Venezia, Museo Diocesano di Sant’Apollonia
29 maggio – 24 novembre 2013
Nelle sale del Museo Diocesano Sant’Apollonia a Venezia, presso il Ponte della Canonica, si inaugura il 29 maggio la mostra “Ana Tzarev. The life of flowers”. Vengono esposti, nell’ambito della Biennale, gli ultimi lavori della pittrice croata, ma naturalizzata americana, che si caratterizza per una particolare attenzione verso i fiori, con pennellate precise e vivaci, tinte luminose che riscrivono profili, forme e contenuti di immagini materiali. I soggetti della Tzarev si inseriscono in una tradizione che è possibile rintracciare nelle ninfee di Monet, nei fiori futuristi di Balla, in quelli intimisti di De Pisis, nei vasi di fiori di Buffet, in quelli secchi di Mafai o rigogliosi di O’Kleefe, fino a quelli carichi di morte di Warhol. Come ha scritto Edward Lucie-Smith, “Ana Tzarev è una pittrice dinamica e visionaria perché ha un costante desiderio di ricreare nelle sue opere, attraverso un particolare linguaggio dell’immagine, la realtà che la circonda”. I suoi fiori prendono forma quasi come su un palcoscenico, diventando gli attori protagonisti di una narrazione che è costituita da cambi di modulazione continui e da prospettive di luce che avvolgono le opere dal di dentro per poi condividerne il calore e la limpidezza. Nitide le scelte prospettiche, sereni gli spunti di osservazione, arricchiti da una materia densa che dà valore alle persone e alle cose.
Nata nel 1937 in Croazia, la Tzarev ha vissuto per molti anni in Nuova Zelanda ed è conosciuta per i suoi dipinti di grandi dimensioni, caratterizzati da colore puro e vibrante e da densità materica, con risultati assai riconoscibili quanto a impronta stilistica e potenza emotiva delle immagini in cui ha rievocato ritualità e vita quotidiana di villaggi fuori della storia, riflettendo nella propria pittura una notevole curiosità e conoscenza della vita e delle tradizioni culturali dei paesi che ha visitato. “I miei quadri – ci ha detto – raccontano storie ricche di diversità, i costumi e le tradizioni che la civiltà forma nel tempo. Ho documento la cultura di oggi per le generazioni future in modo che possano guardare indietro con orgoglio il proprio patrimonio e anche apprezzare le diverse culture che arricchiscono il mondo”.
Nella conoscenza di storia e antropologia culturale di terre diverse come l’Africa, il Giappone, le Hawaii, la Thailandia, la pittrice rimane quasi avvolta in una dimensione ineffabile, evasiva, impalpabile, tanto quanto carnali ed evidenti sono i suoi fiori; questa sua ossessione è un mezzo per arrivare ad una sorta di armonia universale. Le sue opere sono chiaramente riconoscibili per la loro vivacità di colori e l’abbondante uso di tonalità, come ha sottolineato il critico russo Alexander Borovsky descrivendone lo stile: “Ana Tzarev ha imparato come “catturare” le tecniche pittoriche molto rapidamente. Ha sviluppato uno stile potente e gestuale con una energia non dissimile da quella caratteristica dei post-impressionisti: un colore aperto, un tratto di pennello tridimensionale, o meglio, un fuoco di colpi alla deriva nello spazio ottico, un trionfo dell’approccio de-riflettente, spinto verso l’acquisizione e la padronanza di segnali della natura”. Quella che l’artista vuole affermare è dunque la capacità dei fiori di creare un linguaggio comune tra le diverse culture, ricreando sulla tela, con spesso e vivace cromatismo, una varietà di fiori provenienti da tutto il mondo, a testimonianza dell’importanza dell’arte come forza creatrice di positività e comunicazione interculturale. Ha scritto Marco Tonelli: “Più di fiori, ad essere onesti, questi fiori di grandi dimensioni notevoli assomigliano le fauci di animali selvatici minacciosi e desiderosi, e anche volti umani pieni di vita e di passioni e, infine, i sentimenti, gli eccessi del corpo e della psiche. Ecco allora la dimensione metaforica segue quello storico, in cui il fiore è anche un cliché della femminilità, di bellezza e fragilità, di ciò che è fugace, stagionale e deperibile, pulsante e impaziente”.
La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo Diocesano di Venezia.
Ingresso libero
Orario: 10,00 / 18,00 mercoledì chiuso
Museo Diocesano Sant’Apollonia
Venezia, Castello 4312, Ponte della Canonica
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