Foto della famiglia Kraft nel 1933
Testo di Giuseppe Garbarino
Era il 1° luglio del 1883 quando Gherard Kraft aprì il primo albergo di famiglia a Firenze, l’Hotel d’Italie; dopo alcuni anni, nel 1897, acquistò un altro importante albergo fiorentino, l’Hotel Continental Royal de la Paix iniziando quella tradizione di degno discendente di quella stirpe proveniente dalla cittadina di Fellbach, in Germania, dove alla fine del XVIII secolo iniziò quel magico viaggio attraverso l’Europa delle attività alberghiere di classe. In questi giorni di inizio ottobre, in un autunno di caldo improprio, con il verde delle piante ancora ricco di vita e i tramonti infuocati, a 131 anni dall’inizio dell’avventura fiorentina si è spento un altro Gerardo, se non sbaglio il terzo nella famiglia Kraft a portare questo nome di origine germanica dal significato di “forte nel lanciare il dardo”.
Fu lui alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, ad aprire quel gioiellino dell’Hotel Park Palace, oggi anche sede del consolato svizzero a Firenze, subito dopo la vendita dei due gioielli di famiglia che si trovavano in piazza Ognissanti, l’Excelsior e il Grand Hotel, luoghi dove la cultura, la politica e il bel mondo erano di casa, con personaggi del calibro di Guglielmo II di Prussia, lo Scià di Persia, il premier inglese W. Churchill, la famiglia Romanov, Igor Strawinsky, Giorgio de Chirico, Maria Callas, questi solo per citarne alcuni.
Foto di Gerardo Kraft insieme a Suor Julia Bolton Holloway, custode del Cimitero degli Inglesi di Firenze
Di Gerardo mi piace ricordare quando si divertiva ad accompagnare i clienti del suo albergo a visitare Firenze, accompagnarli come amici alle aste della Pandolfini, citare ricordi e curiosità. Attivissimo nella comunità svizzera locale era presidente della Chiesa Evangelica Riformata Svizzera riuscendo a preservare quel gioiello che è il “Cimitero degli Inglesi”, un’isola nel traffico cittadino dei viali, un angolo dove forse avrebbe voluto riposare in eterno. Come il suo omonimo antenato ha sempre coniugato il suo lavoro con lo sguardo non all’albergatore, ma, citando quanto scritto da altri nel lontano 1933 sull’ Illustrazione Toscana “all’anfitrione, , che conosce i doveri dell’ospitalità e che cerca di rendere il soggiorno dell’ospite il più gradito possibile”.
Ma il suo attaccamento con la città si comprende quando nel 1964 si costituisce l’Associazione del Calcio in Costume o Calcio Storico; con il presidente Emilio Pucci intraprende con lo spirito di un fiorentino del rinascimento quella ricostruzione voluta dal colonnello Batini nel dopoguerra, insieme ai bei nomi della città del tempo.
I Kraft da sempre sono il vanto dell’industria alberghiera italiana e anche se Gerardo aveva un cognome straniero, proprio questo lo rendeva veramente cittadino di Firenze, città da sempre ricca di persone e ricordi d’oltralpe, tali da essere a volte più veri e fieri di tanti fiorentini. Storia di una città e delle persone che ci lasciano; vanno via sempre i migliori si dice, ma è il tempo impietoso che ci è tiranno.