LUISA CHIUMENTI



Una straordinaria mostra a Firenze nella Galleria degli Uffizi :”L?eredità di Giotto. Arte a Firenze 1340-1375″ ricostruisce con grande rigore filologico gli splendori del Trecento fiorentino, pur attraversato da tragedie politiche e tuttavia estremamente vitale nelle sue potenti espressioni artistiche.

Non è semplice affidare ad epigoni l?eredità di un artista come Giotto ed è significativo al riguardo quanto ebbe modo di sottolineare Roberto Longhi, quando disse che ??di giotteschi nel Trecento non vi fu che Giotto stesso?, poiché chiaramente non è accettabile l?idea di un segno particolare lasciato da una sorta di ?scuola giottesca?, che alcuni critici avrebbero rinvenuto in molte manifestazioni artistiche trecentesche in Italia.

Giotto si era spento nel gennaio del 1337 e poco dopo troviamo Firenze dilaniata dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini, con tutte le conseguenti situazioni di incertezza politica, sociale ed economica (con il crollo di banche assai forti, come quella dei Bardi o dei Peruzzi), accompagnate da gravi carestie e dalla terribile peste nera del 1348. Peste che, come sottolinea giustamente la soprintendente Cristina Acidini,?decimò la popolazione di Firenze ?.sconvolgendone la sensibilità ??

Pertanto lo sviluppo delle tendenze artistiche in una condizione di tanto sconvolgimento, non poteva dare frutti particolarmente significativi, come quello che avrebbe poi si sarebbero raggiunto soltanto  nel secolo successivo, con la grande svolta artistica di Masolino e di Masaccio. 


Ma se ?non è semplice quindi affidare ad epigoni l?eredità di un artista come Giotto? un tale assunto storiografico è contraddetto da quanti sostengono che nei decenni successivi alla morte di Giotto fiorirono a Firenze talenti notevoli, più o meno legati alla tradizione giottesca e senza dubbio da ritenere degni di stare al livello del loro ?padre spirituale?.
Ed ecco, agli Uffizi, questa straordinaria mostra che  riesce a chiarire come in effetti possa essere assunta come ?eredità di Giotto tra il 1340 e il 1375?, quella certa produzione che si ebbe a Firenze nel periodo in cui  Agnolo Gaddi dipingeva  la pala per Santa Maria Novella.

Ed è così che i dipinti, le  sculture, le miniature e le oreficerie (circa sessanta opere presenti in mostra) valgono a dimostrare come effettivamente alcuni pittori possano essere giustamente ?rapportati? ad una sorta di ?eredità? giottesca: da Bernardo Daddi a Maso di Banco, a Nardo e Andrea di Cione (i fratelli Orcagna), particolarmente nella interpretazione, dello spazio giottesco. E con la  discendenza a carattere familiare, con Stefano (nipote di Giotto) e Giottino (figlio di Stefano), ecco  svilupparsi poi la terza tendenza della pittura fiorentina trecentesca, quella del “dipingere dolcissimo e tanto unito”, con la ?la struggente intensità della carnagione? e quei  ?prodigi luminosi e cangianti? caratteristici della pittura giottesca e riconosciuti da Vasari  nella pittura di Stefano portata poi a livelli eccelsi proprio da Giottino.


La rassegna di tali capolavori, curata da Angelo Tartuferi, fa parte (insieme con la mostra di Giovanni da Milano alla Galleria dell?Accademia, curata da Daniela Parenti) del più vasto programma dal titolo ?Splendori del gotico da Giotto a Giovanni da Milano?, nell?ambito della manifestazione ?Un anno ad Arte 2008?(www.Firenze2008.it), coprodotto dalla Soprintendenza per il Polo Mussale Fiorentino  con Firenze Musei e dall?Ente Cassa di Risparmio di Firenze. L?esposizione, scaturita da attenti studi, ha  portato alla ribalta maestri poco conosciuti Due Apostoli?, la tavoletta, proveniente dalla Fondazione Cini di Venezia, che l?esperto di arte giottesca Miklòs Boskovits, ha assegnato definitivamente alla mano di o praticamente ignoti al grande pubblico, ma si apre anche con due gioielli giotteschi: il polittico “Il Cristo benedicente”, dipinto da Giotto intorno al 1318 per la Cappella Peruzzi in Santa Croce (ricomposto solo nel 1947) e l?inedito pannello, di nuova attribuzione; raffigurante ?Giotto.

 

 


Per informazioni:

Firenze Musei

055 217265