CARMEN DEL VANDO BLANCO



    

L?evoluzione del genere “bodegòn” o natura morta nei dipinti spagnoli, dal Cinquecento al Novecento, costituisce uno dei capitoli più singolari dell?arte pittorico europeo moderno e contemporaneo.

La recente ascrizione della collezione delle nature morte, appartenute a Rosendo Naseiro, da parte del Ministero della Cultura al prestigioso museo spagnolo, ora offerta alla visione del pubblico, lo eleva ad un indiscusso punto di riferimento della Natura Morta spagnola, rappresentata dalla quasi totalità dei maestri che l?hanno ritratta, dai precursori come Sánchez Cotán fino a Goya.

Si tratta, quindi, di una rassegna inedita delle 40 opere realizzate da 19 artisti, selezionate da questa collezione, considerata la più importante raccolta privata specializzata al mondo.

Il suo titolo, scelto dal suo curatore, Javier Portús, deriva da una commedia di Lope de Vega “Il finto vero”, che riflette sulla realtà e la sua rappresentazione e su come questa possa diventare un?altra realtà. Le stesse questioni, ritiene Portús, che riguardano la natura morta.


Istallata dentro un contesto completamente spagnolo, lo spiegamento della serie ha seguito dei criteri tipologici intrecciati a quelli cronologici, lungo il quale, partendo dal 1627 fino alla metà dell?Ottocento, prevale il XVII secolo.
Lo sguardo del visitatore inizia su una scelta di quadri di piccole dimensioni che figurano frutta o fiori, probabilmente presi dal vero, con rappresentazioni di grappoli d?uva, confermata como una delle più antiche tipologie del “bodegòn” spagnolo. Si prosegue con un?ampia sezione incentrata nella ?natura morta da tavola? per concludersi con i dipinti di fiori. La visione sul  tema si completa nella sala contigua alla mostra, dedicata  alla natura morta del XVII secolo. Fra le opere più significative, spiccano quelle realizzate da Juan Van der Hamen, il più importante “bodegonista” di Corte nelle prime decade del Seicento, presente col capolavoro della collezione -e capolavoro del suo autore-, “Natura morta con carciofi e prugne”, firmata nel 1627, una delle più eleganti dell?epoca, oltre che dipinto chiave per la storia della natura morta in Spagna ed Europa; da Juan de Espinosa, con “Natura morta con uva, frutta e brocca di terracotta”, a forma ottogonale, una delle composizioni più monumentali della pittura spagnola di allora, che assegna al suo autore, nel dimostrare una straordinaria abilità per riprodurre volumi e spazi, un posto principale nella storia del genere in Spagna; 


    
le quattro nature morte con grappoli d?uva eseguite da Juan Fernàndez ?El Labrador?, artista originale e di grande personalità di cui si conservano pochi dipinti, che colmano una delle principali lacune del Prado in questa tipologia;  i tre vasi di fiori e  “Canestro con pesche e prugne” realizzati da Pedro Camprobìn, pittore attivo a Siviglia durante le decade centrali del Seicento, capace di fissare un impronta personale e riconoscibile al genere;  oltre a quelle di Tomás Hiepes, uno degli autori più versatili dal punto di vista degli “ingredienti”, dei temi e delle composizioni dei suoi lavori sul tema; di Juan de Arellano o di  Luìs Meléndez, sufficienti per celebrare il loro ingresso al Museo di qualsiasi di loro  e altri esempi di alta qualità, appartenenti ad autori non rappresentati fino adessso al Prado: Ignacio Arias, Gabriel Felipe Ochoa, Pedro de Medina, Miguel March, José Ferrer, Santiago Alabert, Juan Bautista Romero, José Roma o Miguel Parra.


Le 40 opere della mostra offrono importanti aspetti dello sviluppo del genere dal XVII fino alla metà del XIX secolo e, formando un nucleo che documenta gran parte della storia della natura morta in Spagna, saldano un debito storico verso un  tema e verso degli artisti che, per vicissitudini della cultura e del gusto, non erano sufficientemente rappresentati.

Miguel Zugaga, direttore della ricca Picanoteca, afferma che “gli esemplari della collezione Naseiro, veri e propri capolavori dell?arte spagnola, costituiscono un anello che mancava al Prado  per la narrazione del genere, per la cui incorporazione ci dobbiamo congratulare”.
La reivindicazione storica storica della Natura Morta in Spagna è stata messa a fuoco dalle rassegne monografiche dei più grandi artefice del genere come Juan Sànchez Cotàn, (Madrid 1992-93),  Tomàs Hiepes (Valencia 1995), Juan de Arellano (Madrid 1998), Luìs Meléndez (Madrid 2004 e Dublino 2004) o Juan Van der Hamen (Madrid 2005 e Dallas 2006) e riconfermata nel 1995, a livello internazionale, dalla mostra organizzata alla National Gallery di Londra, intitolata “La natura Morta spagnola da Velázquez a Goya”, a cura degli specialisti, Willian B.Jordan e Peter Cherry.