LUISA CHIUMENTI
Foto Archivio ©Omega Fotocronache Milano di Vito Liverani
Il 22 settembre scorso il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi ha inaugurato, nella Sala Zanardelli del Complesso Monumentale del Vittoriano, la mostra ?Fausto Coppi. Il Campionissimo?, che resterà aperta al pubblico fino al 31 ottobre. Organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando, in occasione del primo cinquantenario della morte del campione, la mostra si propone come un omaggio offerto dall?Italia, attraverso il racconto delle sue vicende umane, ad un di un suo ?grande figlio?.
Nel ripercorrere la vita e la carriera dello sportivo, viene infatti narrata una storia esemplare: quella di un ragazzo di semplici origini contadine, nato in un piccolo paese dell?Italia del nord che, con grande volontà, costanza ed allenamento oltre ad un grande impegno nel superare ogni difficoltà, sia personali che sportive, è diventato ?il Campionissimo? e, con le sue imprese, è riuscito a ottenere il riconoscimento internazionale e la stima di sportivi e tifosi di tutto il mondo.
Infatti la storia di Fausto Coppi è sì la storia di un successo, ma di un successo conquistato con fatica, nella consapevolezza di quanto poco duri nel tempo la fama e quanti sacrifici essa imponga, anche attraverso esperienze spesso dolorose. E la storia si sciorina parallelamente a quella dei cambiamenti avvenuti tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta nel nostro stesso Paese, in un contesto sociale e politico di un periodo, in cui era grande il significato anche simbolico delle gare ciclistiche, pur suggerendo a volte anche ?risvolti non solo sportivi? , ma fatti di fortissime competizioni, al limite della rivalità. E? interessante notare l?altissimo livello di professionalità degli atleti con cui si trovò in diretta competizione: da Gino Bartali a Koblet, Kubler, Robic, Van Steenbergen, Bobet e Magni.
Nel ripercorrere la vita e la carriera dello sportivo, viene infatti narrata una storia esemplare: quella di un ragazzo di semplici origini contadine, nato in un piccolo paese dell?Italia del nord che, con grande volontà, costanza ed allenamento oltre ad un grande impegno nel superare ogni difficoltà, sia personali che sportive, è diventato ?il Campionissimo? e, con le sue imprese, è riuscito a ottenere il riconoscimento internazionale e la stima di sportivi e tifosi di tutto il mondo.
Infatti la storia di Fausto Coppi è sì la storia di un successo, ma di un successo conquistato con fatica, nella consapevolezza di quanto poco duri nel tempo la fama e quanti sacrifici essa imponga, anche attraverso esperienze spesso dolorose. E la storia si sciorina parallelamente a quella dei cambiamenti avvenuti tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta nel nostro stesso Paese, in un contesto sociale e politico di un periodo, in cui era grande il significato anche simbolico delle gare ciclistiche, pur suggerendo a volte anche ?risvolti non solo sportivi? , ma fatti di fortissime competizioni, al limite della rivalità. E? interessante notare l?altissimo livello di professionalità degli atleti con cui si trovò in diretta competizione: da Gino Bartali a Koblet, Kubler, Robic, Van Steenbergen, Bobet e Magni.
Al suo fianco Giulia Occhini
E la mostra ha voluto anche rendere testimonianza e omaggio a quanti, nell?ombra, hanno contribuito alla sua grandezza, dai gregari, alla squadra, a quella figura particolare ?a metà tra il reale e il fantastico?, che è stato Biagio Cavanna, ?l?orbo di Novi?, che tanta parte ha avuto nella sua formazione ciclistica e nelle sue vittorie.
Articolata in 5 sezioni, lungo l?arco cronologico dell?intera vita del campione, la mostra riflette in maniera semplice molti aspetti di una storia tipicamente italiana, così come é stata quella di Fausto Coppi, che rimase sempre legato, anche quando aveva raggiunto una fama mondiale, al suo ambiente di origine, ai suoi amici, ai suoi primi compagni di vittorie, ai luoghi dei suoi esordi, alle zone delle sue prime corse e dei suoi affetti più cari.
Nella I sezione, gli esordi, dal 1919 al 1939. troviamo il giovane Fausto in sella alla sua prima bici e, un po? più grande, alle prese con le prime corse e le prime vittorie. I materiali esposti in questa sezione mostrano al pubblico l?ambiente e il contesto di origine di Coppi, i luoghi e le situazioni in cui nel futuro Campionissimo è iniziata ad emergere la passione per la bicicletta.
Nella I sezione, gli esordi, dal 1919 al 1939. troviamo il giovane Fausto in sella alla sua prima bici e, un po? più grande, alle prese con le prime corse e le prime vittorie. I materiali esposti in questa sezione mostrano al pubblico l?ambiente e il contesto di origine di Coppi, i luoghi e le situazioni in cui nel futuro Campionissimo è iniziata ad emergere la passione per la bicicletta.
Il dopoguerra, tra il 1946 e il 1948, lo vede passare alla Bianchi (nel ?46 ) e poi vede il suo matrimonio nel ?47 con Bruna Ciampolini, e la successiva nascita della figlia Marina; sono anni in cui Fausto colleziona una serie di grandi vittorie, documentate da riviste, biciclette, maglie e vari cimeli, quotidiani e fotografie, tra cui quelle scattate da Vito Liverani, che ha fotografato l?intera carriera del grande campione. Ed ecco Fausto cimentarsi, nella seconda metà degli anni Quaranta, nella Milano-Sanremo vinta nel ?46 e poi raggiungere la doppia vittoria (Giro d?Italia e Tour de France) nel ?49, passando per la terza maglia rosa conquistata, nel ?47. Seguono gli anni dei grandi successi, che valsero a Fausto il titolo di Campionissimo, periodo caratterizzato però anche da momenti di grande dolore e difficoltà.
Foto Archivio ©Omega Fotocronache Milano di Vito Liverani
Ed ecco ?Coppi campionissimo?: siamo negli anni tra il 1950 e il 1955, alla conquista del mondo con la Parigi-Roubaix , e poi il sopraggiungere del violento dolore per la morte del fratello Serse, in seguito ad una caduta. Quasi al limite del ritiro dall?attività agonistica tuttavia si rimette in sella giungendo, nel ?52, ad un trionfo che avrebbe superato ogni aspettativa, a quel titolo appunto di ?campionissimo?. E a Lugano, nel ?53, giungerà ad indossare la maglia dai colori dell?arcobaleno, prendendo quella tricolore (nel 1955, dopo le tre vinte negli anni Quaranta), pur costretto a fermarsi o ritirarsi più volte varie occasioni, dalle corse, a causa di cadute e incidenti che gli impediscono di pedalare.
Ma ecco apparire accanto a lui quella che poi sarà battezzata dal giornalista Pierre Chany come la?dama Bianca? (dal colore del montgomery che indossava). La loro relazione (erano entrambi sposati), resa ormai pubblica nel ?53, sarebbe stata pubblicamente condannata da Papa Pio XII e disapprovata da gran parte dell?opinione pubblica. Ma dopo avverse vicende (come la separazione consensuale tra Bruna, la moglie di Coppi e la denuncia per adulterio della Occhini, da parte del marito, cui seguirono il processo, con brevi condanne), Fausto e la ?dama bianca? si sarebbero sposati in Messico il 13 maggio sarebbe presto nato il figlio Angelo Fausto.
E? il 18 agosto del ?55, Coppi vince la sua ?ultima gara in linea?, il Giro dell? Appennino e, poco dopo, replica, vincendo contro il tempo, la Tre Valli Varesine. Progetta allora anche la possibilità di mettere su una squadra da dirigere insieme all?avversario e amico Bartali, la San Pellegrino, di cui però non vide la luce: nel dicembre del 1959, partito per l?Africa per partecipare a delle battute di caccia (viaggio documentato dalle immagini filmate presenti in mostra, girate proprio in quell?occasione), Coppi contrae la malaria. Tornato in Italia, in preda alla febbre, muore nel giro di poco tempo all?ospedale di Tortona il 1° gennaio del 1960.
Foto Archivio ©Omega Fotocronache Milano di Vito Liverani
Colpiscono molto la sensibilità del visitatore, fra gli altri importanti oggetti in mostra (come la famosa bicicletta), le lettere spedite dai fans, le cartoline e l?eccezionale collezione di figurine concesse in prestito da Salvatore Acri, mentre anche i giornali esposti in chiusura del percorso espositivo danno conto proprio di un aspetto particolare di quella sorta di ?mitologia di Coppi?, che ha fatto sì che Coppi sia entrato a far parte ormai in maniera indelebile, nell?immaginario degli italiani.
Curata da Luciano Asborno, la mostra é stata promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il Patrocinio della Regione Lazio ? Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport – e del Comune di Roma ? Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – con la collaborazione della Gazzetta dello Sport, Cinecittà Luce e Rai Teche.
Per informazioni: tel. 06/69202049