LUISA CHIUMENTI
Testa di contadina con cuffia bianca, 1885
Con le sue centocinquanta opere esposte è una mostra clamorosa per il panorama espositivo italiano. E non solo. La collaborazione felice, e fondamentale, con tre musei come il Van Gogh Museum di Amsterdam, il Kröller-Müller di Otterlo e il Musée d?Orsay di Parigi, e con tantissimi altri poi, consentirà di vedere per cinque mesi a Brescia opere di tale qualità, e in tale quantità, che soltanto dalla diretta conoscenza, però in una impossibile contemporaneità di tempi, di decine di musei in tutto il mondo potrebbe nascere. Sarà ripercorsa, a partire da una iniziale sezione dedicata alle opere su carta, la vita di questi due autentici geni che hanno saputo superare la novità dell?impressionismo per sviluppare un linguaggio completamente nuovo. Dunque per Gauguin l?inizio coinciderà con le suggestioni impressioniste ricevute, a partire dal 1873, durante il decennale soggiorno parigino vissuto nella stretta amicizia, tra gli altri, con Pissarro. Quindi, nel 1886, la stupita scoperta della Bretagna, con la felice parentesi del viaggio in Martinica, cui seguiranno due altri soggiorni, l?ultimo nel 1894, a Pont-Aven. Parallelamente l?esposizione seguirà la maturazione artistica di Van Gogh che, dopo il fondamentale periodo olandese coincidente con i primi anni ottanta, nella primavera del 1886 giunge finalmente a Parigi dove lo aspetta l?amato fratello Theo, impiegato di un?importante casa d?asta, che lo metterà in contatto con i protagonisti dell?impressionismo.
Ritratto di Madeleine Bernard
Si giunge quindi a quello che è il capitolo centrale di tutta la mostra: Van Gogh e Gauguin a Arles. Van Gogh è il primo a giungere, nel febbraio del 1888, nel Sud della Francia e sarà lui a insistere perché l?amico lo raggiunga, realizzando nel frattempo alcune, vere e proprie icone dell?arte moderna, come i ritratti della famiglia Roulin. Il sodalizio, celebre anche come ?lo studio del sud?, si compone nell?autunno di quell?anno e durerà intensissimi mesi. Gauguin infatti, dopo l?ennesima intemperanza di Van Gogh, decide di ritornare a Parigi, mentre per l?amico si apre la stagione più tragica della sua esistenza, vissuta tra volontari ricoveri e brevi, febbrili periodi di felicità creativa. L?8 maggio del 1889 infatti, Van Gogh lascia la ?casa gialla? per farsi ricoverare a Saint-Rémy. Un anno dopo, raggiunge Parigi e di qui, incoraggiato dal fratello, muoverà per stabilirsi a Auvers-sur-Oise dove sarà seguito dall?ultimo amico della sua breve esistenza, il dottor Gachet. A Auvers Van Gogh lavorò intensamente realizzando alcuni dei suoi capolavori più celebri. Dipinse infatti diverse vedute del villaggio e della campagna circostante, arrivando a terminare in media una tela al giorno. Domenica 27 luglio, nella sua amata campagna, si spara al petto. Il giorno dopo, quando incontra il fratello, Vincent è ancora lucido e lascia supporre a Theo che le sue condizioni non siano in realtà così gravi. Van Gogh si spegne all?alba del 29 luglio 1890.
Bambina e donna che cuce, 1889
La mostra prosegue quindi seguendo le rotte disegnate dai viaggi di Gauguin. Il primo aprile 1891, si imbarca per Tahiti. Questa data segna l?inizio della stagione creativa più celebre e feconda di tutta la sua carriera. Dopo la conquista, maturata nel periodo bretone, dell?uso antinaturalistico del colore, la partenza era motivata dalla ricerca di un mondo vergine dove scoprire nuovi motivi ispiratori. La conoscenza dei riti pagani delle isole gli servì per attribuire complessi, esotici significati alle sue composizioni che, nonostante la sua pretesa di una vita isolata e selvaggia, egli concepiva con l?obiettivo di far ammirare in Francia, dove nel frattempo si era accreditato come padre del simbolismo. Dopo una permanenza nella capitale dove era tornato nel 1893, Gauguin raggiunge nuovamente Tahiti nel 1895. Qui dipinge ancora alcune tele che si distinguono per una complessità concettuale e un?elaborata decorazione, sconosciute alle opere del primo soggiorno.
Sarta di Scheveningen, 1881
Nel luglio del 1901 Gauguin scrive a Charles Morice: ?Il prossimo mese mi trasferirò a Fatu-iva, nelle isole Marchesi, ancora pressoché antropofaghe. Credo che lì questo elemento del tutto selvaggio, questa solitudine completa mi regalerà, prima di morire, un ultimo slancio di entusiasmo che darà nuova vita alla mia immaginazione e porterà alla sua perfezione il mio talento.? Gauguin, ormai seriamente malato, vive questo ultimo tempo lavorando intensamente sia in pittura che alle opere su carta. Il suo universo figurativo diventa più semplice, più archetipico e monumentale, basato su singole figure e gruppi familiari. Riprende poi a dipingere delle magnifiche nature morte e gli ultimi, coloratissimi paesaggi che i suoi occhi vedono, prima di chiudersi per sempre l?8 maggio 1903.