Testo e Foto di TERESA CARRUBBA



In posizione strategica lungo le vie del commerciosia verso il nord Germanico che verso l’est Ungarico, Za­gabria, città-mercato ideale tra Oriente e Oc­cidente, crebbe in prosperità e potere. Senza contare poi che un’antica strada la colle­gava direttamente al mare Adriatico; non a caso i veneziani aprirono qui i loro fondaci.Zagabria conserva il suo carattere di città solida e pratica, cresciuta com’è a ridosso del confine tracciato dal fiume Sava che per secoli ne ha fatto l’ultima città occidentale. I turchi qui non sono mai arrivati ed è la chiesa cattolica, non l’ortodossa, ad avere la meglio sulle sue anime. La città me­dievale si sviluppò a partire dal 1094 su due colline, Kaptol, la sede del Vescovado, e Gradec, l’odierna  città al­ta, quella dei mercanti e degli artigiani, che visse in sicurezza grazie alle imponenti for­tificazioni. 



Oggi la capitale della Croazia è una meta di crescente richiamo per il suo patrimonio architettonico e culturale e per la sua atmosfera esuberante.La vocazione degli za­gabresi è quella del dinamismo, della vivacità. Incessante l’andirivieni dei pedoni, specie lungo la Llica, la via più lunga di Zagabria con i suoi sei chilo­metri , oltre che la più antica: una strada ro­mana passava proprio di qui. La Llica inizia daPiazza Bano Jelaèiæ, a un passo dal coloratissimo mercato di Dolac, e prosegue fino a collegarsi con le vie che portano in Slovenia.Percorsa dagli sferraglianti tram azzurri, la lunga strada è un susseguirsi di vetrine di negozi interrotti solo dalle porte dei ristoranti e dei bar che offrono in vista grandi teglie di štrucklji,  sorta di lasagna con sfoglia di pasta e formaggio fresco. La Ilica segna il confine tra la Zagabria alta e quella sviluppatasi dagli inizi dell’Ottocento che invita il visitatore ad interessanti percorsi. Imponente l’edificio neo-barocco del Teatro nazionale croato, at­torno al quale si apre l’armoniosa piazza con la “Fonte della vita”, opera dello scultore Ivan Meštrovic e il Caffè del Teatro, tradi­zionale luogo d’incontro di artisti e scrittori.  



Il centro romantico della città è lo Zrinjevac, detto anche “il Ferro di ca­vallo di Lenuci”, dal nome dell’architetto italiano che lo progettò. È un parco che si estende dalla splendida stazione ferroviaria fino alla base della cit­tà alta, incastonato nel tes­suto urbano di maestosi palazzi di influenza dell’impero austro-ungarico e di padiglioni co­me quello in stile neo-rinascimentale che ospita l’Accademia delle scienze e delle arti e quello della Biblioteca universitaria. Emblema del Ferro di cavallo è un suggestivo viale di platani importati da  Trieste che culmina in un gazebo liberty destinato ai concerti del fine settimana.

 



Il punto nevralgico della vivacità cittadina, invece, è l’immensa Piazza Bano Josip Jelaèiæ, in passato centro degli scambi commerciali, oggi punto d’incontro e di divertimento. Gravitano sulla piazza e nelle immediate vicinanze rinomati caffè che si dividono la clientela secondo il target: giovani, uomini d’affari, distinti benestanti. C’è anche il caffè frequentato dai politici, dove è facile incontrare la crema di Zagabria standosene seduti a un tavolino, magari sorbendo una tazza di squisita cioccolata calda ad un costo davvero irrisorio.  



Mondanità a parte, Zagabria ha un interessante patrimonio culturale. Primo tra tutto il Museo archeologico che conserva, tra reperti di grande valore, anche qualche chicca della storia.

Il libro di lino zagabrese, per esempio, nasconde un intrigante legame tra antiche civiltà. Il corpo mummificato della moglie del sarto di Tebe era avvolto nel tessuto di lino sul quale è trascritto il calendario liturgico etrusco! 



Ma è la città vecchia, raggiungibile in 50 secondi conla funicolare (Uspinjaèa), ad esercitare il mag­gior richiamo con i suoi possenti ba­stioni e i campanili della Cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, in stile neo e tardo gotico e l’adiacente cappella di Santo Stefano. La chiesa di San Marco dal tetto di piastrelle policrome inserita, insieme ai palazzi governativi, in una piazza dall’atmosfera raccolta, considerata tra le 20 più belle d’Europa. E lachiesa barocca dedicata a Santa Caterina, il palazzo del conte Sigismund Vojkoviè eretto nel 1764, la pittoresca via Tkalèiæeva, dove un tempo scorreva un ruscello e operavano dei mulini e dove nel XVIII secolo nacquero le prime manifatture di stoffa di lana, di sapone, di carta e di liquori.  



Ma anche angoli di misticismo come la Porta di Pietra che si apre nelle antiche mura. È unluogo di devozione popolare: l’icona di Santa Maria,scampata al grande incendio del 1731,oggi Protettrice di Zagabria,  è sempre circondata da fiori e da ex-voto e di fronte, addossato a una parete e accudito dalle mani nodose di una vecchia vestita di nero, manda bagliori di luce il bancone di ferro su cui ardono le candele votive.

Nella stessa Via di Pietra si trova la farmacia più antica di Zagabria, aperta nel 1355, dove Nicolò Alighieri, pronipote del sommo poeta Dante viene menzionato come farmacista nel 1399. La farmacia non ha mai smesso di operare ed è ancora in funzione.

Ma per penetrare l’ atmosfera popolare di Zagabria, vale la pena fare un salto a Dolac, la piazza centrale della città alta che ospita le bancarelle del mercato più antico e frequentato. Il clima coinvolgente, fatto di colori, odori e umanità, rimane dentro come una tessera del grande mosaico di Zagabria.  



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