ANTONIETTA E IL CORAGGIO DI TORNARE ALLA VITA DOPO L’ICTUS
ANTONIETTA MOLLICA
Di Mariella Morosi
“Sono caduta, ma non ho lasciato andare la seconda possibilità che avevo di vivere che mi si è presentata. E la rinascita è stata bellissima”. Con queste parole Antonierra Mollica ha presentato in Campidoglio il suo spettacolo prodotto in collaborazione con Motus, che sarà rappresentato il 27 ottobre a Roma al Teatro Vascello, per poi spostarsi in altre città d’Italia. Danzerà e reciterà orgogliosa della propria differenza. Questo il senso profondo, intimo, della sua dura esperienza che ha raccontato insieme alla regista Rosanna Cieri, all’attrice Manuela Kusterman e agli altri protagonisti dello spettacolo. Antonietta era stata colpita a 34 anni da un ictus mentre era un’affermata funzionaria di banca: pensare di avere tutto e trovarsi con meno di niente. E allora coraggio, determinazione, forza, certo, ma soprattutto consapevolezza del dovere di non accettare la sconfitta. Quindici giorni a rischio della vita, poi un anno di riabilitazione su una sedia a rotelle e peregrinaggi in vari centri specializzati, soprattutto alla Fondazione Santa Lucia di Roma. C’è stato il sostegno della sua banca, il Monte dei Paschi di Siena e dei suoi dirigenti, e questo è stata anche una scommessa sul suo recupero. Ed oggi l’India, dove era destinata ad andare al momento del’incidente, sta tornando ad essere una concreta prospettiva. E ‘ una storia bella che non può restare privata, soprattutto per il particolare percorso che ha portato ad una nuova vita, addiriuttura più ricca e stimolante. Il teatro è da tempo terreno di sperimentazioni vincenti, anche nell’ambito dell’handicap, nel contrastare l’emarginazione, nell’offrire terreni di riscatto.
KUSTERMAN, MOLLICA E CIERI ALLA CONF.STAMPA
Anche Antonietta ha scoperto il teatro ma soprattutto la danza, per il suo stato l’attività più difficile. Con la compagnia Motus ha messo in scena uno spettacolo coreografico in cui insieme a ballerini professionisti affronta figurazioni difficili tese a dimostrare la normalità della sua diversità. Al fondo c’è una convinzione maturata nel corso della malattia non solo nei confronti di quel di più, visto che “il cammino della sofferenza aggiunge qualcosa”, ma anche nei confronti della sua personale crescita , anche fisica.”Ho molta consapevolezza del mio corpo- ha detto- sono rimasta paralizzata ma ho passato mesi ad ascoltarlo e a immaginare movimenti”. Ma lo spettacolo è anche il racconto autoironico per flashes della sia esperienza, teso a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà di cura e di acceso ai pochi centri di eccellenza esistenti in Italia che si muovono tra tante difficoltà burocratiche amministrative e finanziarie. E’ caso dell’Santa Lucia, in cui ha passato lunghi mesi. Il suo direttore generale Luigi Amadio e il direttore sanitario Antonino Salvia erano presenti all’incontro per testimoniare la loro soddisfazione per aver contribuito con l’impegno di tutti gli operatori sanitari a restituire ad Antonietta la gioia di vivere. “Finchè non le provi le ignori”, si potrebbe dire riguardo alla generale disattenzione nei confronti delle malattie neurologiche. Così il suo “ Icaro (Reloaded), il coraggio di tornare a volare” vuole dare speranza a tutti quelli entrano nel tunnel. Tutto questo diventerà presto un libro e forse sarà solo il primo.