ANGELO LO RIZZO
(Museo Ermitage)
A parte gli addetti ai lavori non sono in molti a sapere che la città di Forlì, e con essa la Romagna, sono stati luoghi fondamentali per Canova e, in generale, per il neoclassico in pittura e scultura. A ricordarcelo c?è ora una grande rassegna ai Musei San Domenico che inaugurata il 25 gennaio resterà aperta al pubblico fino al 21 giugno prossimo.
Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì e curata da Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca e Sergej Androsov, con l?allestimento di Wilmotte e Alessandro Lucchi, la Mostra che ha per titolo ?Canova: L?ideale classico tra scultura e pittura?, si configura come la più impegnativa e completa esposizione sino ad oggi dedicata al Maestro veneto, dopo quella di Venezia del 1992.
E? un autentico piacere per gli occhi e per lo spirito poter ammirare attraverso le 160 opere esposte e due inediti canoviani ritrovati proprio grazie agli studi ed alle ricerche condotte per questa mostra: l?Erma del Cimarosa e l?olio che ritrae il Principe Lubomirsky come San Giovannino.
Attraverso una serie di capolavori esemplari l?esposizione forlivese ripercorre l?intera carriera del ?moderno Fidia?, ponendo per la prima volta a confronto le sue opere (marmi, gessi, bassorilievi, bozzetti, dipinti e disegni), oltre che con i modelli antichi cui si è ispirato, anche con i dipinti di artisti a lui contemporanei con i quali si è confrontato.
( Museo Ermitage)
Per Forlì Canova creò tre capolavori. Innanzitutto una versione di Ebe, una delle sue opere più popolari, realizzata tra il 1816 e il 1817 per la contessa Veronica Guarini. A precedere Ebe, nel 1814, fu la Danzatrice col dito al mento, destinata al banchiere Domenico Manzoni e andata dispersa dopo la morte del proprietario in un atroce fatto di sangue, il cui mistero rimane ancora insoluto. La vicenda verrà sublimata dallo stesso Canova nella bellissima Stele funeraria di Domenico Manzoni ancora conservata nella Chiesa della Santissima Trinità.
Il confronto fra le due diverse versioni di Ebe, quella di Forlì e quella dell?Ermitage dove la figura è rappresentata su una nuvola, appartenuta all?imperatrice Giuseppina moglie di Napoleone, evidenzia come il grande scultore seppe trasporre nel marmo l?audace motivo della figura in volo.
La grandezza del Canova, già in vita celebrato come il più grande scultore di tutti i tempi per avere riportato nel mondo la perfezione della scultura greca è testimoniata da prestiti assolutamente eccezionali. Come i due colossali Pugilatori dei Musei Vaticani, e come la Venere italica , conservata alla Galleria Palatina di Firenze e ancora La Maddalena, capolavoro per il quale Canova trovò ispirazione in Tiziano.