Testo di Pamela McCourt Francescone foto di Pamela McCourt Francescone e Brunei Tourism

Foreste pluviali incontaminate, villaggi su palafitte e scintillanti moschee, fondali marini Incantati, golf e polo, e un sovrano munifico. Il Brunei è il segreto meglio custodito dell’Asia. Il Brunei è diverso. Il Negara Brunei Darussalem, nome ufficiale del sultanato, è il Paese più piccolo e ricco del sud-est Asiatico, ed è anche quello meno conosciuto. Questo regno tropicale, grande come il Lussemburgo, è diviso in due parti collocate tra i due stati malesi del Sarawak e Sabah, sulla costa settentrionale del Borneo. La ricchezza del Brunei, infinitamente sproporzionata rispetto alle sue dimensioni, deriva da vasti giacimenti di gas naturale e petrolio, ed è proprio grazie a queste risorse che il Paese può  vantare la foresta pluviale meglio preservata sul pianeta.  Per Sua Maestà il Sultano Hasannal Bolkiak  tagliare gli alberi non è un’opzione, a differenza di altri paesi sud-est asiatici dove l’industria del legname sta inesorabilmente distruggendo l’habitat. E quindi, è grazie al Sultano se oltre due terzi del Brunei è ancora coperto da foreste pluviali incontaminate. Non sorprende quindi che sia la natura l’attrazione principale per chi arriva in questo piccolo paradiso inviolato. Per il Brunei il turismo è uno specchio che riflette l’unicità del territorio e le antiche tradizioni islamiche del Paese. Il Sultano non aspira a fare del Paese una destinazione per il turismo di massa. Anzi. Il Brunei promuove un turismo soft, incentrato sul territorio e sull’ambiente, sulla storia, sullo sport e sul relax, posizionando il sultanato come destinazione esotica, verde e tranquilla.

Fortemente radicate nel Paese le tradizioni islamiche che sono identificate al meglio nei due monumenti più importanti: le due grandi moschee a Bandar Seri Begawan, la capitale meno caotica, meno inquinata e più verde dell’Asia. Dominano la città le cupole ed i minareti dorati dell’Ali Saifuddien Mosque, mentre la Jame’Asr Hsasanil Bolkiah Mosque (che porta il nome del sultano) è un esempio grandioso dell’architettura religiosa con i suoi minareti torreggianti, piastrelle ricoperte d’oro, lampadari in cristallo austriaco, vetrate colorate inglesi e scale e pavimenti in pregiatissimo marmo italiano.  Di fronte alla Moschea Ali Saifuddien, sull’altra sponda del fiume, sorge il Kampong Ayer. E’ il villaggio sull’acqua più grande al mondo, con una popolazione di oltre 20.000 persone, e case in legno su palafitte. Nel 1521, durante uno dei suoi viaggi in Oriente, il grande viaggiatore vicentino Antonio Pigafetta ha descritto l’agglomerato come “La Venezia d’Oriente”.  Facendo un giro in barca lungo canali interni si può avere un’idea della cultura e delle tradizioni dei popoli Malay e del Borneo che ivi abitano, e anche dei metodi di costruzione delle loro semplici case su palafitta.

Ben altra tipologia di casa, l’Istana Nurul Iman. La lussuosa residenza del Sultano, con le sue 1.788 stanze, detiene un primato da Guinness: è il palazzo reale più grande al mondo. Non è aperto al pubblico ma ogni anno, per celebrare la fine del Ramadan e la festa di Hari Raya, Sua Maestà, un sovrano lungimirante, munifico e stimatissimo dalla popolazione, stringe la mano a tutti quelli che, in fila Indiana, aspettano fuori la reggia per avere il raro onore di salutare personalmente il sovrano. Un altro modo per avvicinarsi al Sultano, meno cerimonioso ma che rivela tutta la magnificenza della sua corte e della famiglia reale, è quello di visitare il piccolo Royal Regalia Museum  che si trova del cuore della capitale. Ma il vero tesoro del Brunei è la sua natura che offre il meglio di sé nel parco nazionale Ulu Temburong e sui 50.000 ettari di riserva della Foresta Batu Apoi che copre il 58% del Paese. Al parco si arriva su una longboat, un’imbarcazione tradizionale che naviga lungo il fiume, solitamente color cioccolato al latte. In 45 minuti si arriva al canopy walk, un sistema di passarelle sospese, lungo sette chilometri, in cima agli alberi, con grandi piattaforme di osservazione dalle quali si gode una vista mozzafiato sulla foresta pluviale e sugli animali che lo popolano.

Nel parco si può fare trekking lungo il letto dei fiumi per ammirare cascate, nuotare in laghetti dalle acque cristalline, fare il picnic all’ombra di alberi secolari, e  forse avvistare il cervo topo, l’orso malese, il maiale barbuto o la nasica, un primate panciuto in pericolo d’estinzione con un naso lungo e paffuto che assomiglia ad un cetriolo, chiamato anche la scimmia dalla proboscide. Le acque del South China Sea che lambiscono il piccolo sultanato sono un paradiso per gli appassionati di snorkeling e per i subacquei. Per i golfisti c’è il Royal Brunei Golf and Country Club, costruito dal Sultano per suo uso personale e ora aperto a tutti, mentre nell’Empire Hotel and Country Club il campo a 18 buche, progettato da Jack Nicklaus è, a ragione, considerato uno dei migliori in Asia. Un altro degli sport preferiti del Sultano è il polo che si gioca sui campi verdissimi del Jerudong Polo Club dove i giocatori possono scegliere tra oltre mille cavalli di razza. Spesso, durante le partite più importanti, si possono vedere membri della famiglia reale seduti nel palco reale, o nella lussuosa clubhouse.

Maestoso e grandioso l’Empire Hotel and Country Club, costruito da uno dei parenti del Sultano come “seconda casa” e poi trasformato in un lussuoso albergo a 5 stelle.  Mentre chi vuole passare una notte nella giungla, può soggiornare nelle confortevoli suite e ville del Ulu Ulu Resort nel  cuore della foresta pluviale del parco nazionale Ulu Temburong. Si potrebbe obiettare che il Brunei abbia una carenza di sofisticazione e raffinatezza, ma questa carenza  – se esiste – viene più che compensata dalla sua natura lussureggiante e incontaminata, e dal grande rispetto che i Bruneians nutrono per i visitatori.  E, dal momento che nel paese non ci sono mendicanti, bagarini, venditori di tappeti o saloni per i massaggi, e che la gente è sorridente, cordiale, cortese e ospitale, è facile intuire perché sono in molti a considerarlo “il segreto meglio custodito dell’Asia”.  Poi, se aggiungiamo che è un paese sicuro (la criminalità è pressoché zero), tranquillo, senza pericoli per la salute (non c’è la malaria), accogliente e lontano anni luce dai ritmi frenetici dei grandi paesi asiatici, per molti questi sono lussi che non hanno prezzo.

 

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