardini, contributi tedeschi, americani.

 

 

Palmizana è ancora oggi la perfetta armonia tra natura e cultura, il contatto primitivo tra l?uomo e la terra, la gente è felice non perché si sente a casa sua ma perché trova tutto quello che manca nella propria dimora.

Gli ospiti che diventano amici, le discussioni di arte, letteratura, musica, storia fino a tarda notte, l?equilibrio ritrovato e rafforzato, pacchi di libri che provengono da tutte le parti del mondo e che rendono l?atmosfera internazionale, i pensieri che raggiungono la pienezza, la terrazza abbellita da decorazioni, fiori, opere d?arte, la musica classica dei matineè che si diffonde sino ad arrivare in alto mare, per tornare più intensa nel cuore, gli artisti che arrivano, vanno via e poi ritornano.

 

La storia dei Meneghello e della Croazia raccontata nella monografia è la dimostrazione che l?uomo con la sua creatività, il suo spirito e la sua anima, può arricchire ogni dove, può far nascere paradisi laddove ci sono pietre e rocce, Palmizana racconta di sacrifici, rinunce, lavoro e generosità, e spiega come non è l?abbandono la scelta giusta, quando la propria terra e le proprie radici sono sentite come un tutt?uno irrinunciabile con il proprio essere.

 

Quando il prof. Eugen Meneghello iniziò la sua opera nella parte brulla del suo possedimento era ben consapevole che non avrebbe mai potuto godere della sua bellezza e non avrebbe mai potuto riposare all?ombra dei pini che aveva piantato. Questo piacere lo proviamo noi oggi, grazie al suo impegno e alla volontà di tutti coloro che hanno proseguito la sua opera.

 

La monografia non è un?autocelebrazione, ma è la proposta di un?altra visione possibile offerta dal turismo croato, l?Adriatico non è solo mare, sole, ma è l?altissimo valore del patrimonio culturale e l?attuale valido potenziale della creatività dei suoi artisti, così pregevole da non meritare certo di rimanere delimitato negli stretti confini di un paese di 4 milioni di abitanti.

La tradizione del connubio turismo e cultura, che giace in ogni testimonianza di questa terra, non è stata rovinata nemmeno dalle difficili situazioni politiche e sociali.

Sono fiduciosa, dunque, anzi certa, rassicurata dal fatto che il governo croato comprenderà l?importanza dell?opera della famiglia Meneghello diretta ad esportare la Croazia nel mondo, con la sua cultura, la sua magia, la sua tradizione ed il suo futuro. E l?Italia accoglie a braccia aperte questo messaggio e vuole contribuire alla sua diffusione.


Il messaggio di Palmizana è infine, e qui concludo, racchiuso molto bene nelle parole di Dagmar nel corso della nostra intervista, un concetto di incredibile bellezza che fu per me un vero e proprio insegnamento di vita: ?ci sono occasioni in cui ci mettiamo a parlare tutta la notte sulla terrazza e ciò che io dico è vero, è giusto, ma anche quello che dicono gli altri è altrettanto vero e giusto, pur essendo l?esatto contrario di quello che ho appena espresso io, perché ci sono tante verità, e finchè non impariamo ad ascoltare la gente sapremo solo una parte delle cose, e forse nemmeno la più interessante?. Mi parlava con semplicità, con il suo italiano stravagante, con gli occhi sempre lucidi, velati, lo sguardo verso un punto indefinito, probabilmente guardava dalla finestra del nostro appartamento di Milano la sua Palmizana, e mi sono chiesta cosa ci fosse in quegli occhi velati, la malinconia, il dolore, la fatica, le ingiustizie subite e mai temute, mai odiate, perché come ha aggiunto concludendo l?intervista: Bisogna saper essere ottimisti, sempre. Erano ottimisti gli occhi velati di Dagmar?.