LAURA PATERNO

Può accadere che in una sala di un edificio industriale nato negli anni ’20, destinato ai servizi connessi per la produzione della birra Peroni, e successivamente ristrutturato, si ammirino grandi ritratti in carboncino e gesso, dai volti stranamente vecchi, mentre alle nostre spalle, una elegante ragazza di gesso dalla figura longilinea aspetti seduta alla fermata dell’autobus: stiamo parlando dell’esposizione di George Segal, scultore e artista americano protagonista della Pop Art, presso gli edifici espositivi del Museo di Arte Contemporanea di Roma. Questa splendida struttura, composta di due ale simmetriche, ex scuderie, e collegate da due ponti vetrati, e da un padiglione centrale, rinata qualche anno fa con l’intenzione di farne sede per la ricchissima collezione di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sembra oggi destinata a ospitare invece esposizioni temporanee di artisti contemporanei, dalla fotografia alla scultura.
A due anni dalla morte di George Segal, Roma infatti lo ricorda qui con una selezione di quaranta opere, appartenenti alla The George and Helene Segal Foundation, fra cui sculture di soggetto biblico e altri aspetti meno noti, come acquarelli e ritratti in carboncino degli ultimi anni.
Completa la mostra una selezione di più di sessanta fotografia inedite, in bianco e nero, di Dino Pedriali: un reportage artistico del 1976 su George Segal, ambientato nel suo studio nel New Jersey.
La mostra, a cura di Gianni Mercurio, presenta l’autore che più degli altri americani della Pop Art è caratterizzato da un atteggiamento demistificatorio ed esistenziale nei confronti della nostra società industrializzata e consumistica. I suoi celebri calchi in gesso di persone bloccate in gesti e azioni di vario tipo astraggono con ironia amara l’uomo urbano, che in tal modo sembra cristallizzato, e alienato, in un azione banale e ripetitiva.
Le sculture selezionate per la mostra sono frammenti del suoi studi sul corpo umano, nudi e parti di nudi femminili, gruppi ambientali come The Homeless (1989), Change Meeting (1989), Italian Restaurant (1988), creato a Roma. Le figure a grandezza naturale, calchi di parenti e amici dell’autore, sono accompagnate da oggetti reali, borse, sedie, scale. L’ambientazione non viene imitata ma direttamente sostituita al procedimento creativo, un’eredità del cubismo che attraverserà tutti i seguenti movimenti artistici. La tecnica introdotta e utilizzata a lungo dall’autore, fasciando i modelli di garze mediche imbevute di gesso, permette di delegare la rappresentazione dei soggetti ai soggetti stessi. Lo stesso Segal confidava di scegliere i suoi modelli fra chi faceva trasparire, dall’espressione, “una vita mentale molto intensa”.
Ma con l’uso del colore e la cura della costruzione della scena, Segal arriva ad astrarre dal campo reale le figure, per stilizzare con ironia la quotidianeità del mondo contemporaneo, dell’american life.
I gruppi di sculture, di cui peraltro sono chiare le difficoltà di trasporto e di allestimento museale, trovano una perfetta esposizione nei grandi spazi del padiglione centrale del Museo. La scelta artistica, come già accennato, privilegia un aspetto meno conosciuto dell’autore, come i legami pittorici con l’espressionismo e l’uso esasperato dei colori primari negli acquerelli della seconda metà degli anni ’50, grosse tele di donne dai colori fauves. E inoltre le tematiche bibliche delle sculture, The Expulsion (1986-87), e Jacob’s Dream (1984-87), testimoniano le radici di Segal, l’ambiente di cultura e religione ebraica e piccolo-borghese dal quale proveniva. Così come i temi di giustizia morale, estranei agli artisti della pop art, conosciuti per il gruppo The Holocaust (1983) installato al Golden Gate Park di San Francisco, sono testimoniati da In Memory of May 4 (1970) qui esposto.
La mostra è accompagnato da un catalogo illustrato, in italiano e inglese, con interventi critici, fra gli altri, di Daniel Berger, Carrol Janis, Adachiara Zevi, e rappresenta la sola pubblicazione in lingua italiana dell’artista.



Informazioni:
Orario: da martedì a domenica 9.00-19.00; festività 9-14 (lunedì chiuso)
Biglietto di ingresso: intero 5,16 euro; ridotto 4,13 e 2,58