Testo di ANNA MARIA ARNESANO e Foto di GIULIO BADINI



Anche quanti possono vantare di conoscere bene la Turchia, difficilmente si sono spinti oltre ai camini di fate e alle chiese rupestri della Cappadocia, nell?Anatolia centrale, perché l?Anatolia orientale rimane ancora oggi una regione isolata e di difficile accesso, povera e arretrata pur se di rilevante fascino e ricca di testimonianze storiche ed artistiche. L?altopiano anatomico verso i confini orientali con Georgia, Armenia, Iran, Iraq e Siria si presenta come un enorme tavolato ad una quota di 1.800 m, compresso a nord dai monti del Ponto affacciati sul mar Nero e a sud dai monti del Tauro e dell?Hakkari, dai quali nascono i grandi fiumi mesopotamici del Tigre e dell?Eufrate, tutti alti oltre i 4.000 m, mentre ad est svetta la possente mole conica del vulcano dell?Ararat, la montagna biblica dell?arca di Noè perennemente imbiancata di neve con i suoi 5.165 m di altitudine. Una terra aspra, selvaggia e poco abitata, dove vivono ancora lupi e orsi e prevale la pastorizia seminomade, legata ad uno stile di vita tradizionale più centroasiatico che mediterraneo, eppure una regione con una storia antichissima di lontane civiltà in quanto ponte naturale tra l?Asia Minore e il continente asiatico e passaggio obbligato per le rotte commerciali tra l?Oriente e gli imperi romani e bizantini, dalla Cina fino al Mediterraneo.


Ma anche di passaggio per tutti gli eserciti di invasori diretti ad ovest o ad est. Da qui sono infatti transitati Ittiti, Assiri, Egizi, Persiani, Macedoni, Romani, Bizantini, Ottomani, Selgiuchidi e Mongoli, tanto per ricordare soltanto i più importanti, da qui passò nel 400 a.C. Senofonte con la sua armata di mercenari di ritorno dalla Persia e poi Marco Polo in viaggio per il Catai. La sua posizione strategica vide l?affermarsi di avanzate civiltà in epoca ancor remota, che già 5.000 anni fa diedero vita alle prime città-stato a cui fece poi seguito il potente impero Ittita, capace di tenere testa all?esercito egizio.  Molto dopo gli Armeni, popolazione storicamente e culturalmente prevalente, arrivarono a creare un regno esteso dal Caucaso al Mediterraneo, pur schiacciati da ingombranti vicini con i quali cercarono di installare buoni rapporti commerciali che non scontri armati. L?Armenia fu anzi la prima nazione ad adottare il cristianesimo come religione di stato, portata nel 303 da San Gregorio, come attestano ancora oggi numerose basiliche.


Lo stile architettonico armeno, come pure quello coevo georgiano, risente dell?influsso di Bisanzio e della Persia, ma ha avuto uno sviluppo originale autonomo, con apogeo nei secoli attorno al Mille. Le chiese, costruite in scura pietra vulcanica, presentano all?inizio pianta basilicale con una o più navate, ma già a partire dal VI sec. hanno pianta centrale sormontata da cupola con caratteristico tetto conico; gli esterni si presentano semplici, con arcate e lesene, finestre ogivali tipo gotico e motivi zoomorfi o vegetali in rilievo, mentre gli interni offrono intricati motivi ornamentali con accurati rilievi. L?altra etnia della zona, oltre a quella armena ed ovviamente alla turca, è rappresentata dai Curdi, fiera e combattiva  popolazione iranica di allevatori seminomadi disseminata tra Turchia, Iran e Iraq che da sempre aspira ad una propria nazione; aspirazione finora frustrata nel sangue, con la sua lingua scritta contemporaneamente con caratteri arabi, latini e cirillici.


Un possibile itinerario attraverso la Turchia orientale non può che partire da Erzerum, antica città carovaniera a 1.950 m di quota ricca di eccezionali monumenti di epoca selgiuchide, e proseguire per Ani, la scenografica città morta già capitale del regno di Armenia che dentro le mura conserva i resti di una dozzina di chiese risalenti al X-XIII sec., degni da soli di giustificare il viaggio. Dopo Dogubayzit, la città turca più ad est dominata dall?Ararat, dove merita una visita il curioso palazzo di Ishrak Pasha, residenza seicentesca di un emiro curdo dove si fondono diversi stili architettonici, si arriva al suggestivo lago Van, specchio d?acqua salatissima grande dieci volte il Garda circondato da altissimi massicci vulcanici, sulle cui sponde si susseguono siti storici e archeologici. Da non perdere sull?isola di Ahtamr la chiesa del X sec., capolavoro dell?architettura armena, la cittadella di epoca selgiuchide e ottomana e la necropoli dell?antica città araba di Eski Ahlat. Si passa per Diyarbakir, antico nodo carovaniero nell?Anatolia sud-orientale dalla bella cinta muraria, per raggiungere uno dei luoghi più affascinanti e singolari di tutto il paese: la vetta del monte Nemrut Dagi con la monumentale tomba di Antioco I, satrapo locale del I sec. a.C.  circondata da enormi teste di leoni, aquile, dei e personaggi nelle quali si fondono elementi culturali ellenistici, anatolici e persiani. Prima di arrivare a Malatya, da dove si riprende l?aereo, ultima sosta a Divrigi, antica piazzaforte bizantina, per ammirare la stupenda moschea trecentesca, curioso intreccio d?arte indiana e selgiuchide.

 

 

 

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