Testo e Foto di Mariella Morosi
Teramo è una città antica, tra il Gran Sasso, i Monti della Laga e il mare, tra i fiumi Tordino e Vezzola. E’ al centro dell’Abruzzo, una regione dall’alto potenziale turistico tutta da scoprire. Nel suo territorio si percepisce il fascino del tempo e della storia, e percorrerlo regala al nuovo visitatore, quello colto e consapevole, grandi sorprese e sensazioni forti. Molte le testimonianze del passato, del popolo piceno e romano e dell’epoca medioevale, seguendo le tracce che ha lasciato il percorso della storia. La tradizione, qui, detta legge, rispettata ed esibita orgogliosamente dagli artigiani della ceramica, dell’agroalimentare, del cuoio o dell’oro, e anche i giovani hanno compreso il valore della continuità delle proprie radici. Un’arte antica, il merletto, dopo un lungo periodo in cui era patrimonio solo delle nonne, sta conoscendo un nuovo revival grazie ai giovani che vogliono apprenderne i segreti. Anche qui l’Abruzzo della spiritualità e della fede si percepisce dovunque, nelle città, nei borghi e nelle campagne, ammirando grandi chiese e conventi, fino a rustiche pievi e cappelle votive. Da secoli un polo di turismo religioso è Campli, un borgo in cui esiste una famosa Scala Santa del 1700 con 28 gradini in legno d’ulivo. Vengono in migliaia da tutto il mondo per acquisire le indulgenze e ricevere il perdono. Bellissima anche la chiesa di Santa Maria in Platea, con suggestivi sotterranei affrescati così come è da vedere il Santuario di San Gabriele, a Isola del Gran Sasso, altra meta di devozione dei pellegrini.
Ma certo il luogo di culto più amato dai teramani è la Cattedrale romanica dedicata a San Bernardo e a Santa Maria Assunta, che si trova nel centro storico di Teramo, tra i siti archeologici del Teatro e dell’Anfiteatro Romano. Anche qui c’è una Porta Santa, una delle 23 della regione in questo Giubileo. Tra gli affreschi e le decorazioni interne spicca un importante gioiello: il Paliotto d’argento dorato, opera quattrocentesca di Nicola da Guardiagrele che attraverso 35 formelle narra la vita di Cristo. Dalla Torre durante le maggiori festività religiose, la campana Aprutina fa sentire a lungo i suoi rintocchi. Da non perdere, tra le tante chiese anche il Santuario della Madonna delle Grazie. Molti i palazzi nobiliari, tra cui Casa Urbani e l’edificio medievale una volta adibito a ospedale psichiatrico, che sarà nei progetti un centro di eventi culturali. Stupisce in questa tranquilla città trovare tanto fermento nelle arti e nel design. Qui ha scelto di vivere e lavorare Filippo Fiocco, nome prestigioso dell’haute couture italiana e francese e il suo atelier è meta di vari personaggi. Ad offrire un altro irresistibile motivo per visitare Teramo è la sua enogastronomia. Soprattutto i piatti tipici, strettamente legati alle coltivazioni locali e alle stagioni, arricchiscono la già famosa cucina regionale mantenendo la loro particolarità. Su questi temi merita un incontro un vero e proprio guru della tradizione più autentica: Marcello Schillaci, oste della Cantina di Porta Romana. Parlando con lui si ha la precisa sensazione di come una passione possa far superare tanti ostacoli: lo dimostra questo suo locale del Quattrocento, snaturato come tipografia negli anni Settanta e da lui riportato alla sua originale funzione, non senza difficoltà e sacrifici. Ora è anche un piccolo museo, con foto d’epoca e utensili recuperati.
Tra le arcate e le pareti di mattoni grezzi i teramani venivano qui durante la guerra ad ascoltare Radio Londra, proibitissima dal regime. Ma decenni prima era il luogo in cui sostavano i pastori durante la transumanza, barattando frattaglie di pecora con un po’ di vino. La cucina della tradizione riproposta da questo cantiniere è quella povera che oggi vive un nuovo successo come simbolo di genuinità e apportatrice di benessere. Pochi i piatti disponibili, soprattutto zuppe di verdure a base di erbe spontanee e di ciò che davano gli orti, sempre rigogliosi grazie alla vicinanza dei fiumi. Sapori semplici, ma a dare un particolare ai piatti, forse più immaginario che reale, era l’”insaporitore”: nient’altro che un osso di prosciutto, ben spolpato da tempo, che le massaie all’occorrenza si prestavano. Oggi la cucina teramana è una fusione tra la cucina degli orti e quella contadina, più ricca anche per la disponibilità di animali da cortile. Ma c’è anche quella marinara, perché l’Adriatico è proprio a un passo. Marcello Schillaci, sempre sorridente e disponibile, vi dirà quanto la vicinanza di un fiume o un clima particolare possano rendere un prodotto dell’orto completamente diverso, e come tra una località e l’altra un piatto classicissimo, come “le virtù” (avanzi di pasta a pezzetti, verdure e rimasugli di carne di maiale) possa avere delle variazioni al gusto e alla presentazione. Tutto questo mentre dalla cucina escono a ritmo serrato, salumi e crostini, formaggio fritto e spiedini di carne di pecora (arrosticini). Ma la sua è una missione dichiarata: non esita infatti a segnalarci altri locali, come Condito, aperto da un giovane, Walter Ragnioli che ha saputo creare un format di fast food basato sulla tradizione in cui un hamburger e pizze convivono perfettamente con gli arrosticini di pecora e con i taglieri di salumi locali. (www.lacantinadiportaromana.it
Alla base di tutti i piatti c’è l’olio teramano Dop, frutto degli oliveti che digradano verso il mare. Da olive delle cultivar come frantoio, leccino, moraiolo e altre specie autoctone, viene un olio dal gusto deciso e nello stesso tempo delicato. “Da noi è una tradizione andare a comprarlo nel frantoio di fiducia – dice Michele dell’Oleificio Chiodi di Campli, uno dei più antichi e affermati – perché si vuole essere certi che le olive siano del luogo e che il processo di lavorazione sia a freddo e puramente meccanico per mantenerne l’integrità organolettica e tutte le qualità nutrizionali.(www.oleificiochiodi.com)
L’altro grande protagonista della tavola teramana è il vino, ancora simbolo di condivisione e convivialità. Il Montepulciano d’Abruzzo è il vitigno più diffuso in tutta la regione, ma è solo qui, in una zona ristretta di questa provincia, che diventa la blasonata Docg, (Denominazione di origine controllata) Colline Teramane. Espressione più autentica che lega un territorio al suo vino, è tutelato da un Consorzio con un disciplinare di produzione che ne detta regole agronomiche e di vinificazione. Tra i produttori, Enrico Cerulli Irelli ha saputo valorizzare la storica tenuta di famiglia a Canzano datata 1700 con il reimpianto di vigneti e la conservazione di ceppi datati con tecniche moderne ma nel segno della tradizione. I 32 ettari vitati producono 110.000 bottiglie l’anno di gran pregio ma la tenuta comprende altri 18 ettari nel comune di Mosciano. Oltre al suo vino più pregiato, il “Torre Migliori” Docg, produce altri vini Doc (denominazione di origine controllata) con vitigni Montepulciano, Trebbiano e Cerasuolo. Da gustarli possibilmente con il famoso Tacchino alla canzanese, dalla laboriosa preparazione con doppia cottura.
La tenuta comprende anche un oliveto che produce un extravergine considerato dal Gambero Rosso tra i migliori d’Italia.(www.cerullispinozzi.it). Per i golosi è d’obbligo una puntata a Castelli, posta su una verdissima collina del Parco Nazionale d’Abruzzo, famosa fin dai tempi antichi per la produzione della ceramica. La bottega della famiglia De Simone, la più antica, è diventata un museo e gli artigiani raccontano volentieri i processi di lavorazione di una volta, dalla combinazione delle argille alla fabbricazione dei colori. La fase finale, la cottura, avveniva in un “forno a respiro”, che arrivava ad altissime temperature grazie ad un gioco alternato di immissione di aria. Ma a Castelli c’è una sorpresa: un inedito gemellaggio con il cioccolato. Qui il cibo degli Atzechi arrivò con la dominazione spagnola e in queste botteghe fu creata la prima chicchera per preparare il cacao che allora si consumava allo stato liquido, con fave di cacao tritate e acqua calda. Un famoso cioccolataio, Eugenio Merlini, è andato oltre creando una tazza di design che quando è colma del denso liquido scuro delinea il profilo della bella Faustina, una nobildonna di Castelli che fece battere molti cuori. Merlini, che con il padre gestisce un ristorante-pasticceria di fronte al Santuario di San Gabriele, sa creare con il cacao deliziosi cioccolatini, praline e mostaccioli miscelandolo con frutta e spezie. www.eugeniomerlini.it
Sono queste soltanto alcune le ragioni per visitare Teramo e il suo territorio e di scoprirne la sua storia antica, i borghi e i panorami dal Gran Sasso al mare, spaziando dal confine con la provincia di Pescara a quello con le Marche.
Assessorato alla Cultura di Teramo