Testo di ANNA MARIA ARNESANO e Foto di GIULIO BADINI
L’Andalusia, la Spagna dei Mori, costituisce l’estrema regione di sud-ovest affacciata sul Mediterraneo occidentale e sull’Atlantico, divisi dallo sperone di Gibilterra. Grande quanto il Portogallo con cui confina (un sesto della Spagna), l’Al Andalus degli arabi che la dominarono per otto secoli è una terra montuosa a nord, con un’agricoltura arretrata, e fertili pianure lungo la costa bagnate dal Guadalquivir, ed anche la più popolosa del paese. Come tutti i sud è calda in tutti i sensi ed è stata la culla delle tradizioni più caratteristiche: corrida, tapas, flamenco, chitarra e canto. Le fiestas sono più chiassose e pittoresche che altrove, le processioni più spettacolari e coinvolgenti, le corride più partecipate, il caldo estivo più torrido, le persone più vivaci. Gli andalusi vivono sempre al massimo: difficile non rimanere contagiati dalla loro allegria. La sua conformazione l’ha sempre resa più facilmente accessibile dal mare che non via terra. Qui approdarono attorno al 1000 a.C. i Fenici, attratti dalle ricchezze mineraria, portandovi la scrittura, le monete, il tornio, l’olivo e la vite, l’asino e la gallina, la salatura del pesce e la musica, seguiti poi da Greci, Cartaginesi e Celti. I Romani vi si trovarono tanto bene da restarvi per sei secoli, facendone una delle province più ricche e civilizzate dell’impero: vi edificarono imponenti città e costruirono strade, ponti e acquedotti tuttora funzionanti. Nel 711 arrivarono i musulmani che rimasero per ben 8 secoli, divisi in una moltitudine di regni. Sotto gli arabi visse un periodo di grande prosperità materiale e culturale. Esperti in irrigazione, vi introdussero nuove coltivazioni (arance, limoni, pesche, canna da zucchero, angurie, melanzane) e soprattutto la cultura antica greca, la matematica, l’astronomia, la medicina e la botanica, sintesi del sapere antico classico, arabo, ebraico e cristiano. In architettura crearono capolavori che ancora oggi ci lasciano a bocca aperta.
Nel 900 Cordoba contava 300 mila abitanti, 800 moschee e 700 bagni pubblici, una pregiata università con ricche biblioteche, un centro cosmopolita di eruditi vero faro culturale nel buio del Medioevo europeo. La divisione musulmana portò pian piano alla riconquista da parte dei re cattolici spagnoli: nel 1492 cadde Granata, ultimo baluardo moresco. La scoperta dell’America portò enormi ricchezze ai porti di Siviglia e Cadice, ma l’assegnazione delle terre ai nobili casigliani comportò miseria per il popolo che porterà poi a fine 800 a rivolte anarchiche e ad orribili atrocità durante la guerra civile. Una terra ricca abitata da gente povera, come l’ha definita qualcuno, ma meritevole di essere visitata. Meno famose delle consorelle Cordoba, Siviglia, Granada e Malaga, Cadice e Jerez de la Frontera rappresentano i gioielli dell’Andalusia atlantica, quel tratto di costa della Spagna meridionale affacciata sull’oceano oltre lo stretto di Gibilterra. La Frontera non si riferisce ai non lontani confini con l’Algarve portoghese, bensì all’antico confine storico tra l’Andalusia moresca e musulmana e la Spagna cattolica prima delle Reconquista cristiana. Cadice, elegante e raffinata città portuale al centro della Costa de la Luz ancora oggi racchiusa entro una cinta di poderose mura, può vantare il titolo di una delle città più antiche d’Europa, essendo stata fondata dai Fenici nel 1100 a.C., ma per la prosperità del suo porto bisogna attendere la scoperta dell’America, che nel XVII secolo ne fece la più ricca e cosmopolita città spagnola, purtroppo ora in decadenza.
Da qui partì anche Colombo per il suo 2° e 4° viaggio verso il Nuovo Mondo. Bello il centro storico, composto da un dedalo di viuzze su un promontorio con ampie piazze, dominato dall’imponente cattedrale; chiese e musei conservano i capolavori di illustri maestri come Goya, El Greco e Zurbaran. La candida Jerez costituisce invece l’elegante capitale di alcune delle più tradizionali passioni nazionali: lo sherry, il robusto e liquoroso vino dal lungo invecchiamento, l’arte equestre dei bianchi cavalli andalusi danzanti al passo di musica, l’allevamento dei tori da corrida e il flamenco, l’arte musicale di origine gitana sintesi dei virtuosismi di chitarra, canto e danza. Tra i significati monumenti storici come l’Alcazar, imponente fortezza araba del XI° secolo, la cattedrale con tutta l’esuberanza decorativa del barocco spagnolo e la chiesa gotico-isabellina di San Miguel dalla facciata straordinariamente ricca di ornamenti, ovunque si incontrano cantine e rivendite di sherry, negozi di selleria e scuole di flamenco. La strada dei sonnolenti Pueblos Blancos di origine moresca arroccati tra le colline della valle del Guadalquivir, con le sue stradine acciottolate, le donne vestite di nero con il copricapo all’araba e le case tinteggiate di calce, costituisce uno degli itinerari più suggestivi dell’Andalusia.
L’operatore milanese “Adenium – Soluzioni di viaggio” (tel. 02 69 97 351, www.adeniumtravel.it), specializzato in turismo culturale, propone dal 15 al 19 febbraio 2012 un tour guidato di 5 giorni dedicato alla scoperta di Cadice e di Jerez, con degustazione di sherry e spettacolo equestre e di flamenco. Partenza con voli di linea da Milano, pernottamenti in hotel 4 stelle con mezza pensione, accompagnatrice dall’Italia, quote da 1.090 euro in doppia.