LUISA CHIUMENTI



    

Una grande mostra al Castello del Buonconsiglio di Trento, ,a distanza di ben 40 anni dalla prima e finora unica mostra monografica tenuta a Brescia, rende omaggio a Girolamo Romanino, geniale Maestro del Rinascimento.

Determinanti a tal fine sono state le campagne di restauro della Loggia affrescata dal Romanino a cominciare dal 1532, realizzate a partire dal 1980 da parte dell?Amministrazione provinciale di Trento ed oggi quasi del tutto ultimate.

Non completamente compreso ed apprezzato fino  ai primi decenni del XX secolo, il Romanino cominciò ad essere oggetto di un grande fervore di studi ( che portarono appunto  alla grande mostra di Brescia del 1965), dopo i restauri e gli studi portati avanti dal soprintendente Giuseppe Gerola e  da Antonio Morassi ( v. Ezio Chini in Catalogo della Mostra- Trento 2006 – Silvana editoriale, 2006 ).


    
Così  il Castello del Buonconsiglio di Trento ha organizzato per l?estate del 2006, un?ampia rassegna dedicata all?artista bresciano (1485-87 – ca. 1560) autore del celebre ciclo pittorico che impreziosisce il Castello, uno dei capolavori della decorazione ad affresco su grandi strutture architettoniche, della prima metà del Cinquecento in Italia.

Grazie alla sua pittura realistica, libera e lontana dall?ufficialità del tempo, Romanino rappresenta ?l?altro volto del Rinascimento? ed è da considerarsi uno dei precursori del naturalismo di Caravaggio e della modernità.

Il Romanino lavorò a Trento negli anni 1531-1532 su commissione del cardinale Bernardo Cles (principe vescovo di Trento dal 1514 al 1539), per decorare appunto la nuova residenza rinascimentale nota come il Magno Palazzo.

Ed è qui, in un pilastro delle cantine, poco sopra il banco di roccia calcarea su cui sorge il Castello del Buonconsiglio, che è incisa la data ( 25 febbraio 1528 ), in cui fu aperto quello che fu uno dei più grandi e originali ?cantieri? della prima metà del ?500 in Italia.


    
Il vasto e prezioso apparato decorativo della Loggia e del Castello, è dovuto anche all?opera di altri importanti pittori come il ferrarese Dosso Dossi e il veneto Marcello Fogolino e l?attuale  mostra consente appunto  di ammirare congiuntamente sia le straordinarie testimonianze pittoriche del Romanino, provenienti da prestigiosi musei e collezioni pubbliche e private italiane ed estere ( dal  Louvre agli Uffizi  alla Pinacoteca di Brera, al Metropolitan di New York, alla galleria Doria Pamphilj di Roma e al Museo di Belle Arti di Budapest), ma anche tutto l?arco di attività dell?artista nel contesto italiano del tempo.

La mostra si articola in diverse sezioni, dalla prima produzione pittorica del Maestro, e la sua formazione tra Venezia e Milano (in cui è posto in luce il rapporto con l? opera di Giorgione e di Tiziano), ai ritratti giovanili ed  ai lavori degli anni ?20.

Una sezione di notevole fascino è stata inoltre dedicata alla produzione degli anni ?40-?50, all?interno della quale risaltano le grandi ante d?organo provenienti dal Duomo di Brescia e dalla chiesa di S. Giorgio in Braida a Verona, rappresentati anche dalla magnifica tela con ?La raccolta della Manna? conservata a Brescia.
    

    
Di grande interesse infine la produzione grafica del Romanino, molto significativa ma poco conosciuta, che risulta ampiamente documentata e messa a confronto anche con disegni del Pordenone e del Lotto.

Infine una sezione è stata riservata a Bernardo Cles, che appare non solo nel suo ruolo importante nel contesto della politica europea e dei suoi rapporti con la casa d?Austria, ma anche nella sua figura di committente in questo straordinario cantiere d?arte rinascimentale che fu il Castello del Buonconsiglio di Trento intorno al 1530.

Se i curatori della mostra sono stati Francesco Frangi dell?Università di Pavia e per il Castello del Buonconsiglio Lia Camerlengo, Ezio Chini e Francesca de Gramatica, occorre segnalare come abbia dato un notevolissimo contributo al  progetto, uno degli studiosi più autorevoli del Romanino  (nonché autore dell?ultima monografia  sul pittore pubblicata nel 1994): Alessandro Nova, professore  alla Goethe-Universität di Francoforte.

Ricordiamo infine che la mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione dei Musei Civici di Brescia e delle Soprintendenze ai beni storico – artistici di Mantova e Trento.

 

 

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