(fino al 2 febbraio 2014)
Testo di Luisa Chiumenti
“Della musica black mi piaceva tutto:/ ritmo, armonia, ma soprattutto/ mi piaceva lo swing, a cui mi rifacevo/ e mi rifaccio ancora adesso, se devo fare qualcosa”: queste le parole di Lelio Luttazzi ( 1943 – 2010) che, riportate in mostra, immergono subito il visitatore in una atmosfera di calda memoria per chi ricorda ancora bene quel periodo vivace e affascinante e di ammirata curiosità per i più giovani, che di quella storia forse sanno troppo poco. Sì, perché in effetti si assiste ad un vero e proprio “viaggio della memoria” che parte da Trieste, la sua città, in cui cominciò ad essere attivo con Radio Trieste, il jazz, il primo complesso di Lelio “I Gatti Selvatici”, gli americani, il piano bar all’Hotel de la Ville. Poi Milano, la direzione artistica alla CGD (Compagnia Generale del Disco) con Teddy Reno e i tanti dischi pieni di swing. E ancora, Torino chiamato dalla sede Rai per dirigere la prima orchestra d’archi ritmica di sua invenzione. E Roma con la radio, il periodo d’oro della tv e del cinema. Infine il ritorno a Trieste, gli ultimi concerti, Sanremo e il memorabile concerto del 15 agosto del 2009, nella sua Piazza dell’Unità. Musicista, showman, attore, scrittore, personaggio eclettico carico di umanità e di swing. Lelio Luttazzi è stato testimone di veloci e importanti cambiamenti del mondo.
Ed è così che la mostra ospitata dai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Sovrintendenza Capitolina e dalla Fondazione Lelio Luttazzi, si offre al grande pubblico come un omaggio a un indimenticabile Maestro, realizzato anche con al contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, a cui hanno voluto collaborare nomi importanti: Enrico Vaime per la supervisione ai testi e Pupi Avati per quella artistica, Piera Detassis direttore di Ciakper la parte cinematografica del Maestro, Leonardo Scarpa per le scenografie.
Curata da Cesare Bastelli e Silvia Colombini con i Servizi Museali di Zètema Progetto Cultura, racconta con evidente passione i momenti fondamentali delle atmosfere vissute in Italia, dal dopoguerra in poi, ricordando la vivace ripresa degli gli anni sessanta fino a giungere alla attualità, esponendo oggetti quali: il mobile radio in legno e poi le prime televisioni e ancora le splendide foto del dopoguerra e della Dolce Vita, immagini che esplicitano attraverso la figura di Luttazzi, quello che era stato per molti, la realizzazione di un sogno.ed emozioni che raccontano come un ragazzo triestino, un “giovanotto matto”, sia riuscito a materializzare il suo sogno.
Oggetti, curiosità e reperti animano la mostra, dal pianoforte verticale primi novecento, al microfono radiofonico anni ’40 o il televisore Geloso anni ‘50/’60 restaurato, dischi di Rabagliati, i primissimi dischi preziosi della CGD, o la foto originale di Louis Armstrong che Lelio ha sempre tenuto accanto al pianoforte, oltre a numerosi manoscritti, lettere, premi, oggetti personali.
Le otto sezioni raccontano gli anni dal 1923 al 1948 ancora a Trieste, sua città natale, con un videoproiettore mostra invece immagini della storia di quegli anni a Trieste: gli eventi bellici e le vicende del dopoguerra, con l’incerto destino della città, i bombardamenti, l’arrivo degli americani. Una foto storica del ritorno di Trieste all’Italia (1954), rari dischi americani editi dal Ministero della Difesa americana, che portavano in Europa la “nuova musica”.
Poi, dal 1948 al 1952 a Milano, dove si trasferisce diventando direttore artistico della Compagnia Generale del Disco fondata da Ferruccio Ricordi (in arte Teddy Reno) e poi, con l’orchestra diretta da Lelio, insieme alle voci di Teddy Reno e Jula De Palma inizia ad incidere centinaia di dischi, passando oi anche alle commedie musicali e al teatro. Questi anni sono ricordati da scritte al neon, pannelli con immagini d’epoca che ritraggono Lelio con Jula de Palma e Gorni Kramer, teche con reperti originali e un grande microfono da terra. . Le prime trasmissioni radiofoniche importanti come “Nati per la Musica” insieme a Gorni Kramer, “Il Motivo in maschera” con Mike Bongiorno e, ancora, le commedie musicali. Poi il momento della tv in bianco e nero, indimenticabili le regie di Antonello Falqui con Teatro 10 e StudioUno insieme a Mina, autore per cantanti di successo, Mina in primis, affiancando al pianoforte artisti come Ella Fitzgerald e Lionel Hampton. Impossibile poi non citare HIT PARADE, la celebre trasmissione radiofonica.
Ma invitiamo i lettori a visitare un’esposizione così colma di fascino per la memoria di atmosfere serene che sarebbe bello poter rivivere oggi, ricordando soltanto ancora la presenza in mostra di una bella ricostruzione di un jukebox Wurlitzer del 1940, funzionante, con un meccanismo di selezione touch screen inserita nel vecchio modello che permette al visitatore di scegliere ed ascoltare in diretta i brani musicali di Luttazzi dell’epoca.
Ed infine segnaliamo l’importanza della sezione multimediale della mostra: uno spazio con l’installazione interattiva “Play Lelio Swing”, in cui il visitatore, semplicemente alzando le braccia e simulando nell’aria il gesto di suonare sulla tastiera proiettata sul grande schermo di fronte a lui, attiva il meccanismo che gli permette di scegliere un ambito artistico tra jazz, canzoni e duetti, accompagnando Lelio nel video che verrà trasmesso. A corredo della mostra, concerti, eventi e convegni, omaggi e ricordi per un uomo la cui vita straordinaria e le opere hanno attraversato più di 50 anni di Storia d’Italia, storia dello spettacolo e del costume, con i suoi numerosi rapporti con il mondo del cinema.
Per informazioni:
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Tel. Parizia Bracci +39 0682077337 - p.bracci@zetema.it @zetemacultura
Ufficio Stampa Fondazione Lelio Luttazzi : Valentina Romano + 39 335 6507042