Testo di ANNA MARIA ARNESANO e Foto di GIULIO BADINI
Se siete fumatori, scordatevi di poter andare in Bhutan. Infatti in questo regno himalayano grande quanto la Svizzera (o Emilia e Toscana assieme, ma con una delle densità più basse del mondo) e incuneato tra India e Tibet cinese, dal 2004 è vietato fumare ovunque primo paese al mondo così come masticare, vendere o regalare tabacco. In teoria si potrebbe fumare a casa propria, ma nessuno riesce a procurarsi sigarette, e ai pochi turisti ammessi vengono concesse due stecche a testa, ma gravata da un dazio di 28 dollari ciascuna, che da queste parti non sono pochi. Questa norma, apparentemente autoritaria e illiberale, come tante altre tende in realtà a preservare la salute fisica e mentale degli abitanti. Paese piuttosto strano il Bhutan, profondamente impregnato della filosofia buddista, ma soprattutto lontano un universo dalla nostra mentalità. Secondo i parametri occidentali basati sul PIL (Prodotto interno lordo), si tratterebbe di una delle nazioni più povere della terra; in realtà qui nessuno muore di fame, non esistono mendicanti, né disoccupati, né criminalità, il 90 % della popolazione ha accesso gratis alla sanità, profilattici compresi, il 78 allacqua potabile, l88 al sistema fognario e laspettativa di vita negli ultimi 14 anni è passata da 47 a 66 anni. Parametri da sogno nel continente indiano.
La risposta risiede nel fatto che in Bhutan, terra ricca di spiritualità e misticismo che noi nemmeno riusciamo ad immaginare, ragionano in maniera completamente diversa dalla nostra, con priorità e valori del tutto differenti, tanto da aver sostituito il PIL con il FIL (Felicità interna lorda). Questa sigla, condivisa e sostenuta anche dal Dalai Lama, pone la persona al centro dello sviluppo, riconoscendo che lindividuo ha sì bisogni materiali, ma prima ancora spirituali ed emozionali; il miglioramento degli standard di vita deve comprendere il benessere interiore, i valori culturali e la protezione dellambiente, mentre lo sviluppo deve puntare ad aumentare la felicità delle persone, piuttosto che la crescita economica. I bhutanesi diffidano della ricchezza perché temono i danni che potrebbero derivare alle loro tradizioni culturali. Provate a dirlo nel resto del mondo.
Cosa può offrire allo straniero questo paese uscito appena ieri dal feudalesimo medievale ? Almeno tre cose: la varietà ambientale e paesaggistica, larchitettura e i festival religiosi. Il territorio spazia dalle pianure nella valle del Brahmaputra, poco sopra il livello del mare, alle colline e agli altopiani centrali a 2-3.000 m fortemente incisi dai fiumi, fino alle cime del versante sud dellHimalaya alte fino a 7.500 m, molte ancora inviolate perché interdette agli alpinisti. Il 72 % si presenta ricoperto da foreste intatte, il 20 da nevi perenni, il 26 da aree protette che ospitano elefanti, leopardi, tigri, scimmie, rinoceronti, orsi, panda, cervi, antilopi e tanti uccelli, con una delle maggiori biodiversità del pianeta. Singolari le abitazioni rurali, assai simili agli chalet svizzeri, in un contesto lindo e ordinato da meritare lappellativo di Svizzera del continente indiano. Ovunque il paesaggio risulta dominato dagli dzong (ce ne sono 1.300), imponenti costruzioni situate in punti strategici nello stesso tempo monasteri, templi, fortezze militari e centri amministrativi, che da sempre svolgono unimprescindibile controllo sul territorio. Esiste poi una quantità incredibile di edifici religiosi: i goemba sono monasteri buddisti ubicati spesso in luoghi appartati e di non facile accesso, contenenti uno o più templi con le cappelle di preghiera, gli altari e le statue delle divinità.
Infine i chorten sono dei piccoli stupa presenti un po ovunque, contenenti reliquie e luoghi di preghiera e di offerte. Dopo la distruzione cinese delle opere darte in Tibet, quelle del Bhutan sono rimaste le uniche testimonianze della cultura religiosa e artistica del buddismo tibetano. Gran parte degli dzong e dei monasteri organizzano una grande festa annuale, le quali costituiscono momenti di intensa suggestione scenografica e di aggregazione sociale, con musiche, danze, canti, rappresentazioni teatrali, cerimonie religiose, preghiere, processioni votive, benedizioni e mercatini, che durano tre giorni dallalba al pomeriggio, il tutto al suono di tamburi, gong, trombe e cimbali. Dato il loro elevato numero, in ogni momento dellanno ce ne sono parecchi in contemporanea.
Loperatore milanese I Viaggi di Maurizio Levi (tel. 02 34 93 45 28, www.deserti-viaggilevi.it), specializzato in itinerari a valenza culturale, ambientale e etnografica in tutto il mondo, nel proprio catalogo Deserti propone in Bhutan un viaggio di 13 giorni dedicato alla visita dei principali monumenti storici e artistici del paese, in occasione dei più importanti festival religiosi. Partenze di gruppo con voli di linea Lufthansa da Milano e Roma il 27 settembre, 28 ottobre, 13 febbraio e 27 marzo 2010, con guida italiana, oppure individuali settimanali minimo due persone per tutto lanno con auto privata e autista e guida di lingua inglese, quote da 3.730 euro con pensione completa negli migliori hotel e guest-house esistenti.