LUISA CHIUMENTI



    

Nella Basilica di Santa Maria in Montesanto – Chiesa degli Artisti in  Roma, piazza del popolo, a dieci anni dalla scomparsa, è stata ricordata con una mostra, nella bella sagrestia, la pittrice Minette, per la cura del critico d?arte, figlia dell?Artista, Stefania Severi.

Ho conosciuto Minette, quando già la sua attività era in grande fervore; attenta alla realtà, ma al tempo stesso consapevole che la Vita vada vissuta sì, nella sua pienezza anche quotidiana, ma con uno sguardo sereno e colmo di speranza volto a tutto ciò che il ?sogno? può avere in serbo per ognuno di noi.


    
In un viaggio d?arte che insieme abbiamo avuto modo di compiere in un percorso che un gruppo di artisti contemporanei stava vivendo verso il Giubileo del Duemila, ho avuto modo di cogliere lo spirito con cui l?Artista ?osservava il mondo?, con uno sguardo al tempo stesso consapevole del ?limite?, che spesso attanaglia la vita umana, ma proteso verso un continuo suo superamento, sulla base della potenza degli affetti e dell?ammirazione per l?opera stupenda compiuta dalla Natura e imitata dal lavoro dell?Uomo e dalla sublimazione dell?Arte.


    
Alla galleria Trifalco, alla personale “Sognando un gatto che amava i fiori” il 3 gennaio del ?93, mi trovai accanto a Lei ( v. una foto che mi è stata scattata insieme a Minette), e cominciai forse  in quella occasione a cogliere la forte carica di umanità e sensibilità, che continuò a sostenerla fino agli ultimi anni della sua intensa attività, protesa com?era verso la Vita stessa, che mostrava tanto di amare, in assoluta pienezza e disponibilità verso gli uomini tutti, la Natura, gli animali e il mondo intero.

Ricordo il racconto del suo ?salvataggio? di quello che, accolto da Lei, in un angolo di strada  in fin di vita (e dato per morto perfino al veterinario), divenne quel bellissimo esemplare, il ?sussiegoso? gatto che fu per anni (sopravvivendo anche a Lei): il suo Mosé. Amore per gli animali è dir poco, perché la sua dedizione era piuttosto una consapevolezza della vitalità che quell?essere esprimeva, così come si vede ad esempio, nell?immagine di “Leo nel cesto”,  un pastello su carta.


    
Ma ecco la città, come è vista dai suoi occhi, ma anche come ?era? in una sorta di vero e proprio ?documento? di una passata storia; esempio ne sia la sua “Piazza Vittorio”, una tempera su carta del 1988 che documenta lo stato dei ruderi dell?epoca, che si presenta oggi in modo molto diverso, così come sono tanto cambiati gli  scorci di Bassano in Teverina e Chia. Quest?ultimo piccolo centro storico nel Viterbese fu il suo caldo rifugio ed Ella ne ha immortalato ogni angolo, così come ha rappresentato l?interessantissimo centro di Calcata o di Bassano in Teverina.

 

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