CARMEN DEL VANDO BLANCO



    

Ci è voluto più di un anno di preparativi fra ricerche, riunioni, visite agli studi di artiste e fiere per organizzare nella gioiosa capitale andalusa la sua nuova edizione della Biacs all?insegna di ?(Lo Desacogedor) = Il non accogliente. Scene fantasma nella Società Globale? – una riuscita selezione di oltre 90 autori di tutto il mondo nel Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, allogiato nello storico Monasterio de la Cartuja (=Monastero della Certosa) e nelle Reales Atarazanas (=Arsenali Reali) della città hispalense -, diretta dal nigeriano Okwui Enwezor, Decano degli Affari Accademici e Vicepresidente Esecutivo dell?Art Institute di Chicago e già Direttore Artistico di Documenta 11 a Kassel (dal 1998 al 2002) e della seconda Biennale di Johannesburg (1996-1997) oltre ad essere stato curatore di numerose mostre nei più prestigiosi musei del mondo.

E ancora vivo il ricordo della prima edizione di questa Biennale -curata da Harald Szeemann- visto l?interessante campionario delle ultime tendenze, nella creazione artistica attuale, che ebbe già due anni fa la meritata vetrina a Siviglia, elevandola a punto di riferimento nel contesto artistico globale.


    
Come allora, seguendo la scia tracciata e rinsaldando le fondamenta stabilite dalla precedente manifestazione, Enwezor propone l?ideazione di diversi spazi per invitare a riflettere, a interagire e a dialogare con un criterio, in cui non solo gli adetti ai lavori ma anche il grande pubblico possano addentrarsi nella galassia attuale della contemporaneità artistica.

Le sedi del Centro Andaluz de Arte Contemporáneo (CAAC) -nel Monasterio de la Cartuja di Santa Maria de las Cuevas- e le Reales Atarazanas, la grande novità di quest?anno, costituiscono gli assi portanti per lo spiegamento del  sostanzioso contenuto della Biacs2 : sculture, dipinti, fotografie, video e istallazioni di gran formato, la più recente produzione realizzata da artisti di fama internazionale. E non solo, la Biacs2 cercherà di entrare nello spazio pubblico urbano per impossessarsi delle impressioni percepite dal visitatore curioso dell?evento. E così, in questa edizione,  alcuni balconi, vetrine dei negozi centrali e, addiritura, uno dei ponti che collegano le due sedi hanno voluto accogliere vari progetti artistici della rassegna.

E? il caso della tedesca Josephine Meckseper col suo progetto artistico, esibito nelle vetrine del centralissimo negozio di abbigliamento Sfera. L?artista che vive e lavora a New York  è una creatrice che spesso espone i suoi lavori nei grandi magazzini concependoli come gallerie d?arte. Attraverso la sua opera, la Meckseper pone delle complesse domande sul potere, la politica, il nazionalismo o il femminismo ritenendosi, comunque,  un?artista e documentarista con un ruolo riflessivo e attivo ma non ideologico.

Per determinare lo spazio di ?Il non accogliente?, afferma Enwezor, “la mostra dovrà guardare oltre la metafora della città e cominciare a riflettere sulla complessa natura della ?adiacenza?”, concetto che define da “l?importanza sintomatica di vivere di fianco, fuori o dentro uno spazio-contesto determinato”.


    
Per affrontare la questione, Enwezor propone di esplorare il rapporto fra il Nordafrica e l?Europa ?come uno spazio-problema? ed analizzare questo rapporto da parte degli artisti, pensatori e il grande pubblico. Il direttore artistico ritiene opportuno cogliere l?occasione del Festival della Cinemateca di Tangeri (Marocco), “Fra la Modernità”,  che considera una potenziale piattaforma per un più esteso dialogo sul concetto di vicinato fra ambedue le regioni mediterranee, dato che film e video, prodotti da artisti di diverso orizzonte, tanto estetico come geografico, rifletterebbero sulle rappresentazioni prodotte sul mondo arabo dal punto dell?osservazione occidentale impregnata di sospetto e diffidenza. L?obiettivo è contrastare la serie di archetipi mostrati dalla maggioranza dei mass media occidentali e dimostrare che il mondo arabo non è la periferia del mondo moderno ma che sta sviluppando una modernità tutta sua, singolare con riguardo al modello occidentale.

In questo settore, il fotografo italiano Olivo Barbieri, di Bologna, che partecipa alla Biennale di Architettura di Venezia di quest?anno, ha preparato, in esclusiva per l?esposizione, il progetto ?Sevilla 06″ che proietta nelle Reales Atarazanas. Per la realizzazione di questo film, Barbieri ha sorvolato in elicottero le città di Siviglia, Huelva, Cadice, Malaga, Ceuta, lo stretto di Gibilterra e la costa africana. Dall?alto, ha ripreso in video e fotografato diversi scenari urbani. A Siviglia ha immortalato le immagini della Catedrale, del Patio de los Naranjos e di altri edifici dell? Isola della Cartuja. Tutto un evento, trattandosi della prima presentazione dell?opera di questo affermato autore nella capitale dell?Andalusia.


    
L?apparato espositivo è integrato dalle collaborazioni fra la Biacs e le Istituzioni culturali hispalensi, come l?Università di Siviglia, con cui ha organizzato un programma accademico e, concretamente, durante il primo quadrimestre dell?anno accademico, in concomitanza con la durata della mostra, il direttore artistico della Biacs2 tiene un corso per Curatori di Mostre, mentre l?artista Jordan Crandall è il responsabile del progetto ?Under Fire, Seminarios en torno a la Organización y Representación de la Violencia? (=Sotto fuoco. Seminari sull?Organizzazione e Rappresentazione della Violenza).

Con questa iniziativa, la Biacs2  va oltre il semplice sguardo plastico e aspira ad ampliare il concetto espositivo a una nuova percezione arricchita da multipli punti di vista.

In questa direzione, il teatro si rivela un altra componente essenziale per ?Il non accogliente? offerto da Enwezor, da intendere come letture drammatizzate che, senza mediatori, riescano a stringere il rapporto diretto fra i testi e l?audience.

In più, un progetto editoriale canalizzerà le riflessioni dei filosofi, artisti, pensatori e critici culturali sulla condizione di ?Il non accogliente?, un indispensabile  strumento di ispirazioni al dibattito critico nella globalizzazione, a carico del supplemento culturale ABCD Las Artes y las Letras mediante la pubblicazione di un articolo bisettimanale fino a la chiusura della Biacs2 nella quale partecipa Francesco Bonami, fra gli altri autori.

Il catalogo, infine, oltre a descrivere e ad illustrare il percorso espositivo, contiene una selezione di saggi critici di pensatori della teoria filosofica, artistica e politica, fedele riflesso della situazione che stiamo vivendo.


    
Il Centro Andaluz di Arte Contemporanea è stato creato nel 1990 con lo scopo di dotare la Regione Autonoma dell?Andalusia di una istituzione idonea per la ricerca, conservazione, promozione e diffusione dell?arte attuale internazionale in tutte le sue espressioni. E, insieme alla formazione di una collezione permanente di arte contemporanea, il CAAC sviluppa un programma di attività di notevole carattere didattico (mostre temporanee, seminari, laboratori, concerti, incontri, recitali, cicli di cinema, conferenze, ecc.).

Dal 1997, occupa il Monasterio de la Cartuja la cui offerta culturale, data la sua lunga storia, si completa con la visita dello stesso monumento che conserva un importante patrimonio artistico-archeologico. Questa Certosa, fondata nel 1399 ed eretta sulle rovine di un eremo francescano, vanta un complesso e ricco passato storico-religioso -uno dei luoghi più vincolati alla scoperta dell?America data l?assidua frequentazione di Cristoforo Colombo per la consultazione delle carte geografiche-  militare ed industriale. Il suo nome si diffuse a partire dal 1841 per la produzione di ceramica e porcellana della fabbrica istallata, nel suo interno, dal commerciante inglese Charles Pickman, come testimoniano ancora i grandi forni a forma di bottiglia che caratterizzano il complesso monumentale.

Attualmente è anche sede dell?Università Internazionale dell?Andalusia (Unia) e dell?Istituto del Patrimonio Storico (Iaph).
    

    
Un altro ritaglio di storia è costituito dalle Reales Atarazanas, luogo che si è dimostrato come la migliore alternativa per l?allargamento della mostra, adibito a una nuova sede più che degna per il compito affidatogli, per la belleza raccolta nei suoi ambienti.

Questi Arsenali, costruiti nel 1252 per ordine del Re Alfonso X Il Saggio, contavano con 17 navi disposte in perpendicolare al fiume Gualdaquivir e addossate alle mura cittadine di epoca almohade. Fu a partire dal XV secolo quando, abbandonando il suo utilizzo iniziale, fu protagonista di diverse funzioni: da dogana a pescheria, ospedale, caserma fino a quella di locali in affitto. Nel 1993 il Governo Andaluso diede il via ai lavori di recupero per la sua trasformazione in spazio culturale.

Un felice destino per questi monumenti del passato che riprendono vita per offrire con orgoglio il più significativo e completo campionario dell?arte dei nostri giorni, dando loro nuova linfa.