BARBARA ROSSI



I più antichi segni ?cartografici? , incisioni su roccia, risalgono al periodo preistorico. I cinesi raffiguravano i territori 20.000 anni prima di Cristo, sulle tavolette d? argilla e così i babilonesi e  gli egiziani, sui consueti papiri.

La vera svolta si deve ai greci che tra il VI e III secolo a.c  realizzano le prime raffigurazioni del mondo : il dato della sfericità della terra era scontato e ed acquisito dagli studi di Pitagora ed Aristotele con le prime proiezioni in piano di una superficie sferica.

 

In chiave cartografica si riflette la cultura di un popolo, la sua storia e la sua evoluzione.

 

Si tiene in questi giorni a Roma un interessante mostra sull? antica cartografia d? Italia. Il periodo storico al quale queste carte si riferiscono è considerato tra i più importanti della nostra storia: l? occupazione straniera, lo smembramento e, infine, l? unificazione territoriale, che avviene ufficialmente il 17 marzo del 1861. Come spiega la Dottoressa Claudia Minciotti Tsoukas ?..la cartografia risorgimentale si rivela un? opera non secondaria di costruzione ideologica, non  inferiore alla letteratura ed alla moralistica: essa rappresenta la progressiva presa di coscienza dell? identità nazionale, di cui ne registra, passo dopo passo, tutti i progressi?.

 

Un contributo sostanziale per fissare l? immagine della nazione va assegnato alla cartografia  e alla geografia e ciò ha per l? Italia un carattere specialmente vero: non è un caso che Giuseppe Mazzini si interessasse alla cartografia,   in essa riconosceva un utile strumento affinché il popolo prendesse cognizione del proprio territorio.

?A voi uomini nati in Italia, Dio assegnava, quasi prediligendovi, la Patria meglio definita d?Europa. In altre terre segnate coi limiti più incerti e interrotti, possono insorgere questioni che il voto pacifico di tutti scioglierà un giorno, ma che hanno costato e costeranno forse ancora lacrime e sangue; sulla vostra, no.

Dio v? ha steso intorno linee di confine sublimi, innegabili: da un lato, i più alti monti d? Europa, L? Alpi; dall? altro, il Mare, l? immenso Mare,. Aprite un compasso: collocate una punta al nord dell? Italia, su Parma,: appuntate l? altra agli sbocchi del Varo e segnate con essa, nella direzione delle Alpi, un semicerchio: quella punta che andrà, compito il semicerchio, a cadere sugli sbocchi dell? Isonzo, avrà segnato la frontiera che Dio vi dava.


Sino a quella frontiera si parla , s? intende, la vostra lingua: oltre a quella non avete diritti. Vostre sono innegabilmente la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, e le isole minori collocate fra quelle e la terra ferma d? Italia.

 La forza brutale può ancora contendervi quei confini; ma  il consenso segreto dei popoli li riconosce d? antico, e il giorno in cui, levati gli animi all? ultima prova , pianterete la vostra bandiera tricolore su quella frontiera, l? Europa intera acclamerà sorta e accettata nel consorzio delle Nazioni d?Italia. A quest? ultima prova dovete tendere con tutti gli sforzi?? Così scriveva ne De Doveri dell? uomo.  

 

Oltre a ciò la cartografia  è da considerarsi come disciplina in grado di trasmettere progettualità politiche ben delineate: ammiriamo allora le carte del triennio giacobino e della dominazione napoleonica, teatri di guerra, che illustrano battaglie; nascono con intenti propagandistici destinate inizialmente ai militari francesi e distribuite in seguito anche tra la popolazione civile.

Insieme alle splendide carte geografiche originali del Regno di Napoli, dello Stato della Chiesa e dell? intero suolo italiano si possono ammirare vedute di città splendidamente rese in acqueforti, litografie Xilografie: atlanti e opere rarissime, come , ad esempio, La rosa dei venti.

 

 

 

La mostra è promossa dalla Provincia di Roma e le carte geografiche  esposte provengono dalla Collezione Gianni Brandozzi.  

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