GIUSEPPE GARBARINO
Sorpresa ed entusiasmo negli oltre 400 ospiti che il 12 e il 13 novembre hanno varcato il cancello di Villa Gerini a Colonnata, in quel di Sesto Fiorentino, dove Carlo Lorenzini ambientò il suo famoso Pinocchio. Villa d?arte Villa Gerini, questo è indubitabile e non solo perché il Campo dei Miracoli e la Balena di collodiana memoria sono all?interno della proprietà, ma perché tutto il parco e la villa, di spettacolare gusto romantico ottocentesco, sono loro stessi un?importante aspetto di arte e cultura nel territorio fiorentino.
Lo spettacolo di questa affiatata coppia di artisti, di grande e raffinata mimica che ricorda altri che hanno calpestato la polvere dei teatri, si trasforma in divertenti scenette, nelle quali si prende in giro, estremizzando, alcuni degli aspetti più classici dell?epoca barocca. I vizi e le abitudini di quel particolare periodo storico diventano così il motivo per trasportare il pubblico in un mondo magico ed incantato, quasi irreale.
Con quelle pochissime e centellinate parole – lo spettacolo era realizzato in mimica espressiva – spesso in stretta parlata toscana, si accendevano le risate spontanee del pubblico che aveva riempito il salone della villa.
La scenografia, curata dallo stesso Alessandro Riccio, ha preso in prestito quella grotta artificiale che riempie gli sguardi di chi entra nella villa. Si tratta di un particolare ?artifizio d?acqua?, come veniva chiamato un tempo, un angolo pieno di statue e conchiglie, pietre e calcari, fregi e ricami impossibili realizzati con madreperla proveniente da mari lontani. Il luogo scelto da Riccio è stato una vera sorpresa per i molti intervenuti, tanti persone che da anni seguono le recite della casa di produzione TeDavi ?98, della quale ricordiamo le indimenticabili serate del Mese Mediceo. (www.tedavi98.it)
Si è trattato dell?esaltazione stessa della mimica, abbinata alle musiche di Haendel, Bach, Telemann, e ?Don Giovanni? di W. A. Mozart, per incontrare marchesi golosi, baronesse eccentriche che passano tutto il tempo alla ricerca di abiti e gioielli da indossare, servi tutti intenti a lucidare argenterie e a preparare il banchetto per il loro padrone, fino alla sfida dei castrati, epilogo storico di tutta la rappresentazione.
In quella che sembra un?accozzaglia di scenette comiche si legge invece l?attento studio di ogni particolare, niente è lasciato al caso e da questo si comprende il livello artistico, per niente leggero, di Alessandro Riccio.
Come non poter avvicinare Riccio ad alcuni aspetti di Petrolini, il francese Luis de Funès o quella mano parlante con l?inflessione vocale che ricordava la storica pubblicità della Lagostina o, ancora, quel momento di breve omaggio a un Charlie Chaplin di Tempi Moderni.
Ecco che Baroque Festival, replicato un?infinità di volte, sempre con grande successo, diventa prepotentemente uno spettacolo di culto estetico, non solo una serata per divertirsi, ma anche un momento di incontro, poiché niente è lasciato al caso.
L?accoglienza era quella delle case patrizie, dame e cavalieri guidavano gli ospiti nelle grandi sale, sfidando i più audaci a duello o introducendo ai balli di altri tempi. Scenette gustose che permettevano a tutti di arrivare al salone pieni di curiosità.
Lo spettacolo aveva un sapore unico e particolarissimo, un marchio comune a tutti gli spettacoli di Riccio, dove, come sempre, non sembra di essere a teatro.