LUISA CHIUMENTI



?Il fare pittura di Guido? , dice Franca Zoccoli, una delle curatrici del Catalogo della mostra  ? anno(t)ando? ( recentemente allestita dalla Fondazione Peano di Cuneo ), ? diventa elaborazione di memorie-reperti, personali o sottratti alla storia? e  ?diventa? anche, al tempo stesso, rinnovata   ?composizione di frammenti?.

Sembra infatti trattarsi di ?piccole schegge?, ma se la realtà è ormai percepita solo in questo modo, tuttavia appare  sostanziale, a mio avviso, cogliere, nel rapporto che l?Artista ha con il reale, quanto egli  riesca ad esprimere ( forse anche inconsapevolmente ) l?intensa suggestione che la realtà stessa opera sulla sua sensibilità creativa.  E corrisponde in effetti anche a  quella  che ognuno può fortemente provare, la grande influenza che sull?Artista esercita ad esempio, la potenza racchiusa nella concreta realtà di  una città come Roma.

Ma ecco le particolari impressioni che Pecci stesso esprime, sublimandole nella sua arte e che vengono riportate all?interno della copertina del bel volumetto-catalogo:  ??con chi dovrei saldare il debito mio più grande, se non con Roma??. Saldo il mio debito attraverso la pittura : la pittura che decanta il vizio, la lussuria cinica e perversa, la sensuale carnalità di cui la città tutta si nutre e ribolle ( mentre dall?altra parte del Tevere, un sentore di santità s?avverte dalle tonache cardinalizie)?. Una febbre smaniosa risale dal fondo scuro di Roma, e , con essa, il delirio delle anime, innamorate perse delle loro ombre peccaminose?? Una vera e propria sintesi delle diverse, personalissime suggestioni che si possono avere, a seconda della propria personalità e formazione, attraversando le strade di Roma.


    
Ed è ancora la storia di Roma che è sottesa fra le trame de ?La Casa di Giulia?, un ciclo costituito da tele dipinte e piccole terracotte. Qui, se da una parte si coglie l?ascendenza operata sulla creatività di Pecci, dalla ricchezza tematica offerta  dalla storia antica ( la bella figlia di Augusto esiliata per ?cattiva condotta morale ?), dall?altro essa costituisce solo uno spunto per sviluppi molto più ricchi.

E come interpretare i frequenti titoli in inglese delle sue opere? . Come suggerisce la Zoccoli, ciò potrebbe corrispondere ad un suo interesse particolare nei riguardi dell?America, come nel caso dei numerosi ?Lanscape? e ?The Waste Land? e suscita anche interesse l?annotazione sul fatto che il titolo ?The Waste Land? appaia ?mutuato dal poema di T.S. Eliot,  che, ?pur essendo il ben noto autore inglese, tuttavia era ?statunitense di nascita e di formazione?.

Ma fermiamoci ad osservare le ?cartoline? di Pecci che,  tratte in quaranta ?porzioni uguali?, da un medesimo grande foglio, ?dimostrano  il loro essere ciascuna , parte modulare di una serie?. Ma se da un lato si assiste ad uno ?slittamento dall?uno al molteplice?, dall?altro si sente la necessità di una ricostruzione unitaria nel rinnovato ? accostamento dei diversi pezzi.?

E ripensando al rapporto dell?Artista con la Natura, le ?cartoline? mostrano , attraverso una particolare posizione del punto d?orizzonte, come la sua stessa ?linea? possa assumere volta a volta, una collocazione diversa, ampliando o restringendo quella fascia di cielo, in cui si intuisce anche una pur vaga suggestione del mondo astrale. Questa si capta in effetti attraverso quei ?grumi?, macchie e vaghe forme ovali che, galleggiando  nell?aria fanno pensare appunto a corpi celesti.

Si è parlato di ?introiezione del dato naturalistico? e inoltre, se nei ?paesaggi psichici? di Pecci è scomparsa la figura umana, pure, a mio avviso, lo spirito dell?Uomo aleggia ovunque con grande forza ed insistenza.