Di Mariella Morosi

Già entrando, attraverso le grandi porte a vetri, si coglie la differenza. Si ha quasi la percezione di essere attesi e la confermano i piccoli gesti cortesi del personale che scorta l’ospite al tavolo, con tutta la liturgia di un servizio inappuntabile.

“Qvinto”, al centro dell’omonimo parco, a un passo da Ponte Milvio, è un ristorante di grandi spazi che può accogliere fino a 300 persone e, quando fa bello, altre 200 nel giardino. Ma grazie a un gioco di sale articolate, pezzi di antiquariato e di design e cortine di fiori dovunque, in questo locale in cui l’eleganza e la semplicità sono valori assoluti ognuno può trovare la giusta atmosfera per godersi del buon cibo. E può trovarla a tutte le ore perché il servizio è continuo e non solo nelle canoniche ore dei pasti, a cominciare dalla mattina con la prima colazione che attinge alle appaganti consuetudini anglosassoni a base di eggs and bacon, pancakes e muffins.

 

 

Fino a tarda sera, poi, il The Roof, con le sue luci soffuse  e l’atmosfera da night, è adatto per un dopo cena o per un evento speciale guardando le stelle, sorseggiando cocktails e ascoltando musica. Al bancone due talentuosi barman, oltre ad eseguire i grandi classici, sanno offrire nuove proposte cogliendo e interpretando i gusti emergenti e le nuove tendenze della mixology. Tra il pranzo e la cena alla carta ci sono altri momenti da vivere piacevolmente, anche se il tempo disponibile è limitato. Si può fare un light lunch al Bar, con piatti unici o con tutte le variazioni possibili di club sandwich, toast o omelette, abbinate ad un calice di vino o di birra o, nel pomeriggio, si può celebrare il  tea time con delizie dolci e salate. Imperdibili le torte, firmate dal pastry chef Alessandro Capotosti, del cui talento si è accorta anche la tv.

 

Ma c’è anche un’originale sistemazione outdoor, in inverno, nel tepore degli igloo disseminati nel verde, lasciando il mondo fuori a gelare. Il pranzo, e più ancora la cena, sono l’occasione di fare un viaggio enogastronomico in un menu che spazia dai taglieri di salumi e formaggi d’autore ai grandi classici della cucina romana, dai crudi come tartare, carpacci e ceviche di carne e di pesce, alla Tomahawk di scottona baltica dry age e agli arrosticini di pecora abruzzese. Senza parlare delle superbe grigliate alla texana con carni selezionatissime in bella mostra nel banco vetrina. A proporre il meglio di pizze, calzoni, crostini, anche con una proposta degustazione, è Ivano Veccia, pizzaiolo ischitano che sceglie personalmente i grani e il tipo di macinazione e prolunga a 20 ore il tempo di lievitazione. Il risultato è un’inaspettata leggerezza che si aggiunge all’armonia e ai sapori degli ingredienti mediterranei. C’è tutta la tradizione partenopea, come nella Margherita o nella Salsiccia e friarielli, ma anche originalità, come nelle Speciali: da gustare la Quinto, la Croccopizza o la Lasagna povera, tutte sorprendenti per equilibrio e sapore. Un omaggio a Roma è la Trasteverina con scarola, baccalà, uva passa, pinoli e capperi. E se non basta ci sono anche le pizze Stagionali, come Profumi d’Autunno, Porcini e pancetta o Mammarella Ischitana.

 

A rendere problematica la scelta, c’è tutto un menu biologico e una speciale attenzione alle intolleranze alimentari. La lista dei vini è importante, per la scelta e la competenza di chi l’ha compilata, con ricarichi contenuti anche per le etichette più pregiate. L’executive chef è Daniele Creti, di grande competenza anche sulle origini delle materie prime. A formarlo, piccolissimo, è stata la cucina di casa, quella della nonna e poi della mamma a cui ha rubato i segreti e il rigore nel riconoscere il buono e nel trattarlo. La passione tuttavia non gli ha impedito di completare gli studi. “Ma poi – ci ha detto- ho preso in mano la mia vita e sono andato per la mia strada”. Da allora il percorso si è arricchito di grandi esperienze anche in cucine stellate, con chef come Fabio Fiordiponti, Sandro Masci e Stefano Marzetti, e ora è anche docente nelle scuole di cucina. Con l’approdo da “Quinto” c’è stata la soddisfazione – e la grande responsabilità- di riscrivere tutta la sua idea di cucina su un foglio bianco.

 

Alessandro Capotosti

Anche Alessandro Capotosti ha trovato qui la possibilità di esprimersi, con i suoi dolci del tutto personali. Belli e buoni, certamente, ma con un ingrediente in più: l’emozione di crearli, per se stesso e per chi li gusterà. Anche lui dice di non aver mai pensato di fare altro nella vita e la prima tappa di quel progetto blindato è stata la scuola alberghiera, prima di spiccare il volo affidandosi soltanto alle sue ali.  In questo ristorante a dirigere l’orchestra fatta da tante diverse professionalità è il general manager Simone Pellegrino, sempre presente perchè l’accoglienza sia caratterizzata da autentica cortesia e attento che la piccola comunità di una cinquantina di persone, compresa la brigata di cucina, conviva con armonia e soddisfazione. E’ troppo percepibile, tutto questo,  per non essere reale.

www.qvintoroma.it