I Love disco l’emozione della musica Anni Settanta
Testo di Giuseppe Garbarino
Cos’è il genio …. inventare un cocktail, scrivere un testo che passerà alla storia, dipingere un quadro unico, destare emozioni o cento altre immaginifiche situazioni che scandiscono irreversibilmente la nostra esistenza e quella di chi ci accompagna nel nostro percorso di vita, oppure creare magia con la musica. Una notte passata in uno dei templi della cultura: questo può essere genio! Sembra tanto la brutta copia di un noto film, “Una notte al museo”, ma invece siamo davanti a quel sottile confine tra immaginazione e realtà, perché a nessuno sarebbe mai passato dalla mente, soprattutto a chi in questo particolare luogo ha dedicato ore a studiare, di ritrovarsi a ballare all’interno della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ma questo ed altro è possibile per il “genio”, tutto fiorentino, dello staff di I Love Disco, ormai una delle realtà più indelebili della galassia “eventi” della città di Firenze, anche se l’eco delle sue serate è ormai uscita da tempo dai confini locali, stimolando l’interesse e l’analisi di questo fatto di costume da parte di numerosi esperti del mondo della comunicazione e dello spettacolo.
Foto di Fiorenzo D’Onofrio
Dopo la brillante iniziativa per i 150 anni dell’Unità d’Italia, sul palcoscenico del Teatro della Pergola, tutti i Discolover’s, gli appassionati seguaci di queste iniziative, aspettavano con ansia il successivo evento, cadenzato e centellinato nel tempo, creando la giusta suspense delle grandi attese. Ecco che si è materializzato un altro dei sogni architettati da Paolo Marcheschi e Gigio Petrucci che con la inossidabile presenza del Dj Enrico Tagliaferri hanno ottenuto la possibilità di trasformare gli ambienti della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze in una eccezionale ed irripetibile pista da ballo. Alla serata da discoteca, con la quale si vuole celebrare il fenomeno disco-cinematografico dell’indimenticabile “Febbre del Sabato sera”, si è voluto dare un apporto culturale, con l’organizzazione di una mostra legata alla moda e alla musica degli anni settanta, con il titolo di “Generazione Travolta”, curata dall’associazione Pop Up, con conferenza conclusiva che ha visto la presenza di Carlo Conti, il noto conduttore fiorentino del grande schermo che ha iniziato la sua carriera nelle piccole discoteche della città, oltre alla testimonianza di Pietro Chiambretti irriverente torinese noto per le sue trasmissioni che ricordano i grandi momenti del duo Arbore e Boncompagni.
Foto di Federica Gambacciani
Design, moda d’autore per ricordare la Maison tutta fiorentina Emilio Pucci, creatività, pubblicazioni e immagini tratte da periodici d’epoca, oltre alla presenza dei mitici “vinili” hanno testimoniato, in questa mostra, quell’effetto di liberazione dei costumi sociali tipica degli anni settanta. Ma torniamo alla serata, il solo presentarsi davanti all’ingresso della biblioteca era un’emozione che tradiva un certo disagio di chi non riusciva ancora ad immaginarsi come era stata definita la serata. Tutta l’organizzazione era scandita da attenzione e professionalità, niente lasciato al caso o all’improvvisazione, tutto perfetto, rendendo l’affollata serata un vero e proprio momento di divertimento con la musica degli anni settanta. Il grande spettacolo è stato offerto dalla magia della consolle musicale di Simone Fanfani che ha magistralmente scaldato la pista per l’esibizione di Enrico Tagliaferri, nel volto del quale si leggeva la soddisfazione dei perfetti passaggi da una canzone all’altra, il tutto nel tripudio generale delle centinaia di persone che si affollavano nella unica pista da ballo. La postazione alla quale si sono alternati i Dj era posizionata dietro il grande bancone della distribuzione, mentre la classica palla a specchi, illuminata da fasci di luce, sovrastava la grande hall della biblioteca in perfetto stile Tony Manero.
Una nota di colore sui partecipanti alla serata, tutti rigorosamente vestiti in stile anni settanta per la gioia dei negozi di vintage, è la trasversale età dei partecipanti, tanti giovani, molti ultra quarantenni e anche canuti nostalgici in piena forma. Le acconciature e gli abiti hanno suscitato una vera e propria caccia per recuperare abiti, camice e giacche originali; sono stati interpellati conoscenti, aperti vecchi armadi e bauli dove erano conservati i pezzi più pregiati di quegli anni che si credevano dimenticati dietro le immagini di vecchie foto i cui colori sono inevitabilmente sbiaditi, era il tempo di “noi che …” per usare parole di Carlo Conti, ma i colori dei vestiti usati erano prepotentemente brillanti, forse felici di essere tornati ad essere protagonisti per una serata, con le musiche dei Bee Gees e degli altri grandi nomi di quell’epoca dietro l’angolo, il tutto sotto i severi sguardi del servizio d’ordine e soprattutto di quelli pietrificati delle statue che sovrastano da sempre la grande sala distribuzione, luogo dove generalmente anche il rumore di passi svelti è troppo forte. Un unico cruccio, non essere stato presente con gli organizzatori negli uffici della direzione per carpire lo sguardo e il primo pensiero del direttore, Dott.ssa Sebastiani al momento della richiesta e presentazione del progetto.