Testo e Foto di ANNAROSA TOSO



Sono nata  nel rione Parione, uno dei 14 quartieri storici di Roma al  numero tre di Piazza San Pantaleo. Parione che è confinante con il rione Ponte diviso da Corso Vittorio, vanta uno dei luoghi più belli di Roma e anche del mondo: piazza Navona, la mia piazza e dei tanti bambini di allora, che come me trascorrevano lì tutti i pomeriggi a giocare. E? la piazza Navona degli anni cinquanta con i ?nonnetti? che trascinavano la loro cassetta di legno legata al collo piena di sacchettini di bruscolini, noccioline e liquirizie. Con dieci lire si potevano comprare dieci pescetti, un cartoccio di bruscolini; con cinque lire una rotella o una stringa di liquirizia. Qualcuno li chiamava anche i ?caccolettari? da  caccolette, le minuscole mentine di zucchero tutte colorate, bianche, nere, verdi. Poi c?era il ?fusaiaro? che vendeva i lupini e alla stagione anche le olive che costavano 50 lire, per un cartoccio di carta gialla pieno fino all?orlo.


Piazza Navona set cinematografico strepitoso di tanti film di quegli anni, dove si capisce che erano solo i romani ad abitare nella piazza e nel circondario e non come accade oggi che gli occupanti non hanno nulla a che vedere con l?autenticità del quartiere, sono solo degli intrusi o peggio degli ?abusivi?. Mi ricordo di una giovanissima sorridente Sofia Loren di una bellezza straordinaria, che, con un abito rosso aderentissimo, malgrado facesse freddo – eravamo in prossimità del Natale – attraversava la piazza seguita da un cumulo di paparazzi e da un gruppo di ammiratori festanti. Spesso ero testimone di riprese cinematografiche che avvenivano in maniera tanto più semplice di quanto accade oggi anche se spesso venivo cacciata via con frasi del tipo ?a regazzì lèvate de mezzo che dai fastidio ? oppure ?natevene tutti a casa, fateve portà ar cinema a vede er film?.


La domenica si andava a messa ? si cambiava spesso chiesa ? c?era solo l?imbarazzo della scelta tra le tante del quartiere. Io per la funzione religiosa della festa proponevo la chiesa di San Pantaleo perché l?officiante era un vecchietto veloce che non si dilungava in noiose prediche. Mi piaceva anche Sant?Andrea della Valle, così bella e grande e mi distraevo con la storia di Caravadossi che dipingeva la Madonna con gli occhi neri come la sua amata Tosca. Ma non sempre l?avevo vinta io. A volte si arrivava per sentire la messa fino alla Chiesa Nuova, alla Chiesa del Gesù, nella bellissima Sant?Agnese in Agone o addirittura fino a San Pietro, ma questo capitava soprattutto nella domenica delle Palme e a Pasqua. E dopo la messa e l?acquisto del pane fresco e delle pastarelle si andava quasi sempre a Piazza Navona a fare un giro.


Quante volte davanti alla Fontana dei quattro Fiumi del Bernini che rappresentano il Nilo, il Gange, Il Danubio e il Rio della Plata ho sentito la storia dell?eterna rivalità tra il Bernini e il Borromini. Mi piaceva questa  leggenda popolare che interpreta il terrore sul volto della statua che guarda verso il campanile della chiesa del Borromini e che sembra voglia dire: ?Crolla, il campanile crolla?, mentre la statua che rappresenta il Nilo ha addirittura il volto coperto  per non vedere la facciata della chiesa.


E poi c?erano i giochi, perché a Piazza Navona  i bambini  giocavano: alla corda, a ruba bandiera, a guerra romana, a nascondino e si andava in bicicletta. Qualche ragazzino, nelle giornate più calde dell?estate, osava entrare nella fontana per fare il bagno e veniva anche rincorso dalle guardie, come si chiamavano allora tutti i rappresentanti dell?ordine pubblico.  Oggi, per i bambini, giocare sulla piazza è quasi impossibile, anche perché i venditori  e gli artisti occupano buona parte della piazza e i turisti non sono gli sporadici attenti visitatori di una volta ma gli interi occupanti di Jumbo o di giganteschi pullman che vengono scaricati per un giretto, per la foto di rito e che non hanno nemmeno il tempo di inoltrarsi nelle vie limitrofe che riservano, invece magnifiche sorprese, come via dell?Anima, l?arco della Pace, la piazzetta del Genio.


Ma la cosa più bella di piazza Navona era la sua trasformazione per le feste di Natale. Alla fine di novembre quando l?umidità della sera rendeva viscidi i ?sampietrini?, piazza Navona era in fermento per la preparazione delle baracche e il primo di dicembre  cominciava la festa. Lo zucchero filato e  i croccantini venivano  preparati su un piano di marmo e molti dolciumi venivano offerti ancora caldi con un invitante profumo di fragola e caramello. C?era una baracca grande, ?Torrone Express?con un omone con i baffi che ammassava lo zucchero filato e piano piano lo intrecciava con altri zuccheri colorati davanti ai bambini che con gli occhi sgranati seguivano tutta l?operazione.


Poi si vendevano gli addobbi per l?albero di Natale, le palle colorate rigorosamente di vetro soffiato, le statuine per il presepe di gesso dipinto, il muschio vero e profumato. La piazza era completamente circondata dalle baracche tranne tre uscite:la prima su via della Cuccagna, un?altra all?altezza del Senato in Corso Rinascimento, l?ultima su via Agonale accanto all?Arco delle Cinque Lune. Non erano previste uscite di sicurezza anche perché ressa e confusione potevano esserci solo la notte della Befana al contrario di oggi che a piazza Navona arrivano da tutta la città e non solo.


La notte della Befana non dormivo per l?emozione dell?arrivo dei doni ma anche per il vociare della gente e il suono dei fischietti ricordato anche dal Respighi nel suo concerto dedicato alle Feste Romane. Tutto questo chiasso arrivava dritto dritto nella mia camera da letto e insieme alla tensione dell?attesa, mi impediva di fare quei sonni profondi che solo quando si è piccoli si riescono a fare.

Oggi la Piazza, nel periodo delle baracche, ha varchi di uscita molto ampi. Praticamente ogni quattro cinque baracche c?è una uscita di sicurezza. I venditori non sono più degli amabili veraci vecchietti, ma extracomunitari di ogni sfumatura di colore. Però dopo tanti anni la collocazione del grande presepe e delle varie tipologie di merci è rimasta la stessa. Davanti all?Ambasciata del Brasile ci sono i tiri assegni, di fronte i giocattoli, nella parte alta, oltre la fontana dei Quattro Fiumi le luminarie  e gli accessori per adornare l?albero di Natale, i dolciumi, le statuine, casette e quant?altro serviva per fare un bel presepe. Ancora oggi il presepio di Piazza Navona è allestito verso via Agonale e qualche volta si ha ancora la fortuna di ascoltare gli zampognari.


Quelle nenie suggestive anticipavano le emozioni della vigilia e del Natale, quando si ultimava la preparazione del presepe e quando si addobbava l?albero con le palle di vetro trasparente, i pupazzetti di cioccolato e le candele che si accendevano solo la notte di Natale per evitare rischi di incendio. Il suono delle zampogne aveva il potere magico di sciogliere tutti i rancori, di farmi sentire  subito più accomodante e più buona,  come gli auguri di Natale nella letterina ai genitori, nascosta sotto il panettone. Auguri e promesse di bontà,  mantenute forse per una sola giornata.