EMMA VISCOMI
C?è un progetto portato avanti da Arcus, che tende a definire la programmazione degli scavi nell?area ritenuta interessante sin dalle prime ricognizioni del 1932, dovute all?interessamento di Umberto Canotti Bianco.
La ricerca scientifica, avviata con Arcus, si basa sul ritrovamento parziale del complesso monumentale di Età romana. La località è Casabianca, nella zona Est della Piana di Sibari, in provincia di Cosenza.
Le indagini intraprese nel Parco del Cavallo nel 1969, si avvalgono di argomenti avvalorati dalla storia, dell?esistenza di Sybaris, Thurii e Copia.
La difficoltà di identificazione di parti del territorio, deriva dall?ampiezza dello stesso con un numero elevato di abitanti: 100 mila nel 200 a.C..
La continuazione dell?opera esplorativa riguarda 10 ettari delle distinte realtà antiche.
Gli scavi, proseguiti nel 2004, fanno intravedere l?opportunità di riportare alla luce i reperti risalenti ai diversi periodi della fondazione. Per il momento, sono tre gli edifici di un certo valore, uno dei quali si identifica con l?estensione di una piscina.
Il programma di approfondimento è portato avanti dalla Soprintendenza archeologica della Calabria nel ?90, con l?intento di conoscere a fondo l?impianto urbanistico generale .
Dati inediti emergono sulla topografia della seconda colonia panellenica (Thourioi, in seguito Thurii) e di quella romana (Copia). Per Sybaris, tocca affrontare difficoltà di notevole portata, poiché la planimetria della città, fondata per prima dagli Achei, poggia su livelli inferiori, messi a sacco e fuoco ed alluvionati artificialmente nel 504 a. C., ed ora invasi da falde acquifere.
La ricerca complessiva, per nulla facile, data la presenza delle diverse stratificazioni, risulta così ancora più complicata del previsto, oltre che maggiorata da eccessivi esborsi finanziari.
Gli ultimi scavi estensivi risalgono a cinque anni fa, sulla base dell?accordo stipulato con la Scuola archeologica italiana di Atene.
Tra gli oggetti rinvenuti, una scoperta rilevante: il frammento di una statuetta di bronzo, raffigurante il toro cozzante di Thurii. Secolo di produzione: IV a. C.
E? questa la prova inconfutabile dell?esistenza e dell?utilizzo di materiale greco nella città romana.
Lo studio continua nell?ambito dei rapporti stabiliti lungo le linee di viabilità del territorio circostante.
La valorizzazione e circoscrizione dell?area, non può prescindere da esse.
Come non può essere rimandata la custodia del materiale acquisito altrove. Occorre una struttura museale di grande respiro, a 20 chilometri di distanza dalla A3 Salerno- Reggio Calabria e dalla 106, direzione Taranto. Il punto nodale è importantissimo. Esattamente come ai tempi della Magna Grecia, delle Guerre puniche e dell?espansione dell?Impero romano.
Sybaris, Thurii e Copia sono le speranze ancora nascoste di uno dei siti più appetibili dell?Italia meridionale.
Il coinvolgimento di studiosi ateniesi, è dettato dall?esigenza di avviare e consolidare rapporti con il sud Italia. Rivivono così, in epoca contemporanea, scambi e relazioni del passato, quando colonie e madre-patria erano legate da vincoli culturali e commerciali, impossibili in altre realtà del Mediterraneo.
L?attenzione di Arcus per Sybaris, non è casuale. Risponde all?esigenza di privilegiare un sito finora trascurato e che merita invece di essere portato alla ribalta nella sua totalità.
La ricerca continua e promette bene, grazie alle nuove tecnologie ed alla sensibilità dimostrata dall?Amministrazione di Cassano Jonio, comune al quale appartiene l?attuale frazione di 5000 mila abitanti.
Lo scopo dell?Ente è illustrato nello Statuto che parla di compiti istituzionali, diretti a tradurre beni ed attività culturali da oggetti passivi a soggetti attivi di sviluppo e di progresso.
Il complesso sul quale condurre le indagini, è esteso su di un campus, identificabile con il ginnasio della città greca.
Alla parte mediana appartiene il peristilio, al centro del quale si trova il podio di un tempio.
Ma c?è un altro motivo inalienabile d?indagine: l?impianto ippodameo con snodo stradale del V secolo.
Le finalità di prossima risoluzione riguardano la presentazione museografica attraverso il restauro delle murature di ricostruzione nell?architettura totale dell?edificio.
La storia di Sybaris parte da lontano, intorno al 730-720 a.C. La scelta di un gruppo di coloni, provenienti dall?Attica e dall?Argolide, cade sulla pianura del fiume Crati, a pochi chilometri dal mare Jonio. L?espansione ha inizio dopo la sottomissione delle etnie locali, nella zona di Sila, Pollino e Metaponto. Prosegue poi sotto buoni auspici stabilendo ovunque rapporti commerciali e culturali. Qualche anno più tardi sorgono i primi contrasti tra democratici ed oligarchi che preferiscono trasferirsi a Crotone. Quando si deve piegare la resistenza di Siris della Lucania, si chiede l?aiuto di Crotone e Metaponto.
L?alleanza dura poco. Una volta sottomessa la comunità ribelle, aumentano gli attriti con i crotonesi. Gli alleati di una volta non sopportano lo strapotere dei sibariti, arricchitisi notevolmente con i commerci diretti a Mileto ed in Asia minore, ed ingaggiano una lotta feroce con esiti terribili nella Piana, coltivata a frumento, agrumi e viti.
Lo scontro che anticipa la disfatta definitiva, avviene sulle rive del Traente, attuale Trionto.
L?assedio della Città dura 70 giorni. Alla fine, il crollo. Sybaris perde di colpo la mollezza dei suoi costumi, la ricchezze delle sue campagne, la bellezza dei suoi monumenti, colpita da un?azione devastante senza precedenti. I crotonesi radano al suolo abitazioni, piazze, monumenti. Come se non bastasse, deviano il corso del Crati per cancellare le fondamenta dell?acerrima nemica. Anche quel che resta delle rovine è, dunque, perduto. I superstiti cercano scampo nelle vicinanze. Chiedono aiuto alla Madre Patria. Pericle risponde nel 444 con un nuovo impianto urbanistico ottogonale, stabilito dal famoso architetto Ippodamo, e l?invio di nuovi coloni. Tra loro, è assicurata la presenza del filosofo Protagora, autore della Costituzione, e di Erodoto, il grande storico dell?antichità, morto nel 425 a. C. a Thurii, nome nuovo di zecca imposto alla città appena rifondata. Ben presto esiliati e nuovi arrivati incontrano motivi di divergenza. Antichi privilegi e corrispettive aspettative sono rivendicati da ambo le parti. Ancora una volta la città si divide, con risvolti perniciosi sotto tutti i punti di vista.
il Ponte del Diavolo
La decadenza è in atto quando Annibale assedia le mura ed abbatte le porte. La guerra dei cartaginesi contro i romani penalizza ancora una volta la tormentata città. Ma i romani non demordono. Un nuovo insediamento sorge sulle rovine precedenti.
Stavolta si chiama Copia( Abbondanza) ed ha un?estensione rintracciabile nel Parco del Cavallo; difatti, è lì che si rilevano monumenti romani. Nella stessa zona sussistono strade principali e strade secondarie, teatro e mura di varie epoche. Tra i reperti più importanti, c?è anche l?esedra. Poco distante, a Castiglione della Palude, la presenza di una necropoli dell?età del ferro (IX- VII sec.) convalida l?ipotesi di un nucleo abitativo anteriore all?arrivo dei greci.
Anche a Torre Mordillo, lungo il fiume Coscile, gli esperti rintracciano utensili e necropoli risalenti allo stesso periodo.
Tra i cantieri in funzione, riveste molta importanza quello noto come Prolungamento Strada, allestito di seguito al Piano del Cavallo. Altra zona interessante è il Piano dei Tori. Nella località ribattezzata Casabianca, con edifici del IV sec.a.C., è scoperta una torre circolare dello stesso periodo. Al centro di essa si erge il podio di un tempio. A Stombi, forse quartiere artigianale periferico della ricca città, i rilievi riguardano piccoli edifici, ceramiche, pozzi e fornaci successivi al 510 a.C. e tanti altri oggetti esposti nelle sale del Museo.
Il corredo di alcune tombe coperte da tumuli, detti timponi, è costituito di piatti aurei con scritte in lingua greca. Grande è la dimensione di un tumulo contenente un solo sarcofago. La leggendaria ricchezza ed eleganza locale, non può essere documentata. Per il momento resta, dunque, nell?alone della leggenda.
Altro motivo solido d?indagine: l?impianto ippodemeo collegato ad uno degli incroci di grande viabilità del V secolo, al pari del Crati, navigabile e con acque canalizzate fino alla foce indipendente dal Coscile, ugualmente interessato all?irrigazione dei campi della zona.
Il rilevamento viario è di capitale importanza. E? pertinente all?area d?influenza estesa fino a Poseidonia ( Paestum), fondata sulla foce del Sele, in Campania, a Laos, sorta sulla costa del Tirreno, ed infine a Skidros che qualcuno identifica con Sapri, sul Golfo di Policastro.
E? la coltivazione della terra ad offrire i capitali necessari ad alimentare l?opulenza del sistema di vita, il fasto delle case, la mollezza dei costumi dei sibariti pronti a trasformare acquitrini e paludi in luoghi ameni, tra mare e montagna. Lo Jonio da una parte, il Pollino dall?altra. Nel mezzo la pianura, con il letto del Crati, provvido fino alla malagurata inondazione.
L?area odierna ha il verde intenso della macchia mediterranea, le estensioni dolci dei vigneti, il sempreverde degli ulivi a qualche chilometro dal mare azzurrissimo e dalla sabbia bianca.
nel Parco del Pollino
La vocazione turistica cresce con l?indotto degli aspetti culturali. Va dai Laghi alla darsena, in grado di ospitare 2000 imbarcazioni da diporto. Si estende al Parco del Pollino, massiccio dalle rocce verticali e dai rarissimi pini coricati. Comprende i prati verdi, accesi dal rosso dei papaveri nelle campagne. Cammina con i reperti esposti nelle cinque sale del Museo, e provenienti, in parte, anche da Francavilla marittima.
Gli scavi, ultimi in ordine di tempo, ed eseguiti con tecniche d?avanguardia, costituiscono la ricchezza ben conservata di Copia. Teatro, strade, piazze e case godono dell?ombra degli aranci insieme con i pavimenti a mosaico. Sono questi alberi generosi a rendere soprendenti le escursioni nell?area archeologica museale attorno, con stenopoi ( strade secondarie), plateiai( strade principali) e prove inconfutabili di tre fasi edilizie e temporali sulla domus romana presa ad esempio.
L?antica città giace sepolta sotto cumuli alluvionali, ma la Piana delle Clementine sa come far valere i suoi frutti: quattro milioni di quintali di oro giallo, tra il 54 ed il 60% della produzione italiana, invadono il mercato ogni anno, rinnovando la tradizione antica della ricchezza ottenuta dalla buona terra.
L?operazione rinascita , avviata più volte nei secoli prima dell?Era cristiana, ricomincia nel 1960 con l?Ente Sila.
Le paludi tornano ad essere campi fertili grazie alla bonifica, esattamente come ai tempi dei primi ellenici. E come ai tempi dei romani che frazionano l?agro in poderi di grosse dimensioni, intorno al primo secolo a.C., dopo la fondazione di Copia, per la quale scelgono le zone pubbliche e delle ville. Del patrimonio portato in superficie fanno parte: terme, fontane monumentali, abitazioni, strade, teatro e porta nord.
L?arrivo di popoli diversi mette in fuga i residenti. E? tempo di invasioni barbariche, di razzie di saraceni. Il rifugio è a monte, a discapito della Marina, che diventa presidio di morte e di malaria.
Oggi non più. Con gli scavi completi, visibili, l?atmosfera sarebbe diversa: un ritorno alla civiltà degli abitanti d?altri tempi.