CARMEN DEL VANDO BLANCO
La prestigiosa istituzione spagnola a Roma accoglie di nuovo nella sua sede José Guerrero, uno degli artisti spagnoli più importanti della seconda metà del XX secolo. Un Andaluso universale, José Guerrero (Granada, 1914 ? Barcellona, 1991), non solo per il suo ruolo nell?ambito dell?espressionismo astratto americano degli anni Cinquanta, ma anche per la sua influenza sull?evoluzione della pittura spagnola degli anni Settanta e Ottanta.
L?artista granadino soggiornò nell?ex convento sul Gianicolo tra il 1947 e il 1948 e, ora, a distanza di oltre sessant?anni, le sale dell?Accademia espongono una retrospettiva con i suoi lavori più significativi.
Attraverso una accurata selezione di cinquanta opere ?la maggior parte dipinti su tela oltre ai dipinti su carta- la rassegna monografica percorre l?intero cammino artistico di Guerrero, dagli anni della formazione al ritorno in Spagna, passando per la decisiva esperienza newyorkese e apporta una chiave di lettura per approfondire i suoi temi preferiti, ispirati all?esperienza, la memoria e la vita, al margine del puro formalismo.
La prima sezione ?Gli anni della formazione? (1945-1946) si apre con gli esordi nella sua città natale, Granada, e le belle vedute di Almuñécar, anche se sono nei paesaggi di La Alberca (1946) dove emergono i temi dominanti del giovane Guerrero e della Spagna dell?epoca: la vita contadina, il folklore e la religiosità popolari, che definiscono il suo marchio di ?ispanicità?.
Segue il soggiorno romano: dal suo osservatorio privilegiato sul Gianicolo, Guerrero alterna colori vivaci e delicati sulle pennellate che figurano i tetti e i vicoli della città eterna, con la cupola di San Pietro in fondo (Panoramica di Roma, 1948). Sono gli anni della prima mostra italiana alla Galleria del Secolo, dell?amicizia con Afro e Mirko Basaldella e del probabile incontro con la pittura di Mario Mafai.
La sezione ?Alla ricerca dell?astrazione, 1946-1954? è incentrata sulle due opere fondamentali ?L?apparizione? e ?Lavandaie? di un Guerrero che si allontana dai vincoli naturalistici. Con una evidente influenza picassiana, i contorni prendono le forme ovali, che saranno costanti nell?opera successiva dell?artista verso l?astrazione.
Aperto allo scambio di nuove idee, incontra nella vicina Accademia Americana di Roma la futura moglie, Roxane Whittier Pollock, per poi trasferirsi a New York.
Ed è proprio ?La scuola di New York, 1 e 2?, la sezione che sfoggia il Guerrero più noto, quello che approda ad un astrattismo ?biomorfico?, in cui trionfano il nero e il monocromo, una apologia di Mirò.
Il nucleo espositivo, proveniente dal Centro José Guerrero * di Granada, segue un duplice criterio: quello dell?esemplarità degli interessi plastici di Guerrero nel periodo in esame e quello delle sue vicissitudini biografiche durante il processo di formazione della sua personale espressione.
Infatti, si tratta di una carrellata di alcune serie di opere realizzate nei diversi scenari geografici e storici in cui trascorse l?esistenza il pittore spagnolo, inseguendo i passi della modernità nell?arte.
José Guerrero e la sua eccellenza dimostrano, ancora una volta, il grande aiuto della Reale Accademia di Spagna nella formazione dei borsisti.
*CENTRO JOSE GUERRERO ? GRANADA
Come Malaga per Picasso, Granada ha reso omaggio al suo illustre figlio, dedicandogli il ?Centro José Guerrero?, che, inaugurato nel 2000, occupa un antico edificio dell?Ottocento, riadattato con i più moderni criteri della museologia attuale. Diretto da Yolanda Romero, il Centro ha il compito di conservare, mostrare e promuovere lo studio e la diffusione dell?opera di José Guerrero (dopo la tappa romana, molto probabilmente la mostra andrà negli Stati Uniti) che, in vita, manifestò il desiderio di destinare la sua collezione personale alla terra natale.
JOSÉ GUERRERO. I PRIMI ANNI
Reale Accademia di Spagna ? ROMA
Ingresso libero fino al 24-3-2009