MASSIMO BERTI
La nascita di Totò al cinema è datata 1937.
In quell?anno, o piuttosto in una particolare sera di quell?anno, il Principe è a cena in un ristorante romano con alcuni amici, quando si accorge che un signore lo sta fissando da un altro tavolo.
Quel signore, Gustavo Lombardo, convince Totò a firmare il contratto per “Fermo con le mani” quella sera stessa.
Il film non riscuote molti consensi, ma sicuramente fa sì che Totò venga conosciuto da un pubblico del tutto nuovo.
Dopo “Animali pazzi” del 1939, segue “San Giovanni decollato” che nel 1940 proietterà Totò nell?olimpo cinematografico, grazie al lancio pubblicitario che godette, ma grazie soprattutto allo sceneggiatore principale, un certo Cesare Zavattini, in seguito collaboratore di Vittorio De Sica, che trova in Totò quel qualcosa che lo rende speciale, unico.
Quello stesso “qualcosa” viene osannato dai critici e dai giornali di tutta Italia, quei soliti critici che portano dalle stelle alle stalle anche un attore del calibro del principe De Curtis, nell?arco di pochi anni.
Totò non si dà certo per vinto, non fosse altro che per l?enorme clamore che la gente semplice gli tributa ad ogni sua uscita nei cinema.
L?attore napoletano torna nel 1941 con “L?allegro fantasma”, dove interpreta, trattandosi di una storia di gemelli, più personaggi.
Troviamo un Totò esploratore africano in “Due cuori tra le belve” del 1943, un professore di musica strampalato ne “Il ratto delle Sabine” del 1945, a cui si aggiunge il già più conosciuto “I due orfanelli” due anni più tardi.
Il sentiero della settima arte è ormai spianato per l?attore napoletano, le sue pellicole richiamano sempre più spettatori e nel giro di tre anni i titoli aumentano in modo esponenziale.
Infatti, Totò appare in “Fifa e arena” e “Totò al giro d?Italia” nel giro di un anno soltanto, il 1948.
Nel ?49 Totò è protagonista di cinque pellicole, tra le quali spiccano certamente “Totò cerca casa”, “Totò le Mokò” e “L?imperatore di Capri”.
Un accenno particolare va donato al penultimo dei films citati, data la particolarità dell?opera, parodia del celebre “Il bandito della Casbah” dove l?attore francese Jean Gabin interpreta il bandito Pepé Le Mokò.
Il remake comico italiano doveva essere inizialmente girato nei sobborghi napoletani, ma il regista decide di trasferirsi nella vera casbah algerina, trasferendo ad altri anche la sceneggiatura inizialmente accordata ad Edoardo De Filippo.
Il 1950 vede Totò cimentarsi in ben sette opere cinematografiche, ed a quell?anno appartengono “Totò cerca moglie” e “Totò sceicco”.
La bella e lieta favola di “Totò terzo uomo” del 1951, nella quale un effetto speciale straordinario per quei tempi riesce ad affiancare contemporaneamente, nella scena finale, i tre personaggi che il Principe interpreta, lascia il posto al meraviglioso scorcio comico-neorealista di “Guardie e ladri”, realizzato nello stesso anno.
Il ladro Ferdinando (Totò) si spaccia per guardiano del Foro, e con la complicità del “collega” (un giovane Aldo Giuffré) rifila una patacca ad un ricco turista italo americano.
Riconosciuto durante una manifestazione natalizia dallo stesso riccone americano viene inseguito dal sergente Bottoni (Aldo Fabrizi) ma riesce a scappare.
Il poliziotto, in borghese poiché sospeso dal servizio per essersi fatto sfuggire un ladro, tende una trappola ai danni di Ferdinando facendo entrare in intimità le due famiglie.
In occasione di un pranzo conviviale Ferdinando cade nel tranello, ma Bottoni non se la sente più di arrestarlo.
Il ladruncolo, consapevole che con quel gesto il sergente perderebbe il proprio posto di lavoro, si fa portare in questura.
La commissione di censura diede non poche grane ai registi Steno e Monicelli poiché mal sopportava che un agente di pubblica sicurezza familiarizzasse con un delinquente, e che un ladro si facesse mettere in prigione per aiutare una guardia. Alla fine, ottenendo alcuni tagli e modifiche, la censura dà il via libera alle riprese.
Il successo del film è comunque immediato e strepitoso.
Totò viene premiato con il Nastro d’Argento e a Cannes il film viene premiato come migliore sceneggiatura.
“Guardie e ladri” viene presentato in Uruguay, in Francia, in Egitto, in Gran Bretagna, persino a Pechino.
Anche la critica , quella che da sempre avversava Totò, deve arrendersi all?evidenza, e per la prima volta un film di Totò ottiene solo critiche positive.
Del resto, sequenze memorabili di questo autentico capolavoro senza tempo, che affronta la povertà con ironia, con sottile ironia, con comicità irresistibile, grazie al grande apporto che la coppia Totò-Fabrizi, una delle coppie comiche meglio riuscite di tutti i tempi, non potevano lasciare indifferenti anche i più recalcitranti verso la bravura, la genialità di un attore, di un uomo come Totò.
Nel 19? beh, alla prossima.