Testo di ANNA MARIA ARNESANO e Foto di GIULIO BADINI
Se non è certamente facile sopravvivere per lo stato di Israele, tanto meno lo è per il non stato dei Territori Palestinesi, così come non risulta agevole vivere in Israele, sia per gli abitanti di etnia e di fede ebraica, ed a maggior ragione per quanti ebrei non sono, come i palestinesi, arabi di etnia e di cultura e islamici di religione, per non parlare poi di altre etnie e religioni numericamente inferiori, come cristiani, drusi, bahaisti e altri ancora, costretti a convivere fianco a fianco in un lembo di territorio più piccolo della Sicilia, ma con densità da primato. Con i risultati che ogni giorno da oltre mezzo secolo vediamo nei telegiornali: sparatorie, attentati, sequestri, distruzioni, muri divisori e guerre. Da sempre il fato sembra infatti essersi accanito ad accumulare conflitti, conquiste e problemi insolubili in questa terra: quando attorno al 1800 a.C. Abramo condusse le tribù nomadi ebree dalla Mesopotamia alla Giudea, la Palestina era occupata dagli Egizi e dovettero proseguire il loro viaggio come schiavi in Egitto, liberati soltanto nel 1250 a.C. da Mosè che li riportò in Palestina, dove dovettero però combattere per farsi posto con Filistei e Cananei. Solo attorno al Mille sorsero i regni giudaici di Saul e di David, il cui figlio Salomone costruì a Gerusalemme il primo tempio, epicentro della fede ebraica. Ma durò poco: nel 722 vennero conquistati dagli Assiri, nel 586 dai Babilonesi, nel 323 da Tolomeo d?Egitto, nel 200 dai Seleucidi turchi, nel 63 dai Romani di Pompeo; la rivolta ebraica del 70 d.C provocò la distruzione del Tempio e l?eccidio di Masada, premesse per la diaspora degli Ebrei per il mondo avvenuta nel 135.
Dopo il 313 fu la volta dei cristiani bizantini, poi nel 638 la conquista araba, quindi i turchi selgiuchidi, i due secoli bui e poco gloriosi delle Crociate e infine l?impero ottomano e il protettorato inglese. Nel frattempo la Palestina diventava la patria dei palestinesi arabi, Gerusalemme la città santa con tangibili testimonianze delle tre religioni monoteiste e gli ebrei senza patria errabondi per il mondo per 18 secoli, oggetto di frequenti persecuzioni ma sempre capaci di mantenere salde identità e religione. A fine 1800, sotto la spinta del movimento sionista internazionale, e poi in maniera massiccia dopo la 2° guerra mondiale, parecchi ebrei decisero di tornare nella terra degli avi per costituirvi lo stato d?Israele, autorizzato dall?Onu nel 1947: peccato però che in Palestina ci fossero già come legittimi residenti da secoli i palestinesi; e fu subito conflitto, tra ebrei e palestinesi all?interno, per la sopravvivenza, come ci riportano le cronache quotidiane, e tra Israele e tutti gli stati arabi confinanti, sfociato in ben cinque guerre. Purtroppo una situazione dove tutti hanno delle valide ragioni e nessuno vuole accettare l?unica soluzione possibile: la divisione del territorio in due diversi stati autonomi. A complicare ulteriormente le cose stanno anche le divisioni all?interno delle singole etnie e religioni: gli ebrei in ortodossi, tradizionalisti e laici, gli arabi in sanniti, sciti, alawiti, drusi e bahaisti, i cristiani in cattolici e protestanti, copti, armeni, greci, siriani, giacobiti, maroniti e melkiti, e chi più ne ha più ne metta.
Israele è una nazione nell?estremo sud-est del Mediterraneo, bagnata da questo mare e a sud per un piccolo tratto dal Mar Rosso (golfo di Aqaba), confinante con Libano, Siria, Giordania e Egitto; in questa striscia di terra, lunga 400 km e larga in alcuni tratti non più di 15, trovano anche posto i Territori Palestinesi della Cisgiordania e di Gaza amministrati dall?Autorità palestinese, nucleo di un?auspicabile futura nazione palestinese. Nonostante le ridotte dimensioni, il territorio si presenta vario: a nord le fertili colline della Galilea alte fino a 1200 m, dove d?inverno si scia, e i laghi salati di Tiberiade e del Mar Morto (massima depressione della terra, con livello a ? 392 m e fondo a ? 800, e massima concentrazione salina) collegati dal fiume Giordano, a sud il deserto del Negev, grande quanto metà del paese e popolato da pastori beduini nomadi, ma che grazie all?irrigazione gli israeliani hanno compiuto il miracolo di trasformarlo in serre agricole capaci di produrre anche ottimo vino. Pure gli ecosistemi, già descritti nella Bibbia, sono ricchi e diversificati: 130 piante endemiche e 128 specie autoctone di mammiferi, tutelati in 71 parchi nazionali e 230 riserve, per una superficie pari al 25 % del paese.
La storia e le religioni hanno concentrato testimonianze come in nessun altro posto al mondo: da Gerusalemme, città santa per ebrei, cristiani e musulmani, ai tanti luoghi biblici, dai castelli crociati alla suggestiva fortezza di Masada, in cima ad uno sperone di roccia, ultimo baluardo della resistenza ebrea alla dominazione romana. Non a caso l?Unesco vi protegge ben 17 siti come Patrimonio dell?Umanità. Ma non aspettatevi un paese di sole rovine: ci sono anche città modernissime e tecnologiche, come Gerusalemme e Tel Aviv. Gli ebrei, si sa, sono ingegnosi, intraprendenti e molto intelligenti: pur rappresentando soltanto lo 0,25 % della popolazione mondiale vantano ben il 28 % dei premi Nobel e metà dei campioni del mondo di scacchi sono ebrei. E girando per il paese ci se ne rende conto. Un viaggio in Israele può essere pericoloso ? A giudicare dai telegiornali si direbbe di si, ma spesso l?apparenza inganna: gli esperti di statistica assicurano infatti che risulta molto più pericoloso compiere un tragitto in auto sulle nostre autostrade. Un luogo dove tutti hanno sognato di andare, da Mosè alla regina di Saba, dai crociati a Mark Twain.
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