Testo e foto di Pierantonio Sborgia
Finalmente si parte… sono le 10:00 a.m. e da Pescara ci dirigiamo verso Ravenna, prendiamo l’autostrada e dopo i primi chilometri già il sentore della vacanza ci pervade. Fa molto caldo e per fortuna abbiamo portato con noi delle giacche da moto traforate. Prima di Ancona usciamo e facciamo la nostra prima deviazione, La Madonna di Loreto; da lì verso il Conero, un paesaggio stupendo. L’effetto dei monti che si riflettono nell’ acqua sembra un “trucco” di photoshop e nemmeno a dirlo le acque turchine sono tappezzate di barche a vela. Il bello del viaggiare in moto è che si è dentro il paesaggio e non lo si guarda come da un finestrino, lo si vive appieno, si sente l‘odore dei pini, delle ginestre che quasi sfioriamo con i caschi, delle foglie che danzano al nostro passaggio ma altresì si sentono le differenze di temperatura, si prende l’acqua quando piove, ci si brucia le braccia quando c’è il sole, insomma si è tutt’uno con la natura. Viaggiando a fasi alterne, lento–veloce-lento, giungiamo in quel di Ravenna e arriviamo a Casa di Paola un bellissimo e consigliatissimo Bed and Breakfast. Posate le valige e trovato un giusto ricovero per la moto, ci diamo alla ricerca di un buon ristorante. Niente da dire, a Ravenna si mangia proprio bene e dopo una breve passeggiata per il centro storico, passando in rassegna la tomba dell’illustrissimo esiliato: “ Dante” e la maestosa ma poco illuminata Basilica di San Vitale il letto era il nostro ultimo traguardo. La mattina seguente carichiamo la moto e partiamo alla volta di Venezia. La via Romea è la strada che collega Ravenna a Mestre e deve il suo nome al fatto che ricalca un’antica arteria che portava da Venezia a Roma. Attraversiamo le valli di Comacchio, una delle zone umide più estese e belle d’ Italia, e passiamo in rassegna i tipici casoni da pesca, capanne fatte di pali, paglia e canne palustri che fiancheggiano le rive dei fiumi e che tanto ricordano i Travocchi abruzzesi. Sulla destra un Cartello di quelli che indicano luoghi di interesse turistico riportava la scritta Villa Foscari … si tratta della Malcontenta la famosa villa Palladiana, che deve il suo nome ad una leggenda… in breve e con il beneficio del dubbio, si narra di una dama che allontanata da Venezia per una condotta alquanto chiacchierata sia stata esiliata in questa villa da cui il nome.
La deviazione è infruttuosa, bisogna prenotare in anticipo. Arriviamo fino a Fusina, dove è possibile lasciare la moto e raggiungere Venezia con un traghetto. Entrare a Venezia dalla Laguna è stupendo, si vede avvicinarsi una quinta di case variopinte, un brulicare di imbarcazioni affollano la lingua di mare che stiamo percorrendo chiusa a sinistra da Dorsoduro e a destra dalla Giudecca, con gli occhi scorro lo skyline alla ricerca di S.Marco, ma la prospettiva non è favorevole è la mia attenzione viene catturata da un fuori scala incredibile. Vicino il molo S.Basilio, alla Marina sono ormeggiate delle navi da crociera, il loro rapporto con la città è spaventoso: sovrastano ampiamente gli edifici più alti e con la loro mole proiettano ombre innaturali. Si sbarca di fronte alla bella chiesa dei Gesuiti e da lì inizia la ricerca del nostro albergo; le valige sono pesantissime e dimenarsi tra il fiume di persone che affollano le calle Veneziane è arduo. In lontananza si sentono dei rumori, il cielo borbotta e da lì a poco ci prende un acquazzone. Fortunatamente troviamo il nostro albergo. Si girovaga senza meta, stanchi, ma affascinati dalle prospettive sempre diverse che ci si parano dinanzi, chiese, canali, piazze ( che poi scopriremo chiamarsi Campi ). Nel nostro errare veniamo notati da uno strano signore che affiancandosi ci dice che la biennale oggi, Domenica, è chiusa e che il cartello sulla nostra destra è un fuori concorso. Non riesce a non notare che siamo un po’ spaesati; ci rivolge alcune domande, siamo impreparati e si sente stranamente in obbligo di farci lui stesso da guida. La nostra nuova conoscenza si chiama Agostino un signore sulla settantina, distinto, con grandi occhiali e capelli neri, uno studioso di Venezia, per di più veneziano. Ci bacchetta dicendoci che in questo modo non avremmo mai capito Venezia e che prima di arrivare in una città bisogna studiarla, altrimenti è come non esserci stati. Non possiamo che condividere. Ci porta verso L’arsenale e camminando descrive i luoghi che man mano attraversiamo, in uno slargo indica due pozzi e ci chiede sornione, sapete da dove prendono l’acqua? Senza aspettare risposta descrive l’interessante sistema di cisterne che raccogliendo l’acqua piovana permettevano l’approvvigionamento idrico, poi tira dritto e si infila in una strettoia. Lo seguiamo e indica un sovra-porta, si intravedeva appena un mattone sagomato a mò di cuore: “Qui una leggenda vuole che se due innamorati lo toccano rimarranno insieme per la vita” Calle e Campi al posto di Vie e Piazze, a Venezia esiste una sola Via ed è via Garibaldi; le Calle stanno ad indicare gli stretti passaggi nei campi di grano i Campi invece sono gli slarghi, poi la nostra guida prende a dire : ” Vedete, qui i veneziani si son fatti forestieri, siamo una città che muore le case sono vuote, gli stranieri comprano e mettono su alberghi e Bed and Breakfast. I prezzi salgono ed i veneziani sono costretti ad andare via. Il turismo ha lentamente trasformato gli equilibri delle cose, oggi c’è un turismo che spazza via gli altri lavori, vedete altri negozi se non quelli di Souvenir?” Siamo ben oltre l’orario di cena, lo salutiamo e lo invitiamo a venire a trovarci a Pescara.
Un giorno è nulla per vedere Venezia, ci tratteniamo fino al pomeriggio ma dobbiamo ripartire, la tabella di marcia prevedeva l’arrivo a Trieste in serata quindi di nuovo in moto. Il sole scende sul mare, ci fermiamo ad osservare lo scenario, mare, coste a strapiombo ed ancora mare. Una luce unica ed un altro elemento, il vento, ci avvertono che siamo arrivati. L’ingresso dalla strada Panoramica lascia di stucco poi si entra in una città caratterizzata da grossi palazzi ottocenteschi, vie larghe e piazze monumentali. Purtroppo è tardi e finiamo la giornata dritti a letto. L’indomani si parte presto, non abbiamo molto tempo per vedere Trieste, un giro fugace in centro e la salutiamo ripromettendoci che saremo tornati presto, ma prima di lasciarla puntiamo la moto verso il castello di Miramare, assolutamente da non perdere. Passiamo il confine e, come ci hanno detto, ci fermiamo per acquistare la vignetta, una sorta di pedaggio autostradale. Il paesaggio non cambia, l’unica cosa diversa è il prezzo della benzina, sensibilmente più conveniente. Decidiamo di fare il tragitto sulla costa passando per Capo D’Istria, Parenzo, Rovigno, fino ad arrivare a Pola. Soggiorniamo all’Hotel Riviera, una struttura alberghiera di qualche anno, le camere non ci piacciono molto, ma la posizione è centralissima ed in fin dei conti il servizio è buono. Siamo affamati ed appena usciti dall’albergo siamo alla ricerca di un ristorante, nulla di più facile, anzi c’è l’imbarazzo della scelta. Menù turistici in ogni angolo, scegliamo e prontamente siamo serviti; il pesce è ottimo ed i prezzi sono da osteria. Rifocillati, passeggiamo per il pregevole centro e ci troviamo di fronte al famoso anfiteatro, una struttura molto ben conservata che conferma l’egemonia romana su queste terre. Inoltre sono presenti numerose strutture che la dicono lunga sull’importanza strategica di questo porto. Prenotiamo una gita in barca che da Fazana ci porta all’arcipelago delle isole di Brioni, parco nazionale costituito da 14 isole di diversa grandezza. Circumnavighiamo le isolette circostanti su di un’acqua cristallina con un piccolo taxiboat. Una guida improvvisata ci indica l’isola di Tito e ci dice che è ancora un presidio militare, poi ripete la stessa cosa in inglese e tedesco. Infine ci lasciano su di un piccolo isolotto, l’unico dove per poter mangiare e fare il bagno. Dopo una lunga giornata di mare decidiamo di andare a cenare a Rovigno, in un delizioso ristorante con tavoli sparsi tra le viuzze. Dopo aver mangiato piatti a base di tartufo, tipico del luogo, percorriamo il vicolo a gradini chiamato Grisia che risale la collina fino ad arrivare alla chiesa di Santa Eufemia che si affaccia sul mare da dove al tramonto si gode uno splendido panorama.
Si riparte, direzione Fiume. Prima di arrivare ci consigliano di fare una piccola sosta ad Abbazia, chiamata la “piccola Montecarlo”, una deliziosa città sulla costa nord orientale dell’Istria, famosa anche per il suo centro termale. Soggiorniamo a Cavle a pochi chilometri da Fiume e nota per l’autodromo. Fiume è la terza città della Croazia in ordine di grandezza, nonché il principale porto. Ci consigliano di andare a prendere l’aperitivo nel caffè Groff all’interno del Castello di Trsat raggiungibile percorrendo 561 gradini della scalinata di Peter Kruzic. Da qui si gode una splendida vista su Fiume, sul Quarnaro e sull’istria. Dopo una breve passeggiata lungo il Korzo, torniamo in hotel per riposarci, il giorno successivo ci aspetterà una dura giornata. Percorrendo con la nostra moto le nuove e bellissime autostrade croate, circondate da paesaggi mozzafiato, arriviamo nel parco nazionale dei Laghi di Plitvice, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Questo posto quasi surreale è un susseguirsi di cascate, torrenti e laghi (un totale di 16), il tutto delimitato da pareti scoscese, da boschi di abeti e da prati. E’ possibile attraversare il lago principale con un traghetto elettrico, ma noi scegliamo di raggiungere l’altra sponda passando lungo il sentiero che costeggia il lago. Dopo una lunga passeggiata durata circa sei ore ci troviamo al punto di partenza dove ci aspetta una pausa mangereccia: salsicce, patatine fritte e birra! Ritornando sulla costa giungiamo a Zara che fino al 1919 fu la capitale della Dalmazia. Il centro storico è circondato da una cinta muraria di epoca veneziana, all’interno della quale si susseguono piazze e vie incorniciate da palazzi di varie epoche e stili e fanno bella mostra di sé le rovine di epoca romana. Dirigendoci verso il porto rimaniamo incantati dal suono che viene dal mare: è l’organo marino creato nel 2005 dall’architetto Nikola Basic, una struttura a gradoni sul mare. L’acqua del mare in continuo movimento penetra all’interno di tubi di varie dimensioni che a loro volta portano a cavità di forme diverse e il suono viene convogliato verso l’esterno attraverso delle fenditure. Ne approfittiamo per distenderci al sole e riposarci, è molto suggestivo e rilassante.
Alzando lo sguardo è possibile ammirare l’Isola di Pasman, separata da Zara solo da qualche chilometro di mare. Arriviamo finalmente a Sibenico, è ora di cena; una doccia veloce e subito alla ricerca di un ristorante. Attraversiamo slarghi e vie costellate di negozi, c’è tanta gente, in lontananza una musica coglie la nostra attenzione, ci ritroviamo in una bellissima piazza su cui domina la cattedrale di Sveti Jakov, ballano il tango… l’atmosfera è magica. A pochi metri il ristorante che ci sfamerà: “ i Pelegrini”. Si mangia a lume di candela, con mare e cattedrale come sfondo, il cibo è ottimo!, consigliamo di provare le pappardelle con tartufo e prosciutto, speciali! La Serata è stata bellissima, decidiamo di rimanere due giorni. Sibenico dista solo pochi chilometri dal Parco nazionale di Krka; qui fiumi e cascate si rincorrono fino ad arrivare a Skradin un piccolo paese all’ingresso del parco. Qui é possibile fare il bagno sotto le cascate, non ci facciamo sfuggire l’occasione: l’acqua è fredda, ma l’esperienza ne vale la pena. Ultimo giorno a Sibenico, finalmente una giornata di mare. Andiamo sulla spiaggia di Solaris, un complesso turistico dove convivono a stretto contatto camper tende ed alberghi ed è possibile fare diversi sport acquatici; affittiamo un gommone per visitare alcune delle isole antistanti Sibenico. Ci fermiamo sull’isola di San Nicola e poi una sosta con bagno in una delle calette dell’isola più grande, Zlarin. Trogir è l’ultima tappa prima del rientro in Italia, una piccola isola di passaggio tra la costa croata e l’isola di Čiovo. E’ stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO nel 1997. Le sue vie sono lastricate in pietra e non è consentito l’accesso alle automobili per cui si può visitarla solo a piedi. L’influenza veneziana è presente come in molte altre città croate, ma qui i locali ci fanno notare con orgoglio il portale della cattedrale di Sveti Lovro, opera di un maestro croato di indubbio talento (Radovan 1240). Entrando nella cattedrale non si può non rimanere impressionati dalle raffinatissime decorazioni che l’arricchiscono, inoltre è possibile salire sulla torre campanaria, dalla quale, una volta superati gli improbabili scalini, si gode di una vista stupenda. Il giorno della partenza è arrivato, carichiamo la moto sul catamarano della Snav e ci lasciamo alle spalle un viaggio stupendo che entrerà a pieno titolo tra i nostri migliori ricordi.
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