Testo e Foto Aeree di TERESA CARRUBBA


Capo Palinuro

Il vero Ci­lento, il Cilento storico comincia a Paestum, con la Piana del Sele, e finisce con le rovine di Velia.

Paestum. E? quel che rimane di Poseidonia, fondata dai coloni greci provenienti da Sibari agli inizi del VII secolo a.C.. Sopravvive per la meraviglia e la suggestione dei suoi templi che sorgono nella valle del Sele e costituiscono il più compiuto complesso architettonico della Magna Grecia. Sono il Tempio di Cerere, poi noto come Tempio di Atena, quello di Poseidone e il più antico tempio di Hera, detto la Basilica, uno dei più grandi templi greci costruito in pietra. Rappresentano tre periodi dello sviluppo dell?architettura dorica in Italia e sono costruiti in travertino locale di un colore singolare che avvolge di ulteriore fascino questi magnifici monumenti. Essi formano uno dei principali parchi archeologici d?Europa, riconosciuto nel 1988 tra i patrimoni dell?Umanità dell?Unesco. Paestum è rinata, dopo la riscoperta archeologica del secolo XVIII, con l?esplo­sione del turismo dagli anni ?50 in poi.

Una città di mare, com?è stata Posei­donia, era aperta, disponibile, fra traf­fici, commerci e contatti con la madre-patria Sibari. Una città come la vicina Capaccio invece, arroccata sullo sperone che la sovrasta, si chiude e si garantisce la di­fesa. Si può così immaginare che, mentre Poseidonia e tutte le colonie gre­che (e poi romane) che sono venute dal mare e hanno vissuto per il mare, respi­rano il mare anche quando fanno agri­coltura, una città medievale il mare lo vede come nemico. Dal mare arrivavano i saraceni, i corsari, il pericolo. Ecco spiegato il sorgere di tutte le torri che coronano soprattutto le co­ste del Cilento, oggi assurte ad attrattiva carica di suggestione. Chi può percorrere dal mare la costa, può farsi meglio un?idea dell?intensa linea di for­tificazioni che le torri in particolare rap­presentavano. Torri, castelli e borghi, a volerli esaminare uno per uno, ci rac­conterebbero la loro storia che è la storia del Cilento.

Velia, il Castello medievale
L? antica città greca di Velia Elea, fu patria della scuola filosofica di Parmenide e Zenone, dove sembra sia nato il pensiero filosofico occidentale. La storia la vede al fianco di Roma per sconfiggere Sanniti e Lucani; nella Seconda guerra punica osteggerà apertamente Annibale e le sue truppe. Divenuta famosa come sede termale, frequentata assiduamente da Orazio e Virgilio, Velia vide Bruto incamminarsi verso Filippi e il suo destino, e Catone l?Uticense, che tra le sue mura soleva pensare. Virgilio la citò poi nell?Eneide, come passaggio strategico per le navi. Da non perdere le costruzioni tipiche greche e romane, le terme, il castello medievale con la basilica Palatina ma soprattutto la Porta Rosa, unico arco a tutto sesto di fattura greca ritrovato nel mondo.

 
E? da qui che ha origine il Cilento, terra autonoma, auto­sufficiente. Una terra che è entrata prepotentemente nella storia, prescelta come prestigiosa vetrina dalla magnificenza della civiltà greca, e che si è fregiata di una natura di carattere, tra le coste grintosamente frastagliate e un entroterra carico di dignità. Tanto da entrare anch?essa, per intero, nella lista elettiva del Patrimonio dell?Umanità dell?UNESCO, sotto la nuova identità di Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, istituito nel dicembre 1991, considerato uno dei più importanti complessi biogeografici dell?Italia meridionale, frutto dell?integrazione tra ambiente naturale e opera dell?uomo. Secondo per estensione, il Parco si estende nella parte meridionale della provincia di Salerno, compresa tra la piana del Sele, la Basilicata e il mar Tirreno. Più di centottantunomila ettari, 80 comuni e 8 comunità montane, città greche e paesi medievali, antiche abbazie e castelli in un territorio ancora incontaminato che preserva piante ed animali rari all?interno, tra boschi imponenti, e fino alla magnifica costiera lungo la quale si rincorrono con irregolare bellezza grotte e strapiombi che a tratti si placano in solitarie calette.
Un tratto della magnifica
costa cilentana

Se ci volgiamo verso la campagna, dando le spalle ai templi e al mare, vediamo, oltre le superbe mura di cinta con le torri, le rovine di Capaccio vecchia con i ruderi del castello. All?interno, Ogliastro Cilento e Rutino. Una superstrada porta in pochi chilometri allo svincolo di Agropoli, di nobili e quiete origini bizantine, oggi attrezzato centro balneare, affollata e vivace per tutta l?estate. E? stata occupata, nel corso delle vicende che hanno caratterizzato la storia delle regioni meridionali e insulari d?Italia, da saraceni, longobardi, normanni e feudatari. In seguito è stata meta di scorrerie da parte di corsari turchi. Si narra che qui sia sbarcato San Paolo prigioniero e che Francesco d?Assisi abbia parlato ai pesci dalle rive di questo mare. Mescolando sacro e profano, i pescatori di oggi raccontano che, certo per merito del Santo, quello che si pesca qui è tra i pesci più saporiti del mondo. Lungo la costa il paesaggio è avvincente. Tra l?insenatura delle punte Licosa e Tresino ecco i gioielli di Santa Maria e S. Marco di Castellabate e finalmente Acciaroli, borgo marinaro che non da oggi conquista gli stranieri, tra i quali annovera Ernest Hemingway, che vi soggiornò a lungo. Più avanti Pollica e Pioppi, con il suo castello secentesco, nota perché culla della famosa Dieta Mediterranea. Fu Ancel Keys, nutrizionista americano che divise la sua vita tra Minneapolis e Pioppi, a intuire che la minore incidenza delle malattie prevalenti nelle società progredite, nella zona del Cilento rispetto a zone economicamente più avanzate come quelle d?America, era dovuta soprattutto alle abitudini alimentari tipicamente mediterranee. Non è senza motivo che questo americano, che ha contribuito a un recu­pero gastronomico del Cilento, abbia stabilito di ri­siedere per molti mesi l?anno a Pioppi, una delle perle del Cilento costiero, diventandone cittadino onorario. Gli amici sta­tunitensi, scienziati e non, che lo han­no imitato e preceduto, sono in parec­chi, come parecchi cominciano a essere i turisti che si avventurano nella terra del Cilento, fibula geografica e storica tra Campania, Lucania, Calabria e, a oc­cidente, il mar Tirreno.

Una delle numerose
romantiche calette

Se Keys è stato spinto, com?è probabi­le, dal clima e dalla presenza nel terri­torio di una cultura gastronomica tipi­camente mediterranea, il turista vi è attratto, oltre che dalle medesime ragioni (qui la cucina è sublime!), anche dal richiamo del passato. Nomi maliosi fin dai tempi dei testi sco­lastici: Elea (Velia per i romani), Par­menide, Zenone, e via via, attraverso travagli storici e politici, fino a Sapri, alle rime tenere della ?Spigolatrice?. Morirono più a sud di Paestum, a Velia, i trecento ?giovani e forti? di Carlo Pisacane.
Così come è noto che qui si compì la fa­tale storia di Palinuro, nocchiero di  Enea, che ha dato nome al promonto­rio che divenne noto ai viaggiatori di questo secolo per un insediamento turistico di fama un Club Méditerranée uno dei più grandi del mondo, che aveva portato il mito di Palinuro in Francia. Da queste terre sono passati in tanti, anche Cicerone Bruto, poiché i romani avevano aggregato il Cilento alla provincia lucana. Arrivarono alcuni secoli dopo anche i monaci benedettini, e vi stanziarono co­munità agricole. Chi visita Palinuro non può non sorprendersi di fronte ad una natura così prepotente. Il promontorio ricoperto da macchia mediterranea, l?acqua trasparente persino nell?area del Porto e dalla classica chiesetta di Sant?Antonio che ricorda il voto fatto al Santo dai pescatori del luogo. Risalgono al Cinquecento le quattro torri costiere e i due fortini difensivi visitabili via mare. Sempre navigando lungo la costa è possibile visitare le grotte che caratterizzano la zona, la Grotta Azzurra, così chiamata per l?accesa tonalità dovuta ad un sifone di venti metri che consente l?irraggiamento della luce solare all?interno della cavità; la Grotta d?Argento e la Grotta dei Monaci, così chiamata per via delle numerose stalagmiti marroni, che ricordano appunto dei monaci assorti nella preghiera. L?arco naturale alla foce del fiume Mingardo, nella bella insenatura a cavallo tra due spiagge, è imperdibile per gli amanti della natura. Ma anche le passeggiate al Faro su Capo Palinuro offrono un paesaggio mozzafiato. E proprio Sul Golfo di Palinuro Adagiata su un lieve pendio, giace  Ascea, che si allunga in chilometri di costa, la maggior parte di finissima sabbia bianca. Ascea vanta la Bandiera Blu attribuitale dalla FEE e le Tre Vele di Legambiente.
Una civiltà costiera più recente, ma alla qua­le i richiami classici danno una grossa patente di nobiltà.

Un esempio di torre
costiera saracena

C?è tuttavia un Cilento interno, un Ci­lento intimo, difficilmente decifrabile da chi si ferma sul mare. Questo Ci­lento dei borghi, dell?artigianato fatico­samente tenuto in vita, delle costruzioni non ancora im­barbarite dal cemento, cornici a stradine contorte, sovrastate magari dall?alterigia di una torre. Forse è qui che sono nate alcune delle tradizioni più signifi­cative, non escluse le cadenze gastrono­miche: ogni pasto una data, un motivo. E magari, eccezionalmente, la compar­sa a tavola della carne, castrato o maiale o coniglio.

Trentinara, un paesetto di pochi abitanti, si raggiunge in mac­china da Paestum percorrendo una bre­ve e comoda strada in salita. A mano a mano che si sale, si scopre la piana del Sele, con il mare sullo sfondo, il Gelbi­son (la montagna sacra dal nome ara­bo), i confini del Cilento storico, le cam­pagne e le colline verso Vallo della Lu­cania.

Trentinara, tutto sommato, riesce a conservare qualche tradizione, o almeno il gusto delle cose autentiche.

C?è oggi un Cilento da agriturismo che va preso in considerazione. Vacanze in fattorie, poderi, case di pescatori. Ci­viltà contadina con almeno due musei che ne garantiscono il background: a Moio della Civitella e a Ortodonico Cilen­to, finalizzati al recupero di radici e al­la comprensione del rapporto tra la gen­te cilentana e la terra, l?ambiente di la­voro, la casa, il territorio. Aratri, torchi, pesi e misure locali, maci­ne per molire le olive, graticole, pento­le, madie, setacci, possono dare un?idea del percorso che la cultura contadina ha fatto, arrivando a noi quasi intatta.

Il medievale San Severino
sovrastato dalla roccia

E c?è la Cilento spettacolare fatta di emozioni come la celebre passeggiata nella Gola del Diavolo, un percorso a strapiombo sulla riva destra del fiume Mingardo. Da non perdere il suggestivo borgo medioevale di San Severino, con le casette che emergono dalla roccia formando un unicum cristallizzato nel tempo da quando fu abbandonato a causa di continui smottamenti.

Se poi si ha la possibilità, come è stata offerta a noi, di sorvolare il Cilento in elicottero, l? emozione si moltiplica. Nel silenzio del cielo si segue tutta la costa, si annusano le grotte e le calette, si contano le torri saracene tirando un filo immaginario nella storia, si immerge lo sguardo nei fondali attraverso un mare trasparente che vira dal turchese al cobalto. Si raccoglie la solennità dei siti archeologici. Si vive la vibrazione intensa volando basso nella Gola del Diavolo fin quasi a toccare i resti di quel magico San Severino che ai nostri occhi assume quasi un senso di sacralità.

 


Info:

Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano

+39 0974719911

 



 

 

 

Servizio elicotteri:

ICARUS

+39 0968 53737