LUISA CHIUMENTI


Telemaco Signorini
Acquaiola a La Spezia, 1861-1862

Uno dei massimi artisti del gruppo dei ?macchiaioli?, Telemaco Signorini fu tuttavia un artista senza dubbio internazionale, e come tale è stato riproposto al grande pubblico con la bella mostra allestita (fino al 31 gennaio 2010), nelle sale del palazzo Zabarella a Padova, in tutta la sua apertura ?europea?. Affidata al lavoro attento di un prestigioso Comitato Scientifico, composto dai maggiori studiosi della pittura italiana del XIX secolo (cfr. i numerosi saggi pubblicati nel Catalogo edito da Marsilio), l?esposizione, promossa dalla  Fondazione Bano e la Fondazione Antonveneta, con la Regione Veneto, la Provincia di Padova e il Comune di Padova, ha avuto anche l? Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Ed è così che il visitatore può osservare da vicino i più alti capolavori dell?artista toscano (più di cento opere, prestate dai più grandi Musei d?Europa, quali il Museo d?Orsay di Parigi (con il famoso quadro di Degas L?Absinthe), l?Hermitage di San Pietroburgo e il Museo Pushkin di Mosca, ed opere firmate da tutti i più grandi maestri della pittura europea del momento, da Degas a Van Gogh, Tissot, Decamps, Troyon, Toulouse-Lautrec, Courbet, in un confronto attento, in una ?assonanza di temi e di tempi?, oltre che sulla base di  ?reciproche frequentazioni e conoscenza?.
Telemaco Signorini
Un giorno di vento, 1868

Grande icona dell?Ottocento, è da ricordare come l?Absinthe di Degas fosse stata presentata all?esposizione degli Impressionisti nel 1876. Ambientata nel ?terrace? del caffè della ?Nouvelle Athènes?, centro d?incontro dei pittori impressionisti, presenta veramente ?tutta la tensione di un momento di solitudine e alienazione?. E si snodano così le vie di numerose città italiane francesi ed inglesi, dipinte da artisti come Tissot, in un affascinante itinerario espositivo corrispondente all?intero percorso artistico di Signorini, attraversando l?Europa artistica degli ultimi decenni del XIX secolo.Molte tele sono state esposte al pubblico per la prima volta e, ad esempio, non erano presenti nelal pur tanto significativa mostra tenutasi a Palazzo Pitti nel 1997. Signorini ebbe un grande successo internazionale, mentre era ancora in vita: cosa rara per un artista in genere, ma anche caso unico per il gruppo dei ?Macchiaioli? di cui faceva parte. Egli si era trovato ben presto a frequentare l?ambiente inglese di Firenze, ma ebbero anche molta importanza i suoi frequenti soggiorni in Francia e Inghilterra dove appunto era riuscito ad entrare in contatto  con un ambiente artistico vivace ed aperto alle nuove istanze che circolavano in Europa, da cui sarebbe stato poi sicuramente influenzato, nello svilupparsi del proprio stile.


Fine intellettuale, Signorini venne riconosciuto in Italia e in Europa anche per le sue qualità di critico militante, che seguiva con molta attenzione, da intellettuale ed artista appassionato, quanto si andava evolvendo nella società del tempo. Questa sua particolare sensibilità  per il ?sociale?, è ben espressa nella tela che è stata appunto scelta quale ?logo? della mostra: la famosissima ?Alzaia? del 1864, in cui ?tre giovani maschi sono raffigurati nello sforzo bruto di trascinare controcorrente, piegati dalla fatica, un naviglio che nel quadro non compare ma di cui si intuisce la resistenza oltre che l?esistenza?. Tale opera che può essere ritenuta un capolavoro assoluto che in effetti ?chiude definitivamente la fase sperimentale della macchia?, ma appare anche fortemente ispirato a Courbet,  per il  tema dello sfruttamento dei lavoratori e della ingiustizia sociale,  in una toccante ?metafora della vita umana, del dolore e della fatica di vivere?, con  un?immagine  estremamente ?  attuale? nella sua notevole ?violenza espressiva affidata al puro colore?.Giunto ad una tale maturità d poter guardare criticamente il movimento stesso dei Macchiaioli cui aveva aderito, Signorini pubblicò anche un testo, nel 1893, dal titolo  ? Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangelo?.

Telemaco Signorini,
Aspettando (Nello studio), 1867

Il testo è stato ritenuto essenziale per la critica e la storia dell?arte del periodo, pur nella sua, personale ?angolazione?, riconducibile forse anche alla sua ?adesione all?estetica naturalistica di Proudhon?,  nel momento in cui si fa particolarmente vivo il suo interesse per le persone in difficoltà e comunque emarginate, così bene raffigurato ad esempio nella ?Sala delle agitate al San Bonifazio di Firenze?. In questa  tela, del 1865 (Venezia, Galleria internazionale d?Arte Moderna di Ca? Pesaro) la drammaticità del tema, la pazzia appunto, resa ancora più forte dal particolare  taglio prospettico, è accentuata dalla violenza chiaroscurale, che  entusiasmò tanto Degas, quando visitò il suo Studio  nel 1875. Ed anche il popolare drammaturgo italiano Giacosa notò come quel quadro esercitasse ?le spaventose attrazioni dell?abisso?. Eppure questo suo aderire alle ?ferite? che vedeva impresse in una certa parte della società, non gli impedivano comunque di partecipare agli incontri mondani che frequentava con una certa assiduità, anche se il suo mondo reale era in effetti piuttosto avvolto dalla solitudine, cancellata a volte soltanto dalla presenza della ?piccola Nene?,  ispiratrice di  molte opere del suo periodo maturo. Molte volte fu anche piuttosto aspro nella sincerità di alcune sue critiche, tanto da far ?reagire?  un redattore della ?Rivista italiana? che, riferendosi appunto ad alcune sue posizioni, ebbe a scrivere come non ci fosse ?  ?nulla di sacro per quella bocca infernale dai bei denti d?ebano?. Ma non gli furono negati anche numerosi riconoscimenti, come ad esempio la prestigiosa nomina a giurato della Biennale Venezia.

 

 

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Palazzo Zabarella

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