LUCILLA PIERANTONI


La chiesa di San Marco
le tre absidi

La chiesa di San Marco a  Rossano Calabro è stata considerata, fin da tempi remoti, uno dei più splendidi esempi di  architettura bizantina in Calabria e rappresenta un monumento tanto suggestivo da aver contribuito a creare per  questa cittadina l?epiteto ?la Ravenna del sud? .
Rossano è un centro di origine romana posto alle estreme propaggini della Sila Greca e si divide in due centri abitativi: il quartiere antico, che sorge su un?altura di 270 m (s.l.m.)  ed è ricco di palazzi aristocratici e  chiese, e la parte bassa, ovvero Rossano Scalo, che domina il litorale ionico cosentino ed è un centro urbano di grande importanza caratterizzato da locali ad eleganti quartieri alla moda. Ma è inoltrandoci nel quartiere  antico che non ci sarà difficile scorgere, tra piazzette e palazzi ottocenteschi, chiese che testimoniano  il vasto patrimonio artistico di origine bizantina presente a Rossano: basterà citare la Cattedrale di Maria Santissima Achiropita (nota anche per il ritrovamento, all?interno della sacrestia, del famoso ?Codex Purpureus Rossanensis?, evangelario greco del V- VI sec),  la chiesa della Panaghìa e soprattutto  la chiesetta di San Marco, che è il monumento più antico della città  oltre che una della chiese bizantine meglio conservate in Italia.
Panoramica di Rossano Calabro
L?esatta datazione di questo gioiello architettonico non si conosce a causa della scarsità di fonti storiche, ma si può ritenere verosimile  che oscilli tra il IX e il X secolo, periodo nel quale Rossano visse una fase di splendore sociale, artistico e culturale sotto il dominio bizantino. Probabilmente il mistero che aleggia intorno alle origini, nonché le incertezze riguardo la primitiva funzione dell?edificio, hanno contribuito a conferire fascino a questa splendida chiesetta arroccata sulle rocce.

La tradizione vuole che fosse fatta costruire a proprie spese da Euprassio, giudice imperiale d?Italia e di Calabria, avendo inizialmente la semplice funzione di oratorio dei monaci eremiti che vivevano nelle sottostanti grotte in tufo. Il modello si desunse dall?oriente secondo la tipologia della pianta a croce greca con cupola centrale e  quattro cupolette nelle zone angolari, impianto che richiama alcune chiese del Magno Palazzo di Costantinopoli. Questa tipologia di edificio è molto rara nell?Italia meridionale, e forse proprio per la particolarità di avere ben cinque cupole meritò di venire appellata ?il piccolo San Marco di Venezia?. Un vestibolo fu aggiunto in epoca successiva, sicché l?attuale pianta è il risultato armonioso dell?accostamento di due ambienti; ma ciò che più incanta il visitatore fin dal primo sguardo è la facciata orientale movimentata dalle tre absidi semicircolari che appaiono come una naturale prosecuzione della roccia sulla quale poggiano, anzi, sembrano quasi nascere dalla roccia stessa e tale illusione viene accentuata dall?assenza di colore della superficie muraria. Infine ciascuna abside è alleggerita da bifore che conferiscono  fascino e grazia all?esterno dell?edificio.

Il Patirion
All?interno ciò che colpisce è la suddivisone in nove riquadri scanditi da possenti pilastri quadrati che fungono da sostegno agli archi su cui si innestano le cupole e che, con la loro mole, si addensano nello spazio limitando le  visuali prospettiche e procurando nel visitatore un qual certo senso di soffocamento.

Inoltre le pareti sono state intonacate e quasi nulla rimane di una decorazione pittorica che originariamente doveva essere molto estesa;  forse proprio per questo si rimane ancor più piacevolmente meravigliati nello scorgere i resti ancora visibili nell?abside di un affresco raffigurante una Madonna col Bambino di cultura bizantina, risalente al XIII sec, che per la sua grazia decorativa ci fa per un momento dimenticare che rappresenta, purtroppo, l?unico dipinto superstite di un ciclo ormai perduto  che si presume dovesse essere di grande valore artistico.  D?altronde non bisogna dimenticare che la chiesetta di San Marco ha subito nel corso dei secoli manomissioni  e abbandoni, che insieme all?azione erosiva del tempo ne hanno compromesso l?originario aspetto.

Panaghia
Addirittura un recente restauro ha riportato alla luce due fosse, realizzate nel corso dei secoli, pericolose per la stessa stabilità dell?edificio: una era destinata alla sepoltura dei colerosi e l?altra era invece una sorta di passaggio segreto che conduceva alla cattedrale e rappresentava anche una possibile via di fuga. Il piccolo San Marco, malgrado le alterne vicende che si sono susseguite nel corso dei secoli, ancora oggi cattura il visitatore  grazie ad un?architettura che ricorda domini remoti e incanta per quella fusione armonica tra arte bizantina e arte occidentale che così ben si  compenetra con lo splendido scenario naturale che la circonda. Una meta davvero imperdibile per chiunque voglia riscoprire gli antichi tesori bizantini celati nelle terre della Calabria.

 


 

Infobox

 

Dove dormire:

 

* IL GIARDINO DI ITI di  Franca Cherubini, Contrada Iti www.ilgiardinodiiti.it

* LE COLLINE DEL GELSO, relais masseria, Contrada Gelso Mazzei 0983.569136 www.lecollinedelgelso.it

Dove mangiare:


La Bizantina Ristorante via Garibaldi, tel 0983.525340