Testo e Foto di Giulio Badini

Pavia, consistente centro agricolo della pianura lombarda storicamente importante per essere stata per due secoli – dal 572 al 774 – capitale del regno longobardo e poi dal Medioevo sede di una delle più antiche e prestigiose università italiane, vanta il privilegio di essere attraversata da uno dei fiumi più belli e meno inquinati d’Italia, il Ticino. Una delle immagini simbolo della città non a caso è costituita dal monumentale Ponte Coperto, eretto nel lontano 1351. Nato sulle montagne dell’omonimo cantone meridionale svizzero, dopo il lago Maggiore il fiume azzurro attraversa le colline moreniche e poi la pianura alluvionale padana per 110 km, segnando per un lungo tratto anche il confine tra Lombardia e Piemonte, fino alla confluenza nel Po, 35 km oltre Pavia, del quale forma il maggior affluente.  Il suo corso e le relative sponde offrono una serie variegata di peculiarità geografiche, morfologiche e ambientali quali  fontanili, marcite, lanche (antichi bracci del fiume abbandonati e stagnanti), brughiere, isole di sabbia e ghiaia, e poi dighe idroelettriche, canali artificiali (compresi i famosi Navigli milanesi) e mulini, a formare un ambiente di straordinaria biodiversità: vi si contano infatti ben 4.932 specie viventi, con 2.402 animali, 1.144 vegetali, 1.386 funghi, 246 uccelli acquatici, silvani e predatori, stanziali e di passo, e 40 specie ittiche. Un vero importantissimo corridoio ecologico tra le Alpi e la pianura. Per tutelare un simile ambiente nel 1974 è sorto il parco lombardo della Valle del Ticino, primo parco regionale in assoluto in Italia, seguito quattro anni dopo dal corrispondente sulla sponda piemontese, per un totale di 91.410 ettari, a tutt’oggi maggior parco fluviale europeo, divenuto nel 2002 anche riserva della biosfera e quindi patrimonio dell’umanità protetto dall’Unesco. In epoca preistorica, durante l’età del bronzo, sulle sue rive sorse la civiltà di Golasecca,  nel 211 a.C. Annibale riportò una significativa vittoria lungo la strada per Roma e, sempre in epoca romana, Plinio il Vecchio ci informa che cinquemila schiavi lavoravano a raccogliere pagliuzze d’oro dalle sue sabbie aurifere (6-8 grammi per tonnellata).

 Oggi, che scarseggiano gli schiavi, la raccolta non è più redditizia, ma viene esercitata ancora da qualcuno per divertimento, tanto da essere stato scelto come sede per un campionato del mondo della specialità. Su entrambe le sponde, alternati a coltivi e risaie, si estendono ancora oggi rigogliosi boschi pregiati, residui dell’antica originale foresta planiziale e ripariale padana a vegetazione spontanea che un tempo, fino alle bonifiche operate in età romana e poi dai monaci cistercensi, ricopriva ininterrottamente  tutta la valle del Po e oltre e che in epoca medievale costituirono una florida riserva di caccia per la nobiltà, a partire da Visconti e Sforza, come testimoniano alcuni castelli, palazzi nobiliari e cascine sparsi per il territorio.  L’umido e ombroso intrico offriva infatti ospitalità ad una fauna ricercata come cinghiali, caprioli, lepri, quaglie, pernici e fagiani. Tra questi il più vicino alla città (appena 5 km dalla stazione ferroviaria e ad 800 m dalle acque smeraldine) è il Bosco Grande (o Bosco Negri dal nome dell’antico proprietario), sulla strada d’argine destro per Zerbolò, 22 ettari di farnie, olmi, salici, ontani e profumatissimi pioppi, con ricco sottobosco di pruni, cornioli, noccioli, sambuchi, viburni, frassini e biancospini anche di dimensioni notevoli e varie specie di fiori come viole, ranuncoli e morsi di galline che in primavera danno origine a spettacolari fioriture di pervinca, anemoni, viole e denti di cane; una zona paludosa ospita un canneto con tipiche piante palustri e rettili ed anfibi come rane rosse e verdi, raganelle, tritoni e natrici dal collare.

 

Qui trova albergo una variegata fauna altrove scomparsa come donnola, faina, puzzola, tasso e volpe, lepre, talpa e riccio, arvicole, ghiri, moscardini, scoiattoli e pipistrelli, nonché 34 specie di uccelli acquatici e silvani del vicino fiume come germani reali, alzavole, fischioni e canapine, picchi rossi e verdi, ardeidi quali aironi rossi e cinerini, nitticore, garzette, sgarze ciuffetto e rapaci tipo poiane e nibbi.  Nelle vicinanze si trovano altre due importanti siti naturalistici, Bosco Sirio Negri, oggi riserva integrale, e Bosco Negri che ospita un’oasi della Lipu (Lega italiana protezione uccelli). Tutti appartenevano ad un ricco proprietario terriero locale, Giuseppe Negri, commerciante di legname e amante della natura, che alla sua morte nel 1968 volle donarli all’Università e al Comune di Pavia perché venissero conservati tali. Epicentro del Bosco Grande è un’ampia e tipica cascina agricola lombarda, oggi sede dell’Associazione Amici dei Boschi, una onlus pavese che dal 1995 per convenzione con il Comune si occupa di educazione e didattica ambientale e di animazione naturalistica e di svago rivolta a scuole, enti e privati, gestendo bosco e cascina e coinvolgendo ogni anno non meno di ottomila tra bambini, ragazzi e adulti.La cascina ospita al piano terreno segreteria e biblioteca, un laboratorio scientifico e naturalistico, un ampio salone per attività ludiche e didattiche, cucina, mentre il piano superiore è occupato da un laboratorio-atelier per piccoli artisti. All’esterno un ampio porticato, una sabbiaia e un’aia con panchine e tavolacci, un forno a legna, un recinto per allevamento didattico di animali domestici, prati, un orto didattico con piante da frutto e due parcheggi. Nel bosco, tra i diversi percorsi guidati, spiccano uno ad ostacoli, il sentiero dei grandi alberi, attraverso querce maestose, e quello della palude, con passerella sul canneto e piattaforma sullo stagno. Il centro, aperto tutto l’anno (salvo metà luglio – metà agosto), organizza molteplici istruttive, divertenti e coinvolgenti attività per bimbi ed adulti quali escursioni guidate a piedi e in mountain bike nel bosco con osservazioni naturalistiche, giochi sull’aia e nel bosco, attorno al fuoco, costruzione di capanne, escursioni notturne, notti in tenda, corsi di pittura, di coltivazione dell’orto, di cesteria, origami e ceramica raku, raccolta di piante selvatiche e officinali, campi pre e post scolastici per bambini dai 5 ai 12 anni, ma anche iniziative curiose come produrre pane, pizze e focacce cotte nel forno, fare un minestrone, produrre musica nel bosco con strumenti naturali improvvisati, oppure tree climbing, arrampicata su corde dei grandi alberi, e mille altre ancora. La noia, a Cascina Bosco Grande, risulta sconosciuta.

La Cascina Bosco Grande risponde allo 0382. 30 37 93 ogni lunedì e giovedì dalle 9,30 alle 12,30; e-mail: assamiciboschi@libero.it, sito web: www.amicideiboschi.it. A richiesta viene inviata via e-mail una newsletter contenente le iniziative in programma.