VALERIO S PROVVEDI


Ermanno Olmi

In uscita in Italia dal 25 marzo 2005, questa originale pellicola si è sviluppata da un?idea semplice e del tutto unica: tre registi di fama internazionale dirigono insieme un unico, singolare film, non ad episodi ma basato su una storia intrecciata dalla quale deriva un singolo lungometraggio.

L?iniziativa, partita da Kiarostami con un invito via fax, ebbe una immediata entusiastica risposta da parte di Olmi e di Loach.  I tre non si erano mai conosciuti personalmente ma, al loro primo incontro, si accorsero che ciascuno di loro conosceva a memoria l?attività cinematografica degli altri due.

Quando Ermanno Olmi raccontò una semplice e suggestiva storia ambientata su un treno, gli altri proposero di fare un unico film insieme, abbandonando definitivamente l?originale idea di realizzare tre documentari distinti. La soluzione sarebbe stata quella di realizzare una sola pellicola girata interamente su un treno in corsa.

La vicenda è concepita in sequenza: Ermanno Olmi ha scritto la storia di un scienziato anziano che è costretto a viaggiare in treno nell?impossibilità di usufruire degli aerei, Abbas Kiarostami ha scelto alcuni dei personaggi e delle vicende presentate da Olmi continuandone il racconto e, alla fine, Ken Loach ha introdotto nuovi protagonisti e nuove vicende concludendo lo spunto iniziale di Olmi.

Ken Loach
?Tickets? è un emblematico viaggio che inizia dal centro Europa per arrivare a Roma.

E? la storia di incontri casuali: un?eterea e improbabile storia d?amore; quella di una famiglia di clandestini; quella di una donna arrogante; quella di un gruppo di ragazzi.  Al centro di tutto una serie di minuscoli avvenimenti che si trasformano in dilemmi morali capaci di cambiare un?esistenza .

Un film sul privilegio e sull?esclusione: c?è chi può tranquillamente permettersi un ?ticket? ferroviario, magari inclusa la vettura ristorante, e chi non avrà, forse mai, quel privilegio.

Il primo attacco del film, quello proposto da Olmi, è di una levità, di una trasparenza, quasi irreale. Merito, oltretutto, di due interpreti davvero in stato di grazia: Carlo Delle Piane e Valeria Bruni Tedeschi.

Mentre gli innamorati giovani fanno tenerezza, come si dice, ed è vero, un uomo già avanti negli anni, invece, appare patetico anche a se stesso e rischia di provocare il riso. Tuttavia un sentimento amoroso conserva intatta la sua magia anche quando gli anni di un?età avanzata impongono, inesorabili, l?esclusione degli abbandoni romantici. Eppure, è proprio verso l?ultima stagione della vita che meglio vengono compresi l?importanza e il valore di certi stati d?animo, di certe emozioni che, in fondo, si possono vivere con la consapevole pienezza di una meravigliosa avventura dello spirito. Il ritrovare il sentimento dell?amore nella vecchiaia significa abbandonarsi ad una felicità nuova, inaspettata e, perciò, ancor più preziosa. 

Carlo Delle Piane
Da una simile felicità viene toccato il protagonista di questa piccola storia. Una felicità insperata, una specie di miracolo, che si confonde con un lontano ricordo infantile,.quello del primo trasalimento d?amore.

Sullo stesso treno, tra gli altri passeggeri, sale una arrogante, robusta signora, vedova di un generale, accompagnata da un giovane assegnatole in svolgimento del servizio civile. Incontri casuali, sfumature accennate, ricordi quasi infantili, si intrecciano e si accavallano delineando i caratteri dei singoli individui. Soltanto la signora, alla stazione di Chiusi, abbandona, seccata e sola, il treno.

Treno che prosegue la sua corsa durante la quale conosciamo tre ragazzi scozzesi che lavorano in un supermercato, diretti a Roma per assistere alla partita Roma-Glasgow, valida per la Champions League. Viaggiano con una scorta infinita di panini per sostentarsi e che offrono anche ad alcuni personaggi delle storie precedenti. Qualcosa non va per il verso giusto ma, fieri del loro titolo di ?ambasciatori dello sport?, i ragazzi fanno del loro meglio per trovare un idoneo equilibrio tra l?auto conservazione, le rigide regole ferroviarie e il buon nome dei tifosi del Celtic, famosi per il loro ?spirito amichevole?.

Film gradevolmente simpatico, piacevole e appagante, al quale non nuocciono certo i passaggi di mano alla regia, tanto più che si tratta di mani che? ci sanno davvero fare. E, in effetti,  ne risulta un insieme del tutto omogeneo e ben amalgamato, con singole interpretazioni, anche quelle di non professionisti, tutte all?altezza e perfettamente corrispondenti ai rispettivi personaggi.